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 2025  marzo 08 Sabato calendario

Intervista a Marina Fiordaliso

Lei, Vasco Rossi e Zucchero: irresistibili debuttanti a Sanremo nell’82.
«Zucchero era un caro amico. Il tempo me l’ha portato via, non abbiamo litigato ma soltanto preso strade diverse».
E Vasco?
«Allora era un dj, non gliene fregava niente».
Fiordaliso: «Rimasi incinta quindicenne, mi spedirono in una casa famiglia. I miei favolosi anni Ottanta tra Vasco, divismo e playback»
Con Vasco Rossi a quasi 40 anni dal loro incontro al Festival di Sanremo 1982
Insieme vi divertivate.
«Dietro le quinte mangiavamo quello che ci portavano, certe porcate!».
Facevate il coretto a Stefano Sani a sua insaputa.
«Lui sul palco: “Lisa se n’è andata via”. E noi, di nascosto, cantavamo: “Brutta tr...”. Eravamo giovani, un po’ cretini. Magari succede pure adesso anche se i cantanti mi sembrano più soli, protetti da manager e case discografiche».
Vasco lo ha rivisto.
«Due o tre anni fa, in Puglia. Il nostro è stato un abbraccio anni Ottanta, siamo tornati indietro nel tempo. E i suoi occhi blu sono sempre gli stessi, il suo sguardo non si batte».
Ne era innamorata?
«È un parolone. Mi piaceva, ma lui non mi vedeva proprio».

