Corriere della Sera, 13 marzo 2025
Flavio Briatore: «Ferrari, non avrei preso Hamilton. Ho 74 anni, devo sbrigarmi a vincere con l’Alpine»
«Ho 74 anni e devo sbrigarmi a vincere». Flavio Briatore, dopo il ritorno in F1 con l’Alpine, vuole accelerare. Il team francese sta crescendo bene, può diventare una minaccia, su certe piste, per i Big Four (McLaren, Ferrari, Red Bull e Mercedes).
Dica la verità: ha avuto successo in tanti settori, ma niente dà stimoli e a soddisfazione come la Formula 1.
«Ho passato 15 anni della mia vita in F1, in realtà non sono mai uscito del tutto, Stefano Domenicali mi aveva nominato ambasciatore ed ero rimasto in contatto con tanti. Però non pensavo di rientrare come sono rientrato».
Che cosa l’ha spinta ad essere coinvolto così tanto?
«Intanto gli investimenti nel food & beverage stanno andando bene e abbiamo dei buoni manager, avevo più tempo per altro. E poi questo team lo sento mio: con Luciano Benetton avevamo creato la fabbrica ad Enstone, che è stata venduta alla Renault e poi ancora alla Lotus e così via. C’è sempre stata continuità, non mi sarei mai legato a un’altra realtà. Con questa squadra abbiamo vinto sette Mondiali fra Schumacher e Alonso».
Flavio Briatore: «Ferrari, non avrei preso Hamilton. Ho 74 anni, devo sbrigarmi a vincere con l’Alpine»
Però la Alpine non vince da tanto tempo.
«Il team non era messo bene, allora ho chiamato Luca De Meo (ad del gruppo Renault ndr) dicendogli: “Ho un po’ di tempo, se vuoi posso dare una mano”. Il mio ritorno è nato così, Luca è una persona intelligente, ha dimostrato di essere il numero uno dell’industria dell’automobile. Avere il suo sostegno ha semplificato tutto».
Come farà a tornare al vertice?
«Il libretto delle istruzioni non l’ho smarrito. So di cosa c’è bisogno per vincere e non è dire: “serve tempo”. Nel 2026-2027 dobbiamo essere lì a giocarci il Mondiale, io ho 74 anni e di tempo non ne ho».
Come team principal ha messo il giovane Oliver Oakes. Non aveva esperienza in F1, perché lo ha scelto?
«Per un team di successo servono un direttore d’orchestra e una quindicina di figure chiave. Ad Ollie dico sempre, per scherzare, che ha un vantaggio: vive a due passi da Enstone. Conosce lo sport, ha ricoperto quel ruolo in F2 ed F3. Gran lavoratore, serviva qualcuno che spingesse».
Verstappen non ha più la macchina migliore, lo vede in lotta per il titolo?
«Sono finiti gli anni in cui dominava. L’anno scorso l’ha vinto lui, è stato incredibile anche quando la macchina non era competitiva. È capace di magie, come quando in Brasile sotto la pioggia ha dominato: eravamo dietro di lui (con Gasly e Ocon, ndr) e continuava ad aumentare il ritmo senza paura di sbagliare mentre altri uscivano di pista. Quella vittoria è stata un’opera d’arte. Perciò può tutto».
Formula 1, inizia la nuova stagione. Tutte le domande: chi è il primo pilota Ferrari fra Leclerc ed Hamilton? E il favorito per il Mondiale?
Le ricorda Schumacher?
«È spettacolare, dà tutto, chi è appassionato lo capisce e lo apprezza. Fortissimo».
Entusiasmo alle stelle per Hamilton in Ferrari, ma lei non lo avrebbe preso.
«No, non lo avrei preso. La Ferrari aveva già due piloti molto forti: Leclerc e Sainz. Lasciando perdere il marketing che Lewis ha portato, ritengo Charles uno dei più veloci, in qualifica il migliore. E Carlos è un duro. Era una bella coppia, ma in Ferrari hanno avuto altre idee».
Newey può trasformare l’Aston Martin?
«Un uomo solo può aiutare, ma non può cambiare tutto. Adrian è il vero artista della F1: pensa la macchina ma deve avere un gruppo che traduce i suoi pensieri».
Norris sarà cresciuto? L’anno scorso ha detto che si era tolto un peso dopo aver perso il Mondiale…
«Sono ragazzini e a volte dicono cose così. Ha pagato l’inesperienza e anche la McLaren alcune volte ha sbagliato strategie, ma alla fine ha vinto il campionato costruttori. Quindi chapeau. Avevano una macchina velocissima, questo sottolinea la differenza di Verstappen».
E lei Briatore come fa la differenza?
«Con la motivazione crescono tutti: ho visto gente arrivare alle 3 del mattino per produrre un pezzo che può valere una posizione, finalmente ci credono. Quando sono entrato in fabbrica ho detto: “Lo so che fate macchine, ma le fate lente. D’ora in avanti rendiamole veloci, eh!».
Jack Doohan inizia il campionato con l’ombra di Franco Colapinto, ingaggiato come terzo pilota.
«Doohan parte, poi ci sarà una revisione di dove siamo. I piloti sono gli amministratori delegati della squadra, sono coloro che portano i risultati. Mille persone lavorano per loro, devono sentire la responsabilità. In F1 i bilanci si fanno ogni domenica».