Corriere della Sera, 12 marzo 2025
Claudio Gentile: «Alle 6.30 del mattino risposi male a Gianni Agnelli. Non volevo andare alla Juventus, i contratti con Boniperti erano duri»
La vita regala sorprese. Claudio Gentile, una delle bandiere della Juventus e campione del mondo a Spagna ‘82 con la Nazionale, non voleva neanche vestire la maglia bianconera, poi a Torino ha vinto tutto. Lo ha raccontato lui stesso nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: «C’erano Spinosi, Morini, Salvadore, Marchetti. Io non avevo neanche 20 anni: cosa sarei andato a fare lì? Il presidente del Varese, Borghi, mi disse tutto contento: “Sei della Juve, Claudio!”. E io: “No, no, non vado”. Fu bravo a convincermi».
I contratti con Boniperti
Scelta azzeccata, con quella Juventus iniziò un ciclo incredibile di vittorie. La sfida più dura? I contratti con Giampiero Boniperti: «Andavi nel suo studio, ti metteva il contratto davanti e faceva: “Dai, su, firma”. E io: “Ma, presidente, non possiamo parlare un attimo?”. Lui: “E di che vuoi parlare? Dai”. Insistevo: “Ma mi hanno anche chiamato in Nazionale...”. Niente, era durissima. Aveva una tabella e un budget collettivo. Però poi guadagnavamo più degli altri perché lo stipendio aumentava con i premi. E vincevamo tanto. Lui diceva: “Dobbiamo vincere sempre”»
«Trapattoni difensivista? Non l’hanno capito»
In panchina Giovanni Trapattoni: «Era deciso. E convincente. Diceva: “Dovete solo vincere”. Se è stato difensivista? Non l’hanno capito. Giocava anche con quattro attaccanti. Chiedeva solo che tutti tornassero a dare una mano. Causio rientrava sempre, anche Bettega dava una mano, davanti restavano solo Anastasi o Boninsegna. Pretendeva attenzione totale nelle marcature. Ognuno aveva il suo uomo. Se il tuo segnava, ti diceva: “Guarda, hai fatto un errore della miseria domenica scorsa...”. Ma ti prendeva a parte, mai umiliazioni collettive».
Le cene con Scirea Tardelli e Cabrini
Una Juventus forte, ma anche un gruppo di amici: «C’era un bel rapporto. Soprattutto tra noi scapoli. Io, Scirea, Tardelli e Cabrini. Sempre assieme, al cinema, al ristorante. Cabrini era quello bello, ma anche noi ci davamo da fare. Gaetano era più timido. Però, lo abbiamo sbloccato. Andavamo al Due Mondi, pranzo e cena, e la sera spesso incontravamo quelli del Torino che frequentavano un ristorante a cinquanta metri. Ci salutavamo, ci abbracciavamo, non c’era mai odio. Era bello. Poi in campo si lottava: se entravi in area, con Cereser era dura. Il Torino era una grande squadra. Con quei due, Graziani e Pulici, straordinari. Un po’ egoisti, ma avevano il giusto egoismo di un attaccante. Li ho marcati tutti, Giordano, Chinaglia, Pruzzo, Boninsegna, anche Riva. Anzi, Gigi mi voleva al Cagliari».
Quando rispose male a Gianni Agnelli
L’Avvocato Gianni Agnelli non risparmiava neanche Gentile con le chiamate all’alba: «La prima volta il telefono squillò alle sei e mezza, ero arrivato da poco, dormivo. Risposi brusco: “Ma chi cazzo sei a quest’ora?!”. E dall’altra parte: “Sono l’Avvocato, Gentile, buongiorno”. E io: “Scusi, sono nuovo, non sapevo...”. Mi rassicurò e mi chiese se fossi in forma per domenica. Era così, pochi minuti e via. Una volta mi parlò di Gheddafi che aveva comprato azioni Fiat e voleva sapere di me».