Corriere della Sera, 7 marzo 2025
Uova, banane e anche arance (a 2 dollari l’una): perché i prezzi degli alimenti sono il principale nemico di Trump
I prezzi eccessivi degli alimenti sono stati un fattore della vittoria di Trump nelle elezioni del 2024. Ora però i dazi potrebbero avere un impatto sui prodotti agroalimentari importati negli Stati Uniti da Canada e Messico. Non è un caso che il 6 marzo, due giorni dopo aver imposto dazi del 25% su tutti i prodotti importati dal Messico, Trump li abbia rimandati di un mese su molti prodotti. Data la preoccupazione dei parlamentari per le ricadute sul settore agricolo americano (qui gli effetti dei rincari delle uova), l’amministrazione sta pensando di esonerare alcuni prodotti agricoli anche nel caso dei dazi imposti per i prodotti provenienti dal Canada, incluso l’allume di potassio canadese.
Le importazioni
Gli Stati Uniti ha importato prodotti agricoli per il valore di 45 miliardi di dollari dal Messico nel 2023. Quasi tre quarti di queste importazioni consistono in verdura, frutta, birra, tequila e altre bevande, secondo il dipartimento dell’Agricoltura. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno importato prodotti agricoli per il valore di 40 miliardi di dollari dal Canada, inclusi carne, cereali, patate e olio di canola. Con i dazi del 25% i prezzi di questi prodotti potrebbero aumentare notevolmente.
Fragole, avocado, lattuga
Il 99% dei pomodori che gli Stati Uniti ha importato nel 2024 vengono dal Messico (86%) e dal Canada (13%). Il 99% della lattuga importata viene dal Messico (88%) e dal Canada (11%). L’88% delle carote vengono dal Messico (49%) e dal Canada 839%). Il 70% degli avocado dal Messico. Il 67% delle fragole, mirtilli, lamponi, more dal Messico (63%) e dal Canada (4%). Il 60,7% delle cipolle e dell’aglio importati vengono dal Messico (52%) e dal Canada (8,7%). Il 57,8% di tutti i fagiolini e piselli importati vengono dal Messico (56%) e dal Canada (1,8%).
Le arance
Le arance costano oggi 1 dollaro e 20 centesimi l’una, ma quelle biologiche costano di più (nella foto due arance a 4 dollari). In un banchetto per strada, dove il prezzo era tre per due dollari, qualcuno osservava “Ottimi prezzi”. I prezzi a Brooklyn sono circa il doppio di quelli di Milano. I prezzi sono più o meno gli stessi, se non leggermente più alti, di quello che erano a gennaio o dicembre. La maggior parte delle arance consumate negli Stati Uniti provengono da California, Florida, Texas, Arizona. In questo caso ci sono fattori climatici in gioco: a metà del 2024, il sito americano “Food&Wine” avvertiva che il prezzo del succo d’arancia sarebbe aumentato a causa di «fattori climatici». Il prezzo di una bottiglia da un quarto di litro era passato già da 2,3 dollari nel 2020 a circa il doppio (4,50 dollari) a gennaio del 2025, secondo il dipartimento del Lavoro.
La malattia batterica
Problemi come il citrus greening, malattia batterica che si diffonde attraverso la psilla asiatica degli agrumi, stanno avendo – insieme agli uragani – un forte impatto sulla produzione di arance in Florida: si è registrata una riduzione della produzione del 10% a 2,2 milioni di tonnellate nella stagione 2024-2025, ovvero i numeri più bassi da 88 anni a questa parte, e ci si aspetta che la produzione cali del 33%.
Il rischio guerra commerciale
La guerra commerciale può gravare ulteriormente sul settore poiché Paesi come il Canada, che importa il succo d’arance dalla Florida, hanno previsto i propri dazi come risposta a quelli americani. La ministra degli Esteri Melanie Joly ha dichiarato che i canadesi sono pronti ad applicare dazi per il valore di 155 miliardi di dollari, 33 miliardi dei quali di immediata applicazione, che includono dazi sul succo d’arancia della Florida che lo esporta per il valore di decine di migliaia di dollari in Canada. Il 60% del succo d’arancia americano esportato in Canada proviene dalla Florida. Ma i canadesi possono importare anche da altri Paesi: Brasile, Cina e Unione Europea, i tre maggiori produttori di arance del mondo (anche se il Brasile ha i suoi problemi con il “citrus greening”).
La riduzione della domanda
Ma la maggiore preoccupazione per i produttori, al di là dei fattori climatici e dei dazi, è la riduzione della domanda. L’aumento dei prezzi scoraggia l’acquisto. Uno studio del 2024 pubblicato da Agribusiness mostra che il consumatore medio negli Stati Uniti ha bevuto meno succo d’arancia negli ultimi decenni e il consumo pro-capite è calato del 50% dalla metà degli anni Duemila.