Corriere della Sera, 7 marzo 2025
Federica Pellegrini: «Nascondevo Matteo Giunta nel bagagliaio. La morte del mio coach, la bulimia, le crisi di panico. Il nuoto mi ha salvata»
«Da dove si parte per raccontare una leggenda come me? Dalla famiglia, la mia più grande fortuna. Forse non avrei retto così a lungo senza i miei genitori a coprirmi le spalle. Fin da piccola mi hanno trasmesso la passione per lo sport e lo spirito di sacrificio: mia madre si svegliava alle 5.30 per portarmi in piscina, poi a scuola e di nuovo in piscina. Hanno creduto in me senza l’ossessione di farmi diventare per forza una campionessa». Sono le parole con le quali Federica Pellegrini inizia l’intervista alla Gazzetta dello Sport.
«Non pensavo di qualificarmi per un’Olimpiade a 15 anni. L’argento di Atene 2004 è stato un bivio, nessuno di noi era pronto a quell’impatto: interviste, sponsor, manager. Poi i tanti momenti difficili: problemi alimentari, crisi di panico, la perdita del mio mentore Alberto Castagnetti. Ora che sono mamma, se mia figlia dovesse attraversare queste porte dell’inferno, mi chiedo se riuscirei ad affrontare tutto con la stessa lucidità e fermezza che hanno avuto i miei genitori», ha continuato.
Pellegrini ha sofferto di bulimia e di dismorfia: «Vivere sotto i riflettori durante l’adolescenza non è stato facile. Soprattutto stando in costume 24 ore su 24. Vedevo il mio corpo cambiare e non mi riconoscevo più. Credevo che auto-sabotarmi fosse la soluzione. Poi ho capito che stavo compromettendo anche le mie prestazioni, e quello è stato il mio campanello d’allarme. Se mi ha salvato il nuoto? L’ha fatto un sacco di volte. Dopo la morte di Alberto volevo smettere, la passione per il nuoto mi ha riportata in acqua. Anche perché lui avrebbe voluto così. Fino all’ultimo 200 stile libero a Tokyo 2021, il mio sport ha avuto la priorità su tutto: amici, uomini, divertimenti. Ne ero proprio innamorata. E lo sono ancora».
Il suo record del mondo nei 200 stile libero di Roma 2009 è durato la bellezza di 14 anni: «Tutti aspettavano quel momento solo per vedere come avrei reagito. Sentivo sarebbe accaduto ai Mondiali di Fukuoka 2023, così ho spostato l’attenzione annunciando la mia gravidanza il giorno stesso. Ho giocato d’anticipo».
Nell’intervista Federica non poteva non parlare di Matteo Giunta, prima allenatore, poi marito: «A Verona lo nascondevo nel bagagliaio per sfuggire ai paparazzi appostati fuori dalla piscina. Siamo stati bravi e sempre professionali. Lui anche troppo, finché non è stato sicuro che potesse essere una cosa seria, se l’è tirata tantissimo».
Federica è stata una pioniera nel suo sport e un esempio per tante donne. La condizione femminile, forse ancora di più da quando è diventata mamma di Matilde, le sta a cuore. Non poteva restare indifferente quando l’ha chiamata Gino Cecchettin. Pellegrini è nel cda della Fondazione dedicata a Giulia Cecchettin: «L’Italia è ancora un Paese patriarcale. Questo non significa che tutti gli uomini abbiano quel retaggio culturale, ma non si può sorvolare sui femminicidi come quello di Giulia o sul fatto che esista un problema di linguaggio. La violenza di genere sta anche nelle battute da spogliatoio. Oggi stiamo vivendo una grande rivoluzione al femminile, ma più è forte più cresce anche la corrente opposta. Però non faremo un passo indietro».