Corriere della Sera, 7 marzo 2025
Napoleone-Macron: perché Putin fa questo paragone, cosa dice la storia (e cosa c’entra Alessandro I)
Chi ha letto il grande romanzo di Lev Tolstoj Guerra e pace sa bene a che cosa si è riferito il presidente russo Vladimir Putin quando, in scoperta polemica con il suo omologo francese Emmanuel Macron, ha affermato che «c’è ancora gente che vuol tornare ai tempi di Napoleone, dimenticando com’è finita». L’allusione è alla campagna militare contro lo zar Alessandro I condotta dall’imperatore francese nel 1812, con un esito disastroso che segnò l’inizio del suo declino.
All’epoca Bonaparte dominava l’Europa occidentale e centrale. Gli si opponeva soltanto la Gran Bretagna, forte della sua flotta e del suo grande impero marittimo, ma va aggiunto che i francesi incontravano nel contempo notevoli difficoltà a domare la guerriglia che li teneva impegnati in Spagna. Di fatto però l’unica potenza in grado di fronteggiare Napoleone sul continente era la Russia.
I rapporti tra Parigi e San Pietroburgo (allora capitale russa) avevano attraversato diverse fasi. Tra il 1805 e il 1807 l’impero francese era stato in guerra con lo zar: ad Austerlitz, oltre agli austriaci, Napoleone aveva sconfitto anche i russi. Ma poi si era arrivati a un accordo e in una certa fase si era anche ipotizzato un matrimonio tra Bonaparte, che aveva ripudiato la prima moglie Joséphine, e la sorella di Alessandro I, Anna Pavlovna. In seguito la situazione andò deteriorandosi, soprattutto quando la Russia, nel 1810, decise di contravvenire al blocco continentale voluto dalla Francia contro le merci provenienti dall’impero britannico.
Così, alleatosi con la Prussia e con l’Austria (per la verità niente affatto entusiaste dell’impresa), nel giugno 1812 Napoleone invase la Russia con un esercito di oltre 600 mila soldati: francesi, tedeschi, polacchi, anche molti italiani. Contro quella formidabile armata il comandante nemico Michail Kutuzov, veterano di molti conflitti (era nato nel 1745 ed era quindi di ben ventiquattro anni più anziano di Napoleone), adottò la tattica della terra bruciata, convinto che attirare Bonaparte in profondità ne avrebbe aumentato i problemi, soprattutto in fatto di rifornimenti. Non era facile sfamare una massa così enorme in un territorio ostile tanto esteso.
Soltanto quando l’esercito napoleonico fu alle porte di Mosca, Kutuzov si decise ad accettare uno scontro campale. La durissima battaglia del 7 settembre 1812, detta di Borodino o della Moscova, si risolse in una vittoria degli invasori, che subirono tuttavia perdite molto pesanti. L’imperatore francese poté così entrare a Mosca, quasi completamente evacuata dalla popolazione, e insediarsi al Cremlino. Ma poco dopo la città fu sconvolta da un gigantesco incendio, appiccato dai russi, che rese ancora più precaria la situazione degli occupanti stranieri.
Giunto nel cuore del territorio nemico, Napoleone si accorse di trovarsi in trappola, con un esercito stremato e impossibile da rifornire in modo adeguato, mentre l’autunno russo cominciava a far sentire i suoi rigori e i tentativi di intavolare trattative di pace andavano a vuoto. A ottobre inoltrato non gli restò altro da fare che ritirarsi verso ovest, incalzato dalle forze russe e in particolare dalla combattiva cavalleria cosacca.
Il mese di novembre fu per i militari di Bonaparte un vero e proprio calvario. Al termine della campagna riuscirono a mettersi in salvo, attraversando il fiume Beresina in condizioni climatiche fortemente avverse, circa 100 mila uomini: tra morti, dispersi e prigionieri, Napoleone aveva perduto mezzo milione di soldati. Un colpo terribile dal quale il suo impero non si sarebbe più ripreso.
L’anno dopo Prussia e Austria si unirono alla Russia e alla Gran Bretagna, decise a scalzare il dominio napoleonico sull’Europa. E nell’ottobre 1813 le forze di questa coalizione, la sesta tra quelle formatesi negli anni contro la Francia post-rivoluzionaria, vinsero la decisiva battaglia di Lipsia. Nel 1814 i nemici di Bonaparte, tra i quali lo zar Alessandro I, conquistarono Parigi. L’imperatore fu relegato all’isola d’Elba e sul trono francese venne collocato un Borbone, Luigi XVIII. Nel 1815 Bonaparte sarebbe tornato al potere, ma per soli cento giorni: la successiva sconfitta di Waterloo avrebbe segnato la conclusione definitiva della sua straordinaria epopea.