Il Messaggero, 13 marzo 2025
Alberto Stasi è innocente? Il perito informatico Roberto Porta: «Analizzai 16 anni fa il computer. Credo sia estraneo»
«Da ingegnere informatico, la verità emersa dal mio lavoro ha messo in evidenza un alibi che avrebbe dovuto far partire le indagini da capo». Roberto Porta, ingegnere elettronico, fu perito per il caso di Garlasco. Nel maggio 2009, fu nominato consulente del Gip insieme a Daniele Occhetti per esaminare il computer di Alberto Stasi.
Quali erano le sue impressioni iniziali?
«Ero colpevolista, come tanti, ma quando è emerso che Stasi non utilizzò il computer per una finestra di appena 11 minuti, ho capito che sarebbe stato impossibile per lui commettere l’omicidio. Nell’orario del decesso della giovane, tra le 9:27 e le 9:39, Alberto stava lavorando alla tesi di laurea. Poi venne spostato l’orario di morte, e questi sono elementi a me ignoti».
Quali erano le anomalie?
«Erano evidenti sin dall’inizio. In particolare, avevamo notato la presenza di un’altra persona, Andrea Sempio, attraverso i tabulati telefonici e un scontrino che lui aveva conservato per più di un anno, risalente a un lunedì mattina quando molte attività erano chiuse. Tutto questo era nelle mani dei Carabinieri dal 2008».
Pensa che ci siano stati errori nelle indagini?
«Assolutamente sì. La perizia che avevamo condotto nel 2009, insieme alla cronologia degli eventi, avrebbe dovuto mettere in discussione l’alibi di Stasi. Ma, invece di fare un passo indietro, ci si è concentrati solo su di lui. Nonostante l’evidenza l’indagine non ha preso in considerazione altre piste. Se si fosse tornati sui propri passi, forse il caso avrebbe avuto una svolta diversa».
Pensa che ora si ribalterà la verità giudiziaria?
«Non so cosa abbia in mano la Procura oggi, ma credo che l’analisi del dna sotto le unghie di Chiara possa portare a nuove scoperte. Le tecniche informatiche usate all’epoca sono ancora valide, mentre i progressi genetici potrebbero fare la differenza».