la Repubblica, 9 marzo 2025
A casa di Alessandro Haber: “Nel mio rifugio errante c’è la pace di Trastevere”
«Guardo in tv tutta quella gente che non ha più casa, quei bambini che scappano dalle guerre e non sanno dove andare. È devastante vedere così tante tragedie che sono anche vicino a noi. Per questo mi sento fortunato, perché ho un rifugio che mi conforta e mi protegge». L’attore Alessandro Haber ama talmente l’appartamento a Trastevere che ne parla come di un amore: «Mi appaga. È l’idea di una donna in simbiosi con me, ma che mi spiazza sempre. Ha una malinconia gioiosa. Qui rifletto sugli accadimenti della vita».
È dal ’90 che il Tevere attraversa le sue giornate, con una finestra che incornicia ponte Sisto. E lui è un fiume in piena: «Lo vedo scorrere, come scorrono i miei anni. Questo palazzo è uno spartiacque. Sono fuori dal caos e in un attimo mi ritrovo dentro. Raggiungo piazza Santa Maria dove un tempo i bambini giocavano a pallone e oggi invece sono chini sui cellulari. I nativi trasteverini non ci sono più, è cambiato l’humus di una volta, quando attraversavo il ponte e raggiungevo piazza Navona che è stata il mio ufficio di collocamento. Quante feste ha vissuto questa casa, quanti amici che non riuscivano a entrare per la gente che c’era, quanti attori, registi, pittori».
Alcuni artisti non sono più andati via, parlano attraverso le loro opere. Una casa che è una galleria d’arte. La cucina è dominata da una grande tela di Mario Schifano e nel soggiorno ecco opere di Franco Angeli, Tano Festa, Antonino Iuorio, Walter Vaccari, Daniela Papadia, Piero Pizzi Cannella, Marco Tirelli, Giorgio Morandi. Un aereo militare in bronzo di Giovanni Albanese, ancorato a terra da una scia di catene, solca il soffitto del soggiorno, mentre un angelo di Piero Fantastichini, fratello dell’attore Ennio, si affaccia a testa in giù sulla testata del letto, dove sono riunite le foto dei genitori: Sigismondo, di origine romena, e sua madre Tommasina.
La storia della vita di Haber, nato a Bologna, l’infanzia vissuta a Tel Aviv, è raccontata nel libro sul comodino che ha scritto con Mirko Capozzoli per Baldini+Castoldi Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini), ovvero il personaggio dell’artista fallito interpretato da Ugo Tognazzi nel film Io la conoscevo bene, diventato un simbolo da riscattare. Come ha poi fatto Haber con i suoi oltre 150 film, diretto, tra i tanti, da Bellocchio, Bertolucci, Taviani, Monicelli, Salvatores, Avati, Loy, Risi, e nei 55 spettacoli teatrali da protagonista, con registi come Squarzina, Bene, Placido, Sepe.
Su un tavolinetto ecco uno dei suoi quattro Nastri d’argento, mentre la statuetta del David, vinto per il film Per amore solo per amore di Giovanni Veronesi, è alle spalle della sua scrivania. «Un tavolo che mi dà protezione, come fosse un cuscino sulla pancia e che infatti metto sempre sul ventre quando guardo la tv. Vedo soprattutto sport come il tennis e programmi come quello di Floris e Formigli. Sono abbastanza abitudinario, dormo 8 ore, faccio colazione con cappuccino scuro, frutta di stagione e yogurt, come dimostra il frigo. So farmi giusto una frittatina, il resto lo ordino. Ma senza la lettura del quotidiano La Repubblica – e non lo dico certo per piaggeria – non riesco proprio a cominciare la giornata».
Una grande valigia piena di litografie di Mimmo Paladino evoca il brano scritto nel ‘95 da Francesco De Gregori proprio per Alessandro Haber: La valigia dell’attore. Attore che inserì quella canzone nel suo cd Haberrante. «Anche questo appartamento è haberrante, nel senso che è errante come me. Un bazar pieno di ricordi, un caos in cui mi ritrovo, in una sorta di disordine ordinato. È il mio porto sicuro, la mia libertà. Questa casa è una partitura, un copione che so a memoria e che mi piace interpretare, mi piace starci dentro. E io la consumo, come fosse una torta che mi appaga, ogni tanto ne assaggio un boccone. Molti mi corteggiano affinché questo appartamento diventi un altro bed & breakfast. Ma io non ci penso proprio. La vita mi ha dato tanto, qui ho realizzato tutti i miei sogni, come quello di avere una figlia, Celeste, che adesso ha 20 anni e che mi ha cambiato l’esistenza. Altro che b&b, mi piace l’idea che questa casa resti a lei».