la Repubblica, 9 marzo 2025
Padova, morte dell’ottantenne trovato nell’armadio: “L’omicida non voleva pagare le bollette”
A Limena, in provincia di Padova, l’omicidio di Franco Bernardo Bergamin, l’uomo di ottant’anni trovato cadavere avvolto in buste della spazzatura con l’armadio in cui era nascosto circondato da bottiglie di profumo, ha un movente che si fa sempre più chiaro: una disputa sul pagamento delle bollette. Alessio Battaglia, un quarantenne di Trieste, è stato arrestato per l’omicidio volontario di Bergamin, e la sua figura emerge come quella di un uomo con un passato problematico e una personalità controversa.
Battaglia e la compagna
Da alcuni mesi, Bergamin ospitava Battaglia e la sua compagna, entrambi originari del Friuli Venezia Giulia. Battaglia non contribuiva alle spese, che erano interamente a carico di Bergamin. Tuttavia, verso la metà di febbraio, Bergamin inizia a chiedere a Battaglia di pagare almeno le bollette, che erano aumentate a causa della presenza di tre persone in casa.
Le discussioni per le bollette
Nei giorni precedenti all’omicidio, i due uomini avrebbero avuto diverse discussioni, alcune delle quali piuttosto accese, riguardo al pagamento delle bollette. Inoltre, alcuni vicini di casa hanno riferito di aver visto Bergamin con lividi alla testa, il che ha fatto ipotizzare un possibile comportamento violento da parte di Battaglia.
Il sequestro dei cellulari
Gli investigatori hanno interrogato Battaglia e hanno sequestrato i telefoni cellulari di entrambi gli uomini per cercare ulteriori prove.
La confessione
Battaglia ha confessato di aver ucciso Bergamin la notte del 22 febbraio, al culmine di una violenta lite. Secondo l’autopsia, Battaglia avrebbe fratturato il collo di Bergamin, causandone la morte immediata.
Lite e collutazione
La compagna di Battaglia, che era presente in casa quella notte, non sarebbe coinvolta nell’omicidio. Tuttavia, è probabile che abbia sentito la lite e la colluttazione tra i due uomini.
Il corpo nascosto nei due sacchi
Dopo aver ucciso Bergamin, Battaglia ha nascosto il corpo in due sacchi dell’immondizia e lo ha chiuso in un armadio. Ha poi cosparso la stanza di profumo e ha sigillato la porta dell’armadio con del nastro adesivo.
"Sei solo un testimone”
Battaglia e la sua compagna sono rimasti nell’appartamento per tre giorni, prima di fuggire in Friuli Venezia Giulia. Battaglia è stato arrestato a Monfalcone il 6 marzo. I carabinieri lo hanno rintracciato e lo hanno portato a Padova facendogli credere che dovesse essere sentito come testimone. Una volta arrivato in caserma, Battaglia è stato interrogato dal pubblico ministero Marco Brusegan e ha confessato l’omicidio.
"È stato un incidente”
Battaglia ha raccontato di aver litigato con Bergamin e di averlo spinto, facendolo cadere. Ha poi detto di essere stato preso dal panico e di aver nascosto il corpo nell’armadio.
La manovra violenta
Tuttavia, la versione di Battaglia non convince gli investigatori. L’autopsia ha rivelato che Bergamin è stato ucciso con una manovra violenta che gli ha fratturato il collo. Inoltre, il corpo presentava anche la frattura di una vertebra lombare, probabilmente causata da un calcio.
Il Ris di Parma
Gli investigatori stanno cercando di capire se Bergamin sia stato avvelenato o drogato. Nei prossimi giorni, i sacchi in cui è stato trovato il corpo e gli abiti della vittima saranno inviati al RIS di Parma per ulteriori accertamenti.
I precedenti penali
Battaglia ha precedenti penali e una recente denuncia per maltrattamento. Non ha una residenza fissa, non ha la patente di guida e non ha un lavoro.