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 2025  marzo 09 Domenica calendario

Ritratto di Sabrina Minardi

Lontano da quella Roma che un tempo l’aveva vista muoversi tra i fasti e gli orrori della criminalità organizzata, Sabrina Minardi, 65 anni, ex compagna di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, è morta ieri in provincia di Bologna. Un’uscita di scena silenziosa dopo tante parole spese per riabilitarsi, segnata dalla quiete di un sonno che, forse, ha chiuso definitivamente una vita tormentata, intrisa di segreti che hanno attraversato la storia nera d’Italia.
Il suo nome resterà legato a doppio filo ai misteri più inquietanti del nostro Paese, in primis quello della scomparsa di Emanuela Orlandi. Fu grazie alle sue dichiarazioni che nel 2006 venne aperta una nuova inchiesta sulla vicenda della giovane cittadina vaticana, svanita nel nulla nel giugno del 1983. Secondo la sua versione, fu lei a occuparsi materialmente della ragazza nei giorni successivi al rapimento, nascondendola nella sua casa a Torvajanica, sul litorale romano e trasportandola poi con un furgone fino a destinazioni mai chiarite del tutto. Le sue parole, spesso contraddittorie, a tratti torbide e intrise di un dolore sedimentato, hanno fornito scenari inediti sui legami tra la Banda della Magliana, il Vaticano e i servizi segreti. Una rete oscura in cui potere, denaro e criminalità si annodavano in un groviglio inestricabile.
Ma chi era davvero Sabrina Minardi? Per molti, era “Patrizia”, la donna del Dandi nella serie Romanzo Criminale. «Non doveva avere più di ventidue-ventitré anni. Mora, pelle morbida e levigata, seni piccoli e sodi, ascelle perfettamente depilate, gambe lunghe. Un culo da strappare il cuore. Quando gli aprì, in sottoveste nera e microreggiseno dal quale spuntava l’areola di una tetta già inturgidita, Dandi non rimpianse di essersi rivolto a Fierolocchio, il massimo esperto di puttane della banda», la descrive Giancarlo De Cataldo autore del libro che ha ispirato la serie. Anche nella realtà, Minardi era davvero molto bella, ma è stata molto più di una donna al seguito della malavita romana: era un’anima sospesa tra il fascino del denaro e il peso delle proprie scelte, testimone privilegiata di un’epoca in cui il crimine parlava la lingua del potere e intrecciava affari con gli apparati più insospettabili.
Sposata in giovane età con il calciatore Bruno Giordano, idolo della tifoseria laziale, la sua parabola cambiò radicalmente con l’incontro fatale con Enrico De Pedis, detto Renatino. Un uomo che mai la sposò, ma che la tenne “prigioniera” nel lusso e nella paura: con lui viveva tra alberghi di lusso, pellicce, viaggi e automobili prestigiose, ma anche nella costante sensazione di essere una pedina in un gioco molto più grande di lei.
La Minardi fu protagonista di una stagione di eccessi: cocaina a fiumi, festini esclusivi, incontri con figure ai vertici del potere. Dopo la morte di De Pedis nel febbraio 1990, il suo mondo si sgretolò, portandola a un lungo periodo di isolamento, segnato da problemi con la giustizia, dalla dipendenza e da un’esistenza ai margini. Quella donna che un tempo dominava la scena accanto ai boss della Magliana non esisteva più. La solitudine e il rimorso diventarono compagni fedeli fino a quando il suo nome tornò alla ribalta con nuove, sconvolgenti rivelazioni. Segreto Criminale è il libro-intervista che Sabrina Minardi ha firmato insieme alla giornalista Raffaella Notariale in cui, tra ricordi distorti e ammissioni brutali, ha svelato il volto inedito della Banda della Magliana e dei suoi legami con il Vaticano, con la finanza deviata, con l’estremismo politico.
«Me so’ pippata treni de cocaina», diceva spesso per giustificare le ombre della sua memoria, ma nei suoi racconti si intravedevano squarci di una verità che nessuno ha mai avuto il coraggio di confermare del tutto. Ecco allora i rapporti tra la Banda della Magliana e gli ambienti finanziari vaticani: Minardi raccontò di aver assistito a incontri con monsignor Paul Marcinkus, l’eminenza nera dello Ior, la banca vaticana, e di aver saputo dei legami tra la malavita romana e il Banco Ambrosiano. In questo scenario si colloca il cosiddetto “suicidio” di Roberto Calvi, il banchiere trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra nel 1982, un evento che ancora oggi resta avvolto nel mistero e che secondo alcune teorie avrebbe visto coinvolti proprio i personaggi della sua rete di conoscenze. Sullo sfondo si intravede una Roma oscura, attraversata da trame di palazzo e di segreti inconfessabili. Minardi ha raccontato di essere stata l’amante di uomini potentissimi, di aver avuto tra le mani fiumi di denaro, di aver amato davvero solo Bruno Giordano, ma di non essere mai riuscita a staccarsi dal perfido carisma di De Pedis.
Oggi Sabrina Minardi non c’è più. Lei, che un tempo fu bellissima, se ne è andata non prima di essere andata dal parrucchiere. Essere bionda e curata, in attesa della visita dei suoi affetti più cari. È morta nel sonno, come ha scritto la Notariale, con la consapevolezza di aver detto la sua verità. Una verità che resta ancora oggi una crepa profonda nella storia italiana, un enigma avvolto nella nebbia di quegli anni cupi. E Sabrina Minardi, in questo gioco di specchi, non ha mai smesso di essere un mistero.