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 2025  marzo 09 Domenica calendario

Intervista ad Alvaro Vitali


Fellini?
«Non sapevo neanche chi fosse».
Il cinema di Alvaro Vitali è partito dalle vette più alte per scendere decisamente più in basso in film che facevano delle barzellette e delle frequenti docce i loro momenti migliori. Il suo romanesco esce da una voce quasi afona, il gusto per la battuta l’ha affinato a Trastevere («lì sono tutti comici, tutti divertenti, la strada mi ha cresciuto»). Ora Verdone l’ha preso in Vita da Carlo 4. «Una persona meravigliosa, la sua telefonata è stata una sorpresa, lo ringrazio tantissimo, ci voleva un’aria nuova per me, lui mi ha ridato l’ossigeno».
Il provino con Fellini come andò?
«Ero con un altro ragazzetto di Napoli a Cinecittà, Federico era in alto, su una scala enorme, sentivo solo una vocina che chiedeva: chi di voi due sa fare il fischio del merlo? Ho cominciato a fischiare come un pazzo, più forte che potevo. A quel punto Federico si mise a ridere e disse di prendere me che l’altro lo stava ancora aspettando il merlo».
Ne sono nati quattro film.
«Mi chiamava ogni anno, tra di noi era nata un’amicizia, una simpatia, mi voleva sempre. Lui si ammazzava dalle risate con me, gli raccontavo un sacco di barzellette, non smettevo di parlare. Un giorno mi chiese se avessi visto uno dei suoi film.
- Mi pare Giulietta degli spiriti, risposi.
- Bravo, bravo. E cosa hai capito?
- Non ci ho capito un cazzo, dottore.

Io lo chiamavo dottore o faro perché ci illuminava. Era una persona speciale, straordinaria, con una capoccia che c’aveva quattro cervelli là dentro».
La sua vita è stata fuori dall’ordinario a partire dall’infanzia: a 8 anni è andato a vivere da sua nonna.
«Perché litigavo sempre con mamma: io volevo uscire in continuazione, non volevo mai mangiare a casa per giocare con gli amici, marinavo la scuola. Così a un certo punto sono andato da mi’ nonna. Mio papà veniva tutti i giorni per riportarmi a casa, ma stavo da dio, ero fijo unico di nonna, come mi viziava lei... Non mi sono più mosso fino a 32 anni».
Il provino con Fellini, i quattro film con lui, poi la serie su Pierino, un grande successo ma anche una condanna.
«Eh sì, è stato così, in Italia quando ti mettono una pecetta sei quello. Se vuoi fare Shakespeare ti dicono no, tu sei Pierino per sempre. Non è come in America dove puoi fare tutto».
Alvaro Vitali:
Ci ha sofferto?
«Sì, molto. Vedo altri amici a cui offrono ruoli diversi, a me invece non mi hanno mai proposto niente. Per loro potevo essere solo Pierino».
L’altro filone del suo successo è legato alle commedie sexy.
«Mi divertivo da morire. Quando l’attrice si metteva mezza nuda facevamo la gara per chi andava a vederla prima».

Edwige Fenech?
«Era meravigliosa, un’amica, simpaticissima. Mi chiamava sempre per far mangiare suo figlio: lo facevo ridere e lui mangiava».

Gloria Guida?
«Era una ragazzina, timidissima, quando il regista le disse di togliersi il reggiseno lei è diventata pazza, ci ha messo tre o quattro ore per levarselo».
Spesso ha lavorato anche con Lino Banfi.
«Avevamo un rapporto meraviglioso, ma poi ci siamo allontanati. Capita di vedersi a qualche festa, ma finisce con un ciao ciao e basta, lo vedo un po’ distaccato ma non so per quale motivo. Qualche tempo fa ha invitato Edwige al suo ristorante, ma non mi ha chiamato e questa cosa mi ha dato fastidio».
Quei film venivano massacrati dalla critica.
«Dicevano che erano film spazzatura, ora sono dei cult. La gente mi ferma per strada per chiedermi di farne altri. Altro che le vacanze di Natale, questo è il genere che manca».
«Cambiavo macchina e donna ogni tre mesi»: lo ha detto lei.
«Ero solo, i soldi all’epoca avevano un certo valore, perché non mi dovevo divertire? Se mi piaceva una macchina la compravo, e insieme all’auto arrivava pure la donna. Per 50 milioni di lire comprai il duetto dell’Alfa. Oggi mi dico: che stupido, se li tenevo, li avevo ancora».
Li ha sperperati?
«Sì, sperperati quasi tutti. Poi ho capito e ho cominciato a comprare le case, le cose che restano».
Il film per cui l’hanno pagata di più?
«Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento, 90 milioni: nel 1983 erano tanti soldi».

Poi il telefono si è ammutolito.
«È stato un brutto periodo, mi sono ritrovato senza nessuno intorno: quando la nave affonda i primi a salvarsi sono i topi, i tanti finti amici sono spariti, scappati tutti. Sono rimasto solo, senza lavoro, il telefono non squillava, mi è venuta la depressione, non volevo più sentire e vedere nessuno».
Come ne è uscito?
«Grazie a mia moglie Stefania (Corona che ha sposato nel 2006), ci siamo conosciuti in una sala di incisione, mi ha spronato a uscire, a risvegliarmi da questo incubo».

Oggi cosa fa?
«Porto in giro uno spettacolino con mia moglie: faccio Pierino e altre cose divertenti, la girandola di barzellette, Stefania canta qualche canzone. L’Italia l’abbiamo girata otto volte: su, giù, destra, sinistra».
La pensione?
«È buona, arrivo a 1300-1400 euro, ma per aver fatto 150 film è bassa, le produzioni fregavano sui contributi: se facevo un mese di riprese segnavano due settimane».

I reality?
«Mi ha chiamato anche Signorini per il Grande Fratello, ma sono io che non voglio andare: che ci vado a fare? Lì vanno quelli che si vogliono far conoscere. Non mi interessa. Oppure lo fai per i soldi, ma per ora nun me serve».
Non si direbbe, ma ha sempre votato comunista.
«Ecco, vede il pregiudizio? La sinistra mi ha sempre snobbato.
Comunque oggi non la riconosco più la sinistra».
Il Pd non le piace?
«Sono sempre de quella parte, ma non è sinistra vera, la vedo più centrale, che se butta quasi de là a cerca’ voti».
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