la Repubblica, 9 marzo 2025
Aviaria, “prepariamoci a una pandemia”. L’appello degli scienziati e i crescenti casi nei gatti
“Prepariamoci per una potenziale pandemia di H5N1”. L’appello lanciato da un gruppo di scienziati americani in una lettera pubblicata sulla rivista Science svela l’urgenza di prendere precauzioni in vista di una possibile svolta negativa dell’aviaria ad alta patogenicità che sta girando il tutto il mondo. “Questo virus – avvertono gli autori, scienziati di diversi atenei Usa e non solo – ha attraversato specie e si è adattato a ospiti mammiferi, tra cui bovini da latte, causando un’esposizione diffusa e sporadiche infezioni nell’uomo.
Sebbene la maggior parte dei casi sia stata lieve, l’influenza aviaria può causare gravi malattie e dato il potenziale di diffusione dell’H5N1 è necessaria un’azione urgente”. Che questo mese rappresenti il picco massimo della stagionalità dell’aviaria già si sapeva, ma a preoccupare sono le evoluzioni del virus che ha “guadagnato” degli amminoacidi che lo rendono più pericoloso per l’uomo e che si sta rivelando bravissimo nei salti di specie e a infettarci non solo attraverso il pollame. I riflettori sono infatti puntati sia sui cani che sui gatti domestici, fra cui si sta vivendo già una pandemia silenziosa.
La pandemia fra i gatti
Il nuovo virus H5N1 si è dimostrato particolarmente letale nei gatti domestici, che lo possono contrarre entrando in contatto con uccelli malati, ma anche dal cibo per animali non sterilizzato adeguatamente così come dal latte vaccino infetto. In Italia sono stati registrati due casi nel Bolognese, ma è dagli Stati Uniti che continuano ad arrivare casi, nonostante non ci sia una sorveglianza attiva ma solo passiva. Il Dipartimento della Salute del New Jersey ha confermato un focolaio felino di influenza aviaria altamente patogena nella contea di Hunterdon. I primi due casi erano stati identificati il 28 febbraio, ma i successivi test di laboratorio hanno rilevato la positività al virus in altri quattro felini della stessa proprietà.
Rischi e precauzioni per gli esseri umani
Le autorità sanitarie rassicurano che il rischio di trasmissione del virus H5 agli esseri umani resta basso, è stato dimostrato che siamo più spesso noi umani a contagiare loro che viceversa. Le categorie più esposte continuano a rimanere i lavoratori agricoli, il rischio principale è che nei gatti la malattia non venga individuata ma scambiata per altro: a portare alla morte sono spessi i sintomi neurologici più che quelli respiratori più tipici dell’influenza.
Il problema dei vaccini per l’uomo
"Ad oggi, infatti – ragionano gli autori Jesse L. Goodman, Norman W. Baylor, Rebecca Katz, Lawrence O. Gostin, Rick A. Bright, Nicole Lurie, Bruce G. Gellin -, la rapida disponibilità di un vaccino influenzale è fortemente limitata dalle tecnologie attualmente approvate, come i vaccini a base di proteine. La disponibilità del vaccino è inoltre rallentata dal tempo necessario per condurre valutazioni di immunogenicità ed efficacia e altri test sui lotti. Inoltre, molte agenzie regolatorie non hanno le risorse e la capacità necessarie per valutare rapidamente ma in modo robusto i vaccini pandemici.
Per semplificare lo sviluppo, la valutazione, la produzione e l’accesso ai vaccini, l’industria, i governi e gli enti regolatori dovrebbero migliorare la collaborazione sulle nuove tecnologie, come i vaccini a mRna e i vaccini che utilizzano nuovi antigeni; allineare i percorsi e i requisiti normativi; modernizzare la valutazione dell’immunogenicità e gli strumenti di rilascio dei lotti. Per garantire un accesso equo, dovrebbe essere istituito un quadro globale, che includa un’entità in grado di fornire finanziamenti e acquisti anticipati di vaccini per i Paesi a basso e medio reddito”.
I programmi di immunizzazione, poi – osservano gli autori – sono complessi e richiedono una pianificazione anticipata. Il loro successo richiede ruoli, responsabilità e finanziamenti definiti, nonché un’efficace gestione delle informazioni e della catena di fornitura. Le strategie dovrebbero basarsi sull’esperienza fatta con l’influenza stagionale, con Covid-19 e altri focolai, e utilizzare le infrastrutture esistenti, coinvolgendo chi dovrà implementare i programmi. “La pianificazione dell’immunizzazione e delle comunicazioni deve essere integrata e coinvolgere le comunità interessate, e deve trascendere le divisioni politiche”. Ogni livello deve “comprendere chiaramente le proprie responsabilità e le circostanze in cui i piani si attivano”, indicano gli esperti.
I nuovi piani anti-pandemia
C’è anche la necessità di nuovi piani di risposta alla pandemia che, secondo gli esperti, “dovrebbero essere sottoposti a test approfonditi e trasparenti, durante i quali i Paesi dovrebbero condividere i loro programmi e guide d’azione e formare collaborazioni globali che incorporino diversi scenari di malattia e strategie di immunizzazione. Iniziative simili dovrebbero essere predisposte per affrontare le epidemie agricole in corso. Migliorare la nostra prontezza ora – concludono – può salvare vite e ridurre le interruzioni sociali ed economiche se l’H5N1 o un altro focolaio diventassero una pandemia”.