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 2025  marzo 07 Venerdì calendario

Il lupo da oggi è meno protetto: scatta il declassamento (ma non vuol dire che ora gli si può sparare a vista)

A partire da oggi entra in vigore la modifica della protezione del lupo prevista dalla Convenzione di Berna. Lo comunica il Consiglio d’Europa (CoE), organizzazione internazionale con sede a Strasburgo. Il 6 dicembre scorso, il comitato permanente della Convenzione di Berna ha adottato una proposta presentata dall’Ue per modificare lo status di tutela da «specie rigorosamente protetta» a «specie protetta». Questa decisione non è soltanto lessicale e comporta una reale riduzione del livello di protezione della specie. Erano stati previsti tre mesi di intervallo prima dell’entrata in vigore per consentire l’avvio di istanze di opposizione da parte dei membri della Convenzione. Il no di almeno un terzo delle parti avrebbe bloccato l’entrata in vigore. Ma questa opposizione non c’è stata.
La Commissione Europea aveva presentato la proposta di cambio di status nel dicembre 2023, su pressione dei Popolari, preoccupati per le proteste degli agricoltori contro la nuova Politica agricola comune in vista delle elezioni europee, che avevano visto calare su Bruxelles colonne di trattori in diverse occasioni. Anche i partiti alla destra del Ppe si battevano da tempo per abbassare la tutela di cui gode questo predatore, inviso ai pastori.

Durante questi ultimi tre mesi, hanno formalmente presentato obiezioni solo la Repubblica Ceca, Monaco e il Regno Unito. Pertanto, la decisione di modificare lo status di protezione del lupo non si applicherà a questi tre Paesi. Tuttavia, ha un effetto «immediato» per le altre parti della Convenzione.
Che cosa significa? Non certo che da oggi si potrà sparare ad un lupo appena lo si avvista. Anche il passaggio alla protezione semplice – tecnicamente lo spostamento della specie Canis Lupus dall’elenco dell’allegato 2 della Convenzione a quello dell’allegato 3 – impone comunque una regolamentazione dello sfruttamento della specie, per prevenirne la messa in pericolo, nonché l’attuazione di misure come periodi di chiusura e la regolamentazione della vendita, detenzione, trasporto e offerta in vendita di animali vivi e morti. Vengono meno però le indicazioni rigide previste nell’allegato 2, che stabiliscono un divieto totale di cattura, detenzione, uccisione e disturbo. Con il nuovo status il lupo potrà essere oggetto di cattura o di abbattimento qualora le istituzioni ravvisino motivazioni di sicurezza e di ordine pubblico. In ogni caso dovrà prima essere modificata la direttiva Habitat dell’Ue e solo successivamente gli Stati membri avranno maggiore flessibilità per gestire questa specie autorizzando eventualmente piani di abbattimento.
Alcuni studiosi, come il biologo Luigi Boitani, presidente della Large Carnivore Initiative for Europe e uno dei massimi esperti mondiali del lupo, temono che alcuni Stati ne approfittino per liberarsi di questi grandi carnivori con i quali la convivenza richiede alcuni accorgimenti e misure, volte a prevenire e gestire i conflitti con l’uomo e con le attività economiche rurali, in primis la pastorizia. Dal punto di vista degli allevatori e delle forze politiche che li sostengono si tratta di oneri aggiuntivi che pregiudicherebbero la sostenibilità delle imprese agricole. Ergo, meglio rimuovere il problema all’origine, ovvero fare a meno del predatore che già in passato era stato sterminato e allontanato da molte aree europee.
Ma il lupo, secondo il fronte ambientalista e nella visione degli organismi istituzionali di protezione ambientale, in quanto predatore al vertice della catena alimentare ha un ruolo importante nella regolazione naturale della fauna selvatica, ad esempio nel contenimento di cervidi e cinghiali che, se presenti in numero eccessivo, possono creare danni alla vegetazione.

In ogni caso, come ha ricordato il Comitato permanente nella sua ultima riunione di dicembre, nonostante la modifica dello status di protezione le popolazioni di lupo devono essere «mantenute o portate» ad un livello «corrispondente alle esigenze ecologiche e scientifiche». Le popolazioni, in altre parole, devono essere mantenute «fuori pericolo» e le misure da adottare comprendono il divieto temporaneo o locale di sfruttamento, se necessario, per consentire alle popolazioni esistenti di ritornare a un livello soddisfacente. Eccezioni sono possibili solo in alcune circostanze specifiche, e devono essere oggetto di una relazione biennale.
Cos’è la Convenzione di Berna
La Convenzione di Berna, o Convenzione del Consiglio d’Europa sulla conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali europei, è il trattato internazionale del Consiglio d’Europa sulla conservazione della natura. Copre la maggior parte del patrimonio naturale del continente europeo, estendendosi ad alcuni Stati africani. È in vigore dal primo giugno 1982 e riunisce 50 parti. L’organo direttivo della Convenzione di Berna è il comitato permanente, composto da rappresentanti delle parti che partecipano alla Convenzione.