Il Messaggero, 8 marzo 2025
Ciclista positivo all’alcoltest, multa da 1100 euro e 130 ore di lavori sociali. «Avevo lasciato l’auto a casa per l’aperitivo»
Francesco, 37 anni, insegnante precario, racconta l’inaspettato epilogo di una serata di festa: 130 ore di lavori di pubblica utilità e una multa di 1100 euro. Aveva appena ricevuto l’incarico annuale e, per celebrare con gli amici, aveva deciso di lasciare l’auto e la moto nel box, scegliendo la bicicletta per spostarsi. «Sapevo che avrei bevuto un aperitivo, quindi mi sembrava la scelta più responsabile», racconta a Repubblica. Tuttavia, rientrando a casa, in fondo alla galleria di piazza Dante a Genova, ha incrociato una pattuglia della polizia locale.
Il controllo
«Potevo cambiare strada, ma non mi sembrava corretto. Così ho proseguito». Fermato per un controllo, è risultato positivo all’alcoltest. «La cosa paradossale? Dopo avermi multato e denunciato per guida in stato di ebbrezza, mi hanno lasciato tornare a casa sulla mia bicicletta», aggiunge con un sorriso amaro.
La condanna
Il tribunale lo ha condannato a 60 giorni di reclusione, pena poi convertita in 130 ore di lavori socialmente utili, un numero insolitamente alto: «Ho la condanna più lunga tra quelli che scontano la pena con me, anche rispetto a chi ha causato incidenti stradali, perché non avendo la patente da ritirare, il giudice ha aumentato le ore».
L’attività
Trovare un posto dove svolgere i lavori, però, è stata un’impresa: «Con il mio avvocato, Alessandro Costa, abbiamo contattato diverse associazioni, ma tutte erano al completo. Alla fine abbiamo trovato una bocciofila a Genova, l’unico posto disponibile». Qui Francesco si occupa di attività manuali insieme ad altri 14 condannati: «Spazziamo il giardino, dividiamo i rifiuti, ripariamo le sedie. Tra noi c’è chi è stato fermato su un monopattino o chi aveva bevuto dopo la laurea del figlio».
Francesco accetta la sentenza, ma riflette sull’organizzazione delle misure alternative: «Passo tutto il mio tempo libero in bocciofila, mia moglie lavora e dobbiamo chiamare una baby-sitter per badare ai nostri figli. Non vedo più i miei genitori, che vivono a Torino, perché i weekend li passo a raccogliere foglie».
Per dare un senso alla sua situazione, ha trasformato la raccolta fondi che inizialmente aveva aperto per coprire le spese legali in un aiuto per l’Associazione Daneo, che sostiene le famiglie in difficoltà con le gite scolastiche. «Se devo perdere tempo – conclude Francesco – almeno che serva a qualcosa di utile».