il Giornale, 8 marzo 2025
Il razzo boomerang della Nasa che sta tornando verso di noi
In fondo a chi non è mai capitato? Lanci una pallina contro il muro e quella ti ritorna in faccia. Risate, naso dolente, magari una solenne figuraccia davanti agli amici. Ma chiusa lì. Ecco, la storia che stiamo per raccontarvi ha una qualche lontana assonanza con questo concetto, ma le proporzioni sono vagamente diverse. Qui è di un razzo che stiamo parlando. Un enorme cilindro metallico che potrebbe pioverci addosso, anche se non si sa bene quando.
Il lancio da Cape Canaveral nel 1966
Quando l’esplorazione lunare umana era ancora un traguardo da raggiungere – ma in fondo non mancava poi molto – gli approcci al satellite erano affidati ai razzi. L’anno è il 1966 e nei pressi della piattaforma di lancio di Cape Canaveral c’è, al solito, un frastuono infernale. Sono i propulsori del Centaur che sta decollando a fare tutto quel casino. Venti settembre. Un altro giretto sulla Luna. I cervelloni della Nasa si sfregano le mani e dilatano le pupille. Il gigantesco cilindro di metallo si farà il suo viaggetto per poi staccare il modulo che si adagerà placido sulla superficie lunare. Da quel momento i computer a terra verranno rimpinzati di dati utilissimi. Roba assolutamente necessaria per pianificare la prossima missione Apollo. Tutto liscio, no? Mica tanto.
Settembre 2020: l’avvistamento
Altro settembre, stavolta di qualche anno dopo. Anzi, moltissimi anni dopo: 2020. Altro posto: stavolta siamo nell’isola di Maui, dove un gruppo di astronomi persegue una missione internazionale alquanto rilevante per le nostre chance di sopravvivenza sulla Terra. Individuare potenziali asteroidi pronti a schiantarsi contro di noi. Una roba poco simpatica, si capisce. Quel giorno, in mezzo a sciami di granito interstellare, osservano uno strano oggetto. Sta viaggiando dalla Luna verso il nostro pianeta ad una velocità di 3000 km/h. Molto più lento dei classici asteroidi. Compie un’orbita intorno al sole che pare parecchio simile a quella terrestre. Anche questo è molto strano, perché gli asteroidi tendono ad allungarla notevolmente. Dev’essere qualcos’altro, si dicono. Dev’essere un oggetto creato sulla Terra.
"2020 SO” sotto i riflettoriGli affibbiano un nome, “2020 SO” e decidono che sia proprio il caso di studiarlo. Incrociando dati e calcoli intricati riescono a capire che doveva essere molto vicino alla nostra superficie nel 1966. Allora frugano negli archivi della Nasa e scovano la missione “Surveyor 2”. Un lancio verso la Luna, proprio in quell’anno. Giusto il Lander – un Atlas Centaur – che è decollato quel 20 settembre. Qui si svela l’arcano. Durante la fase di avvicinamento alla Luna un guasto ad un propulsore ha incasinato tutto. Il lander si è schiantato contro la superficie lunare e il razzo che l’ha rilasciato è stato spostato dall’impatto, proseguendo però la sua corsa, finendo in un’orbita solare sconosciuta.
Punta dritto verso la Terra?
Trascinato a spasso dall’attrazione esercitata dalle correnti solari, il razzo – un enorme tubo di metallo realizzato in acciaio inossidabile 301 – ha girato a lungo intorno alla Terra, fino a quando ha cambiato direzione. Adesso, come hanno constatato gli scienziati impegnati nel suo monitoraggio, si sta progressivamente riavvicinando all’orbita di casa nostra. E non è escluso che possa decidere di precipitare sul pianeta, anche se il suo comportamento anomalo non consente ancora di intuire con precisione il se e il quando. Se dovesse entrare a contatto con la nostra atmosfera, a quella velocità, è estremamente probabile che si disintegrerebbe. Il pericolo non pare dunque né eccessivo né imminente, ma resta la singolarità di un razzo che, come un boomerang, ha deciso di tornare dal lanciatore.