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 2025  marzo 09 Domenica calendario

Le toghe già protestano contro il nuovo reato. "Rischiamo la paralisi"

Mentre il governo rivendica un «risultato epocale» nella lotta contro la violenza sulle donne, i magistrati si dividono, con l’Anm che parla di «nobili intenti» ma difficilmente applicabili. E dalla piazza contro il patriarcato le femministe di Non una di meno attaccano l’intervento dell’esecutivo Meloni definendolo «propagandistico». Ma dopo il via libera del consiglio dei ministri, il femminicidio entrerà per la prima volta nel codice penale come fattispecie autonoma. Con un ulteriore salto concettuale, senza precedenti: l’uccisione come atto di discriminazione della persona «in quanto donna», e come volontà di reprimerne «i diritti e la libertà» non è più un’aggravante dell’omicidio. Diventa dunque un reato a sé, punito con l’ergastolo. Secondo la ministra delle Pari opportunità Roccella (foto) una «novità dirompente», perché «gli omicidi di donne da parte degli uomini avvengono con una frequenza che non siamo riusciti a fermare», ma questa volta «siamo andati al cuore del problema. A uccidere le donne sono gli uomini perché c’è ancora un rapporto malato».
Vengono così anche inasprite le pene e previsti ulteriori obblighi per le toghe per evitare che casi del passato si ripetano. Secondo il ddl, le attenuanti non potranno mai far scendere la pena sotto i 24 anni, e sono previsti aumenti di pena da un terzo alla metà per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, violenza sessuale, stalking, revenge porn e omissione di soccorso. I magistrati saranno obbligati a seguire dei corsi sulla prevenzione del reato, soprattutto sulle violenze domestiche, indipendentemente dalle funzioni svolte. E, per esempio, i giudici dovranno avvertire la vittima nel caso in cui l’uomo responsabile di violenza contro di lei venga scarcerato. Obbligatorio per i pm, e questa è la novità più criticata dalla categoria, sentire personalmente le persone offese, non più delegando il compito alla polizia giudiziaria. Secondo Cesare Parodi, presidente dell’Anm, «le indicazioni del governo sono in astratto assolutamente condivisibili perché rafforzano un sistema di tutela e sicuramente rispondono a un’esigenza concreta effettiva straordinaria del Paese».
Ma «la previsione per il pm di sentire personalmente le persone offese spiega- non più con delega alla polizia giudiziaria, è un principio estremamente nobile, ma crea un problema pratico di proporzioni colossali» ed è «impossibile da applicare». Parodi ne fa una questione di organico, perché «purtroppo non abbiamo gli strumenti per dare una risposta adeguata a tutti questi casi e quindi abbiamo un principio bellissimo e una difficoltà estrema». Dello stesso avviso il procuratore di Perugia Raffaele Cantone (foto), che si dice «sicuramente d’accordo» con l’introduzione del reato di femminicidio, ma perplesso sui pm obbligati ad ascoltare direttamente le vittime di violenza.
Possibilità già oggi prevista dal cosiddetto codice rosso, ma che diventa con le nuove norme un obbligo. «Se fosse confermato – sostiene Cantone – si andrebbe incontro al rischio di paralizzare le Procure». Dalla piazza dell’8 marzo guidata dall’associazione Non una di meno, arrivano invece solo critiche. Serena Fredda attacca: «È un governo che si muove moltiplicando reati ma si dimentica che con l’aumento delle pene non c’è deterrenza».
Mariangela Perito, responsabile nazionale del Coordinamento Donne Acli, sottolinea che è invece «un passo avanti concreto». E ieri il Comitato di solidarietà del Viminale ha stanziato 850mila euro alle vittime di femminicidio e violenze sessuali.