La Stampa, 13 marzo 2025
Biancaneve è femminista, Pro-Pal e anti-Trump: Disney teme il flop e corre ai ripari
Non c’è nemmeno il principe, Biancaneve «non verrà salvata e non sognerà il vero amore». Nel nuovo film della Disney la protagonista, interpretata Rachel Zegler, «sognerà di diventare la leader che sa di poter essere». L’attrice latina, super criticata perché «non adatta» al ruolo (dato che non ha «la pelle bianca come la neve»), non si è fatta problemi a definire la pellicola del 1937 «datata», descrivendo il principe praticamente come uno stalker, «uno che letteralmente perseguita Biancaneve». Femminista, paladina del politicamente corretto, Rachel Zegler, non ha fatto breccia nel cuore del pubblico. Con stoccate ben piazzate, anche su temi politici, si è trasformata in una mina vagante pronta a esplodere. Sui social dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali ha dichiarato: «Possano i sostenitori di Trump, gli elettori di Trump e Trump stesso non conoscere mai la pace», salvo poi chiedere scusa due giorni dopo.
Un problemino non da poco per la Disney, che tra le idee femministe e quelle pro-Palestina, è corsa ai ripari provando a tenere sotto controllo una situazione complicata. Il colosso dell’animazione, inoltre, da anni è sotto accusa per il buonismo ingiustificato, quel desiderio estremo di voler accontentare tutti – sempre e comunque – tanto da arrivare a distorcere le fiabe originali in nome del politically correct. Una strategia scellerata, almeno secondo quella parte di pubblico che non si è mai abituata alla Sirenetta nera interpretata da Halle Bailey. La decisione di edulcorare la presenza dei sette nani non è stata accolta da tutti con il sorriso. Peter Dinklage, il volto di Tyrion Lannister nel Trono di spade, ha sottolineato l’ipocrisia nel voler essere inclusivi assumendo un’attrice latina, ma lasciando fuori attori affetti da nanismo per una favola che parla proprio di «sette nani».
Le questioni spinose, però, non finiscono qua. Perché se Biancaneve alimenta tensioni, l’attrice l’israeliana Gal Gadot, che nel live action interpreta la regina cattiva, potrebbe essere la scintilla di uno storico cortocircuito. Gadot in passato ha servito nell’esercito del suo Paese, e dopo l’inizio della guerra, si è sempre schierata dalla parte di Israele, sottolineato gli orrori di Hamas. I manifestanti pro-Palestina hanno subito puntato il dito contro la Disney per averla assunta.
Per scongiurare il rischio flop (ormai altissimo) la première del remake – che arriverà nelle sale il 20 marzo – è stata spostata in un castello in Spagna, a Segovia, dopo che la Disney è stata costretta a «ridurre» la promozione a causa delle reazioni negative alle tematiche del film e alle star woke Rachel Zegler e Gal Gadot. I boss del cinema avevano originariamente pianificato di organizzare una scintillante serata hollywoodiana – degna dei 269,4 milioni di dollari spesi per realizzare il film – con eventi programmati in tutto il mondo. Eppure, in mezzo a una serie di scandali e incubi di pubbliche relazioni che circondano il film, la Disney ha ridotto le sontuose «prime» pianificate a una «manciata» di eventi stampa strettamente controllati.
Un insider avrebbe riportato che «la Disney sta anticipando una reazione anti-woke contro Biancaneve. Ecco perché hanno preso la decisione molto insolita di non ospitare una première a Londra per il film e stanno riducendo al minimo la quantità di domande della stampa che Rachel Zegler riceve». Disney teme ripercussioni anche negli Stati Uniti e, per questo, pare che la premiere attesa a Los Angeles il prossimo 15 marzo sarà blindatissima. Non ci sarà neppure il tappeto rosso e la copertura dell’evento sarà esclusivamente responsabilità dello staff della Disney. Insomma, Biancaneve è già una mela avvelenata.