la Repubblica, 9 marzo 2025
Re Carlo galvanizza il Commonwealth: “Uniamoci in tempi di incertezza”. E gela Trump
Quando dieci giorni fa Donald Trump ha accettato con piacere l’invito di re Carlo a compiere una seconda visita di stato nel Regno Unito, recapitatogli personalmente dal premier britannico Keir Starmer durante un incontro alla Casa Bianca, il presidente americano forse non si rendeva conto che il sovrano non siede soltanto sul trono del proprio Paese: presiede anche il Commonwealth, l’associazione che riunisce una sessantina di ex-colonie del British Empire.
Una dozzina delle quali, tra cui Canada, Australia e Nuova Zelanda, sono monarchie costituzionali, con Carlo come Capo di Stato. A ricordarglielo provvede il messaggio che il re rivolgerà domani ai governi e ai popoli dell’ex-Impero britannico, in occasione della Giornata del Commonwealth, il cui testo è stato anticipato da Buckingham Palace: un invito a unirsi “in tempi di incertezza”, in uno spirito di reciproco “sostegno e amicizia”. In apparenza, niente di polemico. Ma con il tipico understatement inglese, ovvero l’arte di attenuare dichiarazioni la cui sostanza è in realtà più rilevante, quello di Carlo sembra un monito alle intemperanze di Trump nei confronti di uno dei più importanti membri dell’associazione: il vicino di casa settentrionale degli Stati Uniti, che il capo della Casa Bianca ha detto di volere incorporare, facendone il 51esimo Stato Usa, e contro cui ha intrapreso una guerra commerciale.
Come sottolinea la Bbc, questa settimana il re ha avuto un colloquio a Londra con il primo ministro uscente canadese Justin Trudeau, il quale ha usato l’occasione per affermare: “Oggi niente sembra più importante ai canadesi che difendere la propria sovranità e indipendenza come nazione”. Con il tatto di cui è capace la diplomazia britannica, insomma, la casa reale ha dato l’impressione di esprimere solidarietà a un Paese con cui ha legami secolari e di cui Carlo è formalmente a capo. Un modo implicito di rammentare a Trump che, quando minaccia di prendersi il Canada, mette a rischio anche le relazioni con il Regno Unito.
L’aggressività del presidente americano verso il governo di Ottawa ha avuto del resto un altro effetto immediato a nord del confine tra i due Paesi, rilanciando nei sondaggi i liberali, il partito di Trudeau, in vista delle elezioni che si devono tenere entro il 20 ottobre prossimo. Pochi mesi fa, quando Trudeau, in calo di popolarità, ha annunciato le dimissioni, sembrava scontato che l’opposizione conservatrice sarebbe tornata al potere. Adesso non è più tanto sicuro, lo stesso Trudeau ha riguadagnato consensi e il suo successore alla guida dei liberali, Mark Carney stando alle previsioni sul risultato delle primarie, atteso per stamani, che diventa automaticamente premier a interim fino alle elezioni, ha una chance di venire confermato nell’incarico quando si andrà alle urne.
L’economista Carney, tra l’altro, è stato governatore della Banca d’Inghilterra, prima di rientrare in patria per entrare in politica: il suo nome è dunque un’altra maniera di evidenziare gli stretti rapporti fra Canada e Regno Unito. Secondo indiscrezioni che circolano a Washington, Trump ha cominciato a rendersi conto di tutto questo quando questa settimana ha visto le foto del caloroso incontro fra Carlo e Trudeau. Sommato alle foto dell’altrettanto caloroso colloquio fra il re e il presidente ucraino Zelensky nei giorni precedenti, avvenuto subito dopo la sfuriata di Trump e del vicepresidente Vance contro il leader di Kiev durante la sua visita alla Casa Bianca, il comportamento del sovrano avrebbe irritato il presidente americano: “Non è più così contento dell’invito arrivato dalla casa reale”, riferiscono fonti diplomatiche al Mail on Sunday.
Al momento è improbabile che Trump ci ripensi, ma è possibile che a questo punto non abbia fretta di andare a Londra, poiché la data della sua visita non è stata ancora nemmeno fissata. Di certo sarebbe imbarazzante, sia per The Donald che per Carlo, riceverlo mentre sale la tensione fra America e Canada. In ogni caso il re, nel suo messaggio alle ex-colonie, rammenta al presidente americano il peso e il significato dei due miliardi di abitanti del Commonwealth, pari a un quarto dell’umanità: “In questi tempi incerti, quando è fin troppo facile credere che le differenze siano un problema anziché una fonte di forza e un’opportunità di crescita, l’impressionante varietà di nazioni e di popoli della nostra associazione si unisce in uno spirito di sostegno e di amicizia”.