La Stampa, 9 marzo 2025
Groenlandia e il sogno secessionista: “Non siamo né americani, né danesi”
I groenlandesi sono chiamati martedì alle urne per rinnovare l’Inatsisartut, il parlamento dell’isola artica situato a Nuuk. La Groenlandia è una regione autonoma che fa parte del regno di Danimarca ma che ha una crescente volontà di ottenere la piena indipendenza da Copenaghen. Ora però è finita nuovamente nel mirino di Donald Trump che punta dichiaratamente a qualche forma di annessione. Ma i groenlandesi sono fieri della loro identità. «La Groenlandia è nostra. Non vogliamo essere né americani, né danesi. Siamo groenlandesi. Gli americani e il loro leader devono capirlo», ha scritto il premier Múte B. Egede sul suo profilo Facebook. Le elezioni, che saranno le più osservate della storia della regione, sono state indette dal primo ministro proprio dopo le dichiarazioni di Trump.
E la questione principale è chiara: diventare americani, restare danesi o puntare all’indipendenza? La maggior parte dei groenlandesi non vuole diventare americana e nessuno dei cinque partiti in parlamento lo sta sostenendo. Tre dei cinque partiti politici vogliono l’indipendenza dalla Danimarca, incluso il partito di sinistra Community of the People del premier Egede, che vinse quattro anni fa e che probabilmente finirà di nuovo in testa. «La Groenlandia non è in vendita», è la convinzione comune, tanto che per evitare influenze esterne il parlamento ha recentemente approvato una legge che vieta sia le donazioni anonime che quelle straniere nella campagna elettorale. Nonostante la dichiarata importanza dell’isola artica per «la sicurezza nazionale» americana, un incontro tra Washington e Nuuk non è finora avvenuto. «La nuova amministrazione statunitense non ha ancora mostrato disponibilità a incontrare la Groenlandia», ha dichiarato Vivian Motzfeldt, ministra per l’indipendenza e gli affari esteri, convinta che l’incontro sia «un’alta priorità per il governo entrante e si auspica che possa avvenire il prima possibile».
L’interesse degli Stati Uniti per l’isola artica, per motivi di sicurezza ma anche per le terre rare di cui l’isola è ricca, è stata espressa a più riprese da Donald Trump, che già nel suo primo mandato alla Casa Bianca aveva chiesto alla Danimarca di poter comprare la Groenlandia. «Nella sua opinione questo avrebbe dato benefici alla Danimarca in quanto alleato di lungo termine perché gli avrebbe tolto un peso economico ingente, il fondo che la Danimarca dà alla Groenlandia, e gli Stati Uniti ne avrebbero beneficiato su questioni di sicurezza», ha spiegato Federica Scarpa, dottoranda in diritto internazionale presso la University of Lapland in Finlandia. Già allora la Danimarca bocciò l’ipotesi come assurda.
La Groenlandia non ha un esercito ed è difesa dalla Danimarca e dalla Nato. Per via della vastità del territorio i costi legati alla sicurezza groenlandese sono molto alti. Ma come per l’Islanda, ex colonia danese che ottenne l’indipendenza nel 1944, «l’aspetto economico è cruciale ma non fondamentale», aggiunge Scarpa. I poco più che 55.000 groenlandesi non si fanno comprare.