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 2025  marzo 12 Mercoledì calendario

Difesa Stasi: “Non chiederemo la revisione del processo seguendo l’onda mediatica”

Alberto Stasi ha “fiducia che sia fatta piena luce, fiducia nella verità e nella giustizia soprattutto per Chiara”. Lo ha spiegato uno dei suoi legali, l’avvocatessa Giada Bocellari, che stamani ha parlato brevemente, dopo la riapertura delle indagini a Pavia su Andrea Sempio, con il 41enne condannato a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi del 2007. “Alberto è molto razionale – ha aggiunto la legale – ormai ha praticamente scontato la sua pena ed è fiducioso, però, che sia fatta giustizia, perché lui si è sempre dichiarato estraneo”.
Il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, giudica invece “davvero raro e straordinario” la riapertura dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara per il quale Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. “È il settimo tentativo di far cadere un giudicato ed è davvero raro, straordinario – dice Tizzoni –. Dopo la sentenza passata in giudicato della vicenda se ne sono occupati in totale una quarantina di magistrati, tutti sostenendo la piena responsabilità di Stasi. Attendiamo gli esiti di questa ulteriore inchiesta”.
La difesa di Alberto esclude comunque che al momento presenterà un’istanza di revisione del processo. “Non lo faremo seguendo l’onda mediatica – dice ancora l’avvocatessa Bocellari, che difende Stasi insieme al collega Antonio De Renzis -. Non abbiamo fretta di fare cose eclatanti, non si tratta ormai di tirare fuori qualcuno di galera. L’istanza revisione la faremo prima o poi, quando “avremo gli esiti della consulenza dei pm di Pavia sulle tracce genetiche”.
Elementi che ricondurrebbero la responsabilità dell’omicidio ad Andrea Sempio, allora amico del fratello di Chiara Poggi. L’avvocatessa chiede ai media di essere “garantisti con Sempio, cosa non fatta con Stasi”.
Il ricorso della procura contro Sempio: “Indagare su dna, impronte su scarpe e dispenser, telefonate a casa Poggi e alibi dopo il delitto”
La procura, nel ricorso col quale la procura di Pavia ha chiesto alla Cassazione di riaprire l’indagine sul delitto di Garlasco, parla di “nuovi elementi indizianti” a carico di Andrea Sempio, ora accusato dell’omicidio di Chiara Poggi. In particolare, gli inquirenti vorrebbero svolgere ulteriori approfondimenti su due dei temi, già al centro dei processi a carico di Alberto Stasi.” Il pm richiedente – si legge nel documento – acquisita una nuova consulenza tecnica della difesa di Stasi inerente la compatibilità della grandezza delle impronte repertate sul luogo del delitto con la taglia delle scarpe di Andrea Sempio, avanzava una nuova richiesta di riapertura delle indagini”.
La procura chiede di prelevare il Dna di Andrea Sempio e – alla luce delle nuove tecnologie nel campo della genetica – compararlo con la traccia maschile trovata sulle unghie di Chiara Poggi; una consulenza tecnica per rivalutare la dimensione delle impronte lasciate dalla scarpa insanguinata nella villetta di via Pascoli a Garlasco e confrontarlo con quello trentasettenne amico del fratello della vittima; prendere le impronte digitali di Sempio per confrontarle con quelle trovate sul dispenser del sapone nel bagno dove l’assassino si lava le mani. Infine, interrogare l’indagato e ascoltare alcuni amici dei fratelli Poggi.
Atti d’indagine con cui la procura intende fare piena luce sul delitto del 13 agosto 2007. Le indagini, delegate ai carabinieri del nucleo investigativo di Milano, già da tempo hanno cominciato a sbrogliare la matassa fatta di accertamenti parte dei quali eseguita in modo raffazzonato se non errato, valorizzando alcuni elementi un tempo non considerati idonei ad aprire una pista alternativa. Innanzitutto le tre chiamate partite dal cellulare di Sempio, il 4, il 7 e l’8 agosto. Tutte brevissime, rispettivamente di 10, 2 e 21 secondi e che hanno destato sospetti. Soprattutto la seconda e la terza in quanto Sempio avrebbe saputo benissimo che Chiara era a casa da sola e che Marco, con i genitori, era in vacanza in Trentino. L’altro elemento che ha destato sospetti, il biglietto del parcheggio di Vigevano, mostrato dall’amico del fratello di Chiara, per dimostrare che la mattina del delitto non era a Garlasco, mentre gli accertamenti sulle celle telefoniche dicono il contrario. L’ipotesi che è stata avanzata è che si tratti di un alibi precostituito in quanto, è il ragionamento, in genere il biglietto di un parcheggio a pagamento si getta via una volta scaduto, ed invece è stato conservato per oltre un anno.