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 2025  marzo 12 Mercoledì calendario

Lagarde e i pessimi segnali per l’incubo dazi: ecco perché rischiamo un nuovo choc inflazione

«Le odierne tensioni geopolitiche sono elevatissime. Ed è impossibile che l’inflazione sia sempre intorno al 2%. Dobbiamo essere preparati a fluttuazioni dei prezzi». La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, non utilizza giri di parole per definire il contesto in cui si muove la politica monetaria continentale. I dazi statunitensi preoccupano, la sovracapacità produttiva cinese pure, le tribolazioni di una globalizzazione sempre più in bilico pure. Il concetto di incertezza viene ripetuto per ben tredici volte dalla banchiera centrale francese nel suo discorso alla 25esima conferenza “ECB and Its Watchers” organizzata dall’Institute for Monetary and Financial Stability alla Goethe University di Francoforte. Per governare le incognite, Lagarde spiega che ci saranno dei cambi nella gestione della politica monetaria: più chiarezza sull’analisi dei dati, più limpidezza comunicativa. Pertanto, non sarà utilizzata la forward guidance, ovvero indicazioni prospettiche per fornire segnali ai mercati finanziari, bensì si evidenzierà l’architettura in cui si muove la Bce. Con l’obiettivo di governare la precarietà attuale.
La difficoltà di interpretare gli scenari internazionali
A pochi giorni dalla decisione sui tassi d’interesse che ha visto il sesto taglio del costo del denaro dal giugno 2024 a oggi, Lagarde torna a discutere di come è difficile interpretare gli scenari internazionali in questa fase storica. Cita Paul Valéry la numero uno della Bce, sottolineando che «il problema dei nostri tempi è che il futuro non è più quello di una volta». E non nasconde le difficoltà che Francoforte deve affrontare. «Le nostre aspettative sono state effettivamente spazzate via negli ultimi anni, e in particolare nelle ultime settimane», dice facendo riferimento a quanto accaduto dopo il 20 gennaio, giorno dell’insediamento del presidente statunitense Donald Trump alla Casa Bianca per il suo secondo mandato. Una guerra commerciale sui due lati dell’Oceano Atlantico sono il timore più immediato, mentre la progressiva estromissione dell’eurozona dal commercio internazionale è la paura di lungo periodo. «Le certezze consolidate sull’ordine internazionale sono state sconvolte. Alcune alleanze sono diventate tese, mentre altre si sono avvicinate», dice Lagarde. «Abbiamo assistito a decisioni politiche che sarebbero state impensabili solo pochi mesi fa. Il livello di incertezza che stiamo affrontando è eccezionalmente alto. Un indice di incertezza della politica commerciale si attesta attualmente su quasi 350, più di sei volte il suo valore medio dal 2021.E gli indicatori di rischio geopolitico si attestano su livelli mai visti dalla Guerra Fredda, al netto di guerre e grandi attacchi terroristici», evidenzia la banchiera centrale.La paura dei dazi
Le sfide per la Bce non sono poche. Tre sono i possibili campi d’azione che potranno subìre cambiamenti: l’operatività di politica monetaria, la gestione delle aspettative d’inflazione, la comunicazione verso famiglie, imprese e operatori finanziari. Soluzioni semplici non ci sono. Lo si è visto con l’altalena di annunci, contro-annunci, fughe in avanti, frenate, dietrofront di Trump nei confronti dei dazi su acciaio e alluminio contro il Canada. Nell’arco di una giornata la posizione è cambiata tre volte. Ecco perché, fa notare Lagarde alla comunità finanziaria che più da vicino osserva la Bce, la visibilità di una banca centrale è quanto mai ridotta. Non è un problema solo per l’area euro, ma anche per la Federal Reserve di Jerome Powell, che la prossima settimana dovrà decidere se prendere un’altra pausa oppure no. A oggi, tutte le indicazioni puntano a un ulteriore stop alla normalizzazione della politica monetaria statunitense. Come del resto è sempre più probabile che faccia la Bce a metà aprile.