Sempre stata ironica?
«Certo, adesso sono anche un po’ acida. E non sempre le mie battute vengono capite, ma non me ne frega. Ha presente Ornella Vanoni? Moltiplichi per due milioni».
Ride Marina Fiordaliso, per tutti solo Fiordaliso, graffiante voce del pop italiano, nove Festival di Sanremo alle spalle. «Non voglio mica la luna». Era il 1983 ma la cantano ancora.
«Mi avevano detto che era prima in Spagna, partii e andai ai grandi magazzini El Corte Inglés per vedere dove avevano messo il disco».
Non lo trovò.
«Mi arrabbiai: “Perché mi devono dire bugie?”. Mi girai e c’era uno stand enorme solo per me».
In Messico invece...
«Arrivo davanti gli uffici di una grande radio e vedo un sacco di gente in fila. Chiedo: “Che succede?”. “Sono tutti qui per te”. Una mia canzone, Viaggiano, era diventata la sigla dell’emittente, popolarissima».
Sarà stata contenta.
«Sì, ma soprattutto meravigliata. Non mi sono mai abituata a essere un personaggio pubblico, ancora adesso se qualcuno mi guarda penso di avere una macchia da qualche parte. Sono sempre molto gentile ma dico anche di no se non ho voglia di fare una foto».
I suoi Sanremo sono stati soprattutto negli anni 80.
«La golden age dell’eccesso e della spensieratezza, tutti vestiti da pazzi, suoni all’avanguardia, si cantava in playback. E c’era il divismo, a malapena ci salutavamo, per fortuna non ne ho mai sofferto, ero con i piedi per terra».
La più diva di tutte?
«Anna Oxa, sembrava irraggiungibile».
Mia Martini, una solitaria.
«E una gran signora. Mi capitò di parlarci a lungo nei camerini della Rai. È stato stupendo, dalla sua bocca non è uscita mezza cattiveria contro una collega. Eppure ne giravano di pettegolezzi».
Loredana Bertè?
«L’ho incontrata meno. L’ho conosciuta meglio a Music Farm, e ho pianto quando è uscita dal reality: era entrata incavolata col mondo ed è uscita in pace con se stessa. Dovrebbe fare Zelig: è di un’intelligenza mostruosa e di una simpatia pazzesca».
Debuttò all’Ariston grazie a sua madre.
«Senza dirmi niente mandò una mia cassetta a Castrocaro che vinsi ex aequo con Zucchero, conquistando l’ingresso a Sanremo».
Avevate sbaragliato la concorrenza di un giovanissimo Eros Ramazzotti.
«Indossava una camicia di pizzo rossa, assomigliava a un cherubino con tutti quei ricci. Qualche anno dopo arrivò pure lui al Festival ma con un look diverso, da macho, che lo aiutò a sfondare».
Aveva 26 anni quando iniziò a farsi conoscere, la gavetta è stata lunga.
«Ho cominciato a 12, nel gruppo di papà. La cantante era stonata, io avevo appena iniziato. Ero piccolina e mi vestivano come un’adulta. Ma se mi si avvicinavano i giovanotti guai a parlargli!».
Litigava con suo padre?
«Sempre. Si infuriava perché diceva che non cantavo con passione, per lui la musica era la vita anche se di mestiere faceva l’operaio».
Famiglia numerosa la vostra.
«I miei hanno tirato su sei figli. Papà era un uomo del popolo, si era trasferito dalla Sardegna a Piacenza, non aveva niente, però a casa nostra l’educazione e l’istruzione venivano prima di tutto».
Un’infanzia felice.
«Vivevamo in via Boselli, la casa a me sembrava grandissima, in realtà era piccolina, noi fratelli dormivamo in una stanza con i letti a castello».
Andavate in giro su una Bianchina.
«Ci stavamo tutti lì dentro. Ma quando mio padre gridava “I vigili!” noi scomparivamo. Poi i miei comprarono un pulmino e misero delle tendine ai finestrini perché ci andavamo fino in Sardegna ed era pieno di bambini. In questo eravamo dei fuorilegge».
Era una ribelle? «Ho avuto il mio primo figlio a 15 anni, faccia un po’ lei. Non so da chi ho preso, forse da papà che a 10 anni decise di scappare di casa. Si imbarcò su una nave e arrivò a Napoli, uno dei fratelli andò a riprenderlo e lo riportò indietro».
Fu mandata a Milano, in una casa famiglia.
«A casa scatenai un piccolo terremoto. E mi ritrovai al Villaggio della madre e del fanciullo. Arrivai incinta di quattro mesi con la pancia piatta. Il giorno dopo iniziò a crescere».
Fu difficile?
«No, mi aiutarono molto. La direttrice si chiamava Elda Scarzella. Era il 1972, quando uno si ricorda ancora i nomi dopo tutto questo tempo vuol dire che hanno fatto davvero un buon lavoro».
Nessun brutto ricordo?
«Vivevamo nel Villaggio, non potevamo uscire, ma un giorno decisero di portarci in giro per Milano. Tutte orgogliose con il pancione, nessuna di noi indossava una fede per fingere di essere maritata. Su un tram una signora mi indica e dice a un tipo: “Perché non la fa sedere, non vede che è incinta?”. Lui: “Poteva pensarci prima”».
Ha da poco compiuto 69 anni.
«La mia è una vita tranquilla, abito tra Roma e Piacenza, penso alla mia famiglia, ai miei nipoti. Sono molto felice dei miei figli. Sono stata benedetta, ho potuto mantenerli da sola, con il mio lavoro, mi sono realizzata».
Non ce l’aveva un piano B?
«No. Forse dovrei iniziare a pensarci adesso – ride —. Non ho voglia di sgomitare per il mio lavoro: mi piace andare sul palco, cantare, ma non arrivare. Sarà che sto invecchiando».
La disturba il passare del tempo?
«Lo odio, lo odio, lo odio. Non tanto per le rughe ma perché mi stanco di più e la voce, che a vent’anni era sempre perfetta, ora ha bisogno di cure, la devo trattare come un calice di cristallo. Il problema è che la testa è rimasta a trent’anni ma il fisico cede».
Che fa al suo compleanno?
«Stacco il telefono, non c’è niente da festeggiare».
AAA cercasi amore canta in «Una sporca poesia».
«È un capitolo chiuso. Se in tv vedo scene sensuali cambio canale. Noia assoluta».
Hanno mai fatto pazzie per lei?
«No».
E lei?
«Ho macinato chilometri per vedere una persona, anche senza dormire per due notti. Ho detto di no a uno show della Rai per l’ultimo dell’anno con Pippo Baudo»
.

Perché?
«Scappai all’estero per una delusione sentimentale. E ho picchiato un uomo in aeroporto, mi aveva riempito di corna. Gli ho tirato una botta...
».
Ne ha di progetti?
«Vivo alla giornata come gli africani: vediamo che succede domani, se ci saranno cose belle... se saranno brutte vado a letto e cerco di dimenticarle».