La Stampa, 13 marzo 2025
Torturato e buttato dal balcone dai trafficanti di migranti: “Voglio giustizia”
Un’indagine che inizia come un romanzo noir, con un giovane di vent’anni senza identità trovato in fin di vita in mezzo alla strada, soccorso da un passante, rimasto sconosciuto, che ha chiamato i soccorsi.
Quel giovane era caduto da un balcone di un palazzo, nessun documento in tasca, incosciente. Ricoverato in ospedale per giorni, in coma, sottoposto a cure intensive.
Parte da qui la storia di violenza e disperazione, di traffico di migranti, svelata dalla Squadra Mobile di Asti.
L’esito è di due arresti, due pakistani, accusati di sequestro di persona, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
Il racconto è quello di un giovane uomo, di origine pakistana, arrivato in Italia attraccando a Lampedusa e poi portato da Ventimiglia ad Asti.
Fiducioso si affida alla coppia di connazionali per raggiungere un altro stato europeo. Dopo aver contrattato il prezzo, è stato sequestrato in un alloggio di Asti sotto la minaccia per avere altri soldi.
Torturato e gettato dal terzo piano
Anche cercando di contattare i familiari in Pakistan, con una videochiamata. Visto che il giovane non collaborava, è stato torturato e appeso ad un balcone per poter ottenere dei soldi. Poi gettato come un oggetto dal terzo piano.
La svolta di questa indagine, che ha portato gli investigatori a identificare i torturatori, arriva con l’arresto, un mese fa, di Mohammad Naveed, nato a Rawalpindi, in Pakistan, ricercato dalle autorità ungheresi per traffico di migranti.
L’arresto di un criminale internazionale
I poliziotti mentre stanno indagando sul mistero dell’uomo caduto si imbattono in quest’uomo, sconosciuto alla giustizia italiana, ma con un profilo criminale di livello internazionale.
Ricercato in Ungheria dal 2023 come componente di una banda attiva lungo la rotta balcanica. Indagando sui sui contatti su Tik Tok, in cui esibiva auto e gioielli, frutto delle sue attività, gli investigatori hanno trovato contatti con la vittima. E con un altro soggetto, rintracciato a Brescia. Secondo le accuse, l’inchiesta è coordinata dal pm Donatella Masia, lui sarebbe l’altro torturatore.
«Un’ indagine esemplare nata collegando indizi, con intuizioni investigative» ha detto il questore, Marina Di Donato.
"Voglio giustizia per me e per i miei connazionali”
Il giovane, dopo essersi ripreso dal coma, ha identificato i suoi rapitori. «Adesso voglio giustizia per me e per tutti i miei connazionali che finiscono nella rete di questi trafficanti» ha detto il giovane ai poliziotti.
Lui è ricoverato in una struttura sanitaria riabilitativa. Dovrà di nuovo imparare a camminare.