Con un quadro colmo di incognite Lagarde prova a fornire qualche dettaglio per tranquillizzare gli investitori. «Il mio messaggio principale è che in un contesto di incertezza, un forte impegno a mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine è più importante che mai», spiega. «Questo impegno richiederà agilità per rispondere a nuovi shock, sebbene all’interno di un quadro ben definito che limiti reazioni miopi e discrezionalità sfrenata». Di conseguenza, «dovremo continuare a orientare le aspettative del pubblico. Le persone guarderanno a noi, e ad altri decisori politici, per capire come affronteremo questa era più volatile e come contribuiremo a ridurre, anziché amplificare, l’incertezza».
Serve chiarezza
Quindi, sottolinea, «l’agilità deve essere combinata con la chiarezza. Anche quando non possiamo fornire certezza sul percorso del tasso d’interesse, possiamo fornire chiarezza sulla nostra funzione di reazione». In particolare, dice, «su come è probabile che saremo influenzati da circostanze mutevoli e che tipo di dati esamineremo». Tale chiarezza fornisce «una guida del quadro in cui si agisce la Bce – guida che deriva dalla disciplina implicita in un quadro di politica monetaria – senza impegnarsi in anticipo in un particolare percorso sui tassi».
Le sfide e sgonfiare l’incubo inflazione
Quello che è certo, di contro, sono le sfide correnti. In primo luogo, ammette Lagarde, la direzione degli shock è molto più difficile da prevedere. «Nel decennio precedente la nostra ultima revisione strategica, abbiamo affrontato una serie di forze strutturali e cicliche che erano quasi uniformemente disinflazionistiche. Ora, stiamo assistendo a notevoli cambiamenti nei fattori trainanti dell’inflazione». Questo perché «ci troviamo ancora di fronte a fattori strutturali come l’invecchiamento e la digitalizzazione che saranno probabilmente disinflazionistici nei prossimi anni. Ma ora stiamo anche affrontando nuovi shock bilaterali, principalmente legati al commercio e alla difesa, nonché al cambiamento climatico, che possono amplificare o contrastare le forze esistenti».
L’impatto sui prezzi al consumo
E quindi avere un impatto sui prezzi al consumo. Nello specifico, viene rimarcato, «la frammentazione del commercio e una maggiore spesa per la difesa in un settore con capacità limitata potrebbero in linea di principio far salire l’inflazione». Tuttavia, «i dazi statunitensi potrebbero anche ridurre la domanda di esportazioni Ue e reindirizzare la capacità in eccesso dalla Cina all’Europa, il che potrebbe farla scendere». Non solo. In secondo luogo, la dimensione degli shock inflattivi «potrebbe potenzialmente cambiare».
L’esempio della crisi del 2008
Se durante la crisi finanziaria globale del 2007/2008 gli shock negativi sul fronte della crescita che hanno avuto molto tempo per materializzarsi sui prezzi, negli ultimi cinque anni la velocità di trasmissione è stata più repentina. Le turbolenze sul commercio internazionale oggi potrebbero, secondo Lagarde alimentare l’inflazione in modo più diretto e incrementare la volatilità. «E questo rischio potrebbe essere particolarmente acuto per l’area euro, poiché siamo altamente esposti ad alcuni dei nuovi tipi di shock». Se questi dovessero diventare più ampi, sottolinea Lagarde, «la persistenza dell’inflazione potrebbe in alcune circostanze essere maggiore». Nulla è scontato, dunque, nel percorso dei Francoforte.
Chiarezza comunicativa
La decisione di andare verso più chiarezza comunicativa si è resa necessaria, quindi. A patto che i mercati finanziari siano certi che comprendano che a pieno l’approccio della Bce. Lagarde cita un presidente statunitense per definire questo concetto. «Thomas Jefferson disse che “l’eterna vigilanza è il prezzo della libertà”. Lo stesso si può dire della stabilità». E ribadisce che «mantenere la stabilità in una nuova era sarà un compito arduo. Richiederà un impegno assoluto nei confronti del nostro obiettivo di inflazione, la capacità di analizzare quali tipi di shock richiederanno una reazione monetaria e l’agilità di reagire in modo appropriato».
Vale a dire senza pregiudizi e senza fornire indicazioni precise ai mercati finanziari. Secondo la banchiera centrale francese «la nostra risposta al recente episodio di inflazione dovrebbe dare al pubblico la certezza che faremo sempre tutto il necessario per garantire la stabilità dei prezzi e che la nostra architettura di politica monetaria può adattarsi alle nuove circostanze». Che sono mutevoli in modo repentino, come dimostra l’imprevedibilità di Washington in questo frangente storico.