il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2025
Un mostro a 64 squadre: la nuova delirante idea per il Mondiale di calcio 2030 che la Fifa vuole “approfondire”
Un nuovo mostro potrebbe divorare il calcio: è il mondiale a 64 squadre dell’edizione 2030, quella che celebrerà il centenario, a un secolo esatto dalla sua creazione, Uruguay 1930. Non bastavano le 48 nazionali del format che sarà inaugurato nel 2026 in Usa-Canada-Messico (con l’aria che tira, tra dazi e minacce di fare del paese degli aceri il 51esimo stato a stelle e strisce, ci sarà da divertirsi) e le sei sedi su base intercontinentale (Spagna, Portogallo e Marocco gli organizzatori ufficiali, più tre partite in Argentina, Paraguay e Uruguay): la nuova idea è quella di una formula “eccezionale” con 64 finaliste. In pratica, poco meno di un terzo delle 211 federazioni affiliate alla Fifa.
La proposta, svelata dal New York Times, è stata lanciata da Ignacio Alonso, presidente della federcalcio uruguaiana, durante la riunione del Consiglio della Fifa del 5 marzo. Il presidente Gianni Infantino, in carica dal 2016, avrebbe accettato di “approfondire l’idea”. Un portavoce della Fifa ha dichiarato al giornale britannico Guardian: “Il suggerimento di analizzare una Fifa World Cup a 64 squadre per celebrare il centenario nel 2030 è stato sollevato da un membro del Consiglio nel punto dell’ordine del giorno ‘varie‘, al termine della riunione del 5 marzo 2025. La Fifa ha il dovere di analizzare qualsiasi proposta proveniente da uno dei membri del Consiglio”.
Tradotto, con 64 squadre aumenterà il numero delle partite – salite già a quota 104 con l’edizione a 48 squadre – e si allungheranno i tempi della manifestazione: almeno 128 gare e sei settimane piene, nella migliore delle ipotesi. È già abbastanza chiaro chi saranno contenti e scontenti: una festa per i poveri, una seccatura per i ricchi. I 16 posti in più offriranno la possibilità di partecipare al mondiale a nazionali che finora non hanno mai vissuto la fase finale: un’ottima opportunità per Africa, Asia e Oceania. I big, saranno invece costretti non solo ad affrontare un maggior numero di partite, ma saranno anche obbligati a rivedere i calendari dei campionati: un fastidio di cui farebbero volentieri a meno. Dal punto di vista politico, si annuncia l’ennesima contrapposizione Fifa–Uefa, ma anche la federazione del Sud America potrebbe non gradire: un aumento dei numeri dei partecipanti potrebbe avere come logica conseguenza la fine dei turni di qualificazione, danneggiando le entrate delle associazioni nazionali che incassano, dalla fase eliminatoria – 18 match a testa – risorse importanti.
Il rischio di spaccare in due il mondo del calcio è reale, ma la Fifa, se la proposta dovesse passare, dovrebbe mettere sul piatto, come premio-consolazione, un consistente bonus in denaro. E il money, si sa, è un ottimo strumento di pace. Resta però in piedi tutto il resto: il calendario stravolto e la lunghezza della manifestazione. Saranno da rivedere i programmi delle stagioni 2029-2030 e 2030-2031. I calciatori delle nazionali che arriveranno fino in fondo avranno l’incubo di un maxi-ritiro: immaginarsi la felicità.
Ma è l’insieme che va analizzato e considerato in profondità: le strutture, la logistica, il flusso dei tifosi, la sicurezza, fino all’appeal della manifestazione. Un torneo di 45/50 giorni rischia di disperdersi, anche se il fascino irresistibile del calcio è una buona polizza assicurativa. C’è però anche il rischio di perdersi, tra una gara e l’altra, tra una classifica e l’altra, tra un paese e l’altro, tra un continente e l’altro. Il 2030 è una data chiave nei progetti di sostenibilità ambientale Uefa e di diverse federazioni mondiali. L’obiettivo è dare un contributo importante al contenimento delle emissioni entro quella data. Il mondiale monstre 2030 a 64 squadre, con una montagna di partite e mobilità fuori controllo, va però contro quei principi che hanno ispirato le linee guida della sostenibilità: che diranno, e soprattutto faranno, gli ambientalisti di fronte a quest’orgia di calcio?