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 2025  marzo 12 Mercoledì calendario

Ramy Elgaml, la perizia: nessun urto iniziale moto- auto dei carabinieri. La morte dovuta allo schianto con il palo. Il padre del ragazzo: «Verità necessaria»

«In conclusione, a parere tecnico dello scrivente consulente, l’operato del conducente dell’autovettura Giulietta nell’ambito dell’inseguimento, risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell’Ordine». È quanto scrive il consulente della Procura, Marco Romaniello, nelle conclusioni della perizia cinematica da lui elaborata nell’ambito dell’indagine sulla fine di Ramy Elgaml, morto la notte del 24 novembre dopo un inseguimento dei carabinieri. Come riferito dall’Agi, nel documento si legge anche che «per quanto attiene al Vice Brigadiere conducente dell’autovettura di servizio Alfa Romeo Giulietta, la disamina di tutti i video e l’attenta analisi cinematica condotta hanno confermato che questi, aderendo al dovere d’ufficio, ha proceduto nell’inseguimento dei due fuggitivi attenendosi alle procedure previste nei casi di inseguimenti di veicoli, quando si è trovato nell’impossibilità di poter attuare un’azione difensiva efficace in relazione alla manovra improvvisa ed imprevedibile attuata dal conducente del motoveicolo, di taglio della propria traiettoria».
 In sostanza, secondo l’ingegnere autore della perizia, «per quanto più sopra esposto, si deve concludere che, nei limiti dell’esito imprevedibile e drammatico del seguito della manovra difensiva obbligata (l’investimento del corpo del trasportato, evoluzione non prevedibile all’atto della decisione della manovra), sia la risposta attentiva del conducente dell’autovettura Giulietta, sia la sua reazione, sono state adeguate e controllate, costituendo dei processi mentali automatici (nella attivazione immediata della reazione) e governati (nella decisione di non sterzare).  La concausa determinante dell’evento che ha cagionato il decesso del trasportato a bordo del motoveicolo, Elgaml Ramy Yehia Awwad Nady – al di là dei fattori umani connessi ai conducenti – è stata, purtroppo, determinata dalla presenza del palo semaforico che ha arrestato la caduta del trasportato, bloccandone la via».
«Per quanto attiene al conducente del motociclo Yamaha Bouzidi Fares  – continua la perizia – questi, opponendosi all’Alt dei Carabinieri, dava avvio a un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità urbana cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa, transitando con semafori rossi, a pochi centimetri da veicoli in marcia regolare con rischio di collisioni, affrontando di notte, in contromano, curve alla cieca. Questi, con il suo comportamento sprezzante del pericolo, ha determinato l’inseguimento e le sue modalità e si è assunto il rischio delle conseguenze, per sé e per il trasportato».
«Nel caso in esame l’inseguimento ha avuto una durata incredibilmente lunga, considerando che è avvenuto per ben 8 minuti circa – si legge ancora nello studio di 166 pagine- un tempo questo estremamente lungo per una guida tesissima in emergenza, condotta per le strade del centro cittadino, di notte. Probabilmente è proprio questo ulteriore motivo, connesso al decadimento della concentrazione e dell’attenzione, all’affaticamento cognitivo e alla perdita di focalizzazione -che, alla fine dell’evento, il conducente del motoveicolo ha attuato una tale sconsiderata azione di cambio traiettoria ed interposizione su quella dell’autovettura, con le note gravissime conseguenze».
Sempre secondo la perizia non ci fu nessun urto «iniziale» tra la Giulietta del carabiniere che la guidava e il motorino con a bordo Ramy e Fares. «L’attenta analisi ed il confronto dei due video delle telecamere comunali tra le Vie Ripamonti, Quaranta e Solaroli dimostra che non è possibile che sia avvenuto alcun contatto preliminare tra i due mezzi nella zona di non copertura delle due telecamere, come erroneamente ipotizzato all’interno del report della Polizia Locale di Milano».
«Se non vi sono dubbi circa il fatto che il corpo del trasportato sia stato investito dall’autovettura Giulietta e tale circostanza è chiaramente confermata dalle plurime lesioni connesse a una modalità contusiva «da compressione» da parte di una superficie ampia e resistente, in particolare quelle a livello del torace con estese e polidistrettuali fratture e sfacelo polmonare e dell’addome con dislocazione dei visceri e sfacelo di alcuni di essi causate quindi da uno schiacciamento fra due superfici (fratture costali, sfacelo viscerale), è estremamente difficile risalire alle modalità esatte di investimento delle relative parti del corpo, in ragione del fatto che questo è stato spostato per poter consentire i primi soccorsi».
In serata è giunto anche il commento del padre di Ramy, Yehia Elgaml: «Occorre conoscere la verità con trasparenza da fonti attendibili che non trascurino nulla, è doloroso ma la verità è necessaria affinché la sua anima possa riposare nella sua tomba».