il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2025
Roma, il Quarticciolo dei cento zombie in una sola giornata
La ragazza arranca trascinando la gamba destra, i jeans infilati in un paio di stivaletti di finto montone a fantasia animalier. Si è appena svegliata, dice, mentre si stropiccia gli occhi e sbadiglia mostrando la dentatura annerita, primo sintomo dell’abuso da crack. I capelli spettinati, chiede solo un cartoccio di latte; non vuole la macedonia né biscotti. Le serve una sigaretta. “Crack già di prima mattina?”, “No, ancora non ho fumato nulla”. In compenso ha appena finito di prestare i suoi servigi a uno che passava di lì, ma niente profilattico. Lo fa per mettere insieme gli spiccioli sufficienti a farsi una fumata: cinque euro. “Quella gamba? Perché non vai a farti controllare?”, “Non mi va”: è lì che si buca per farsi di eroina e trovare il giusto equilibrio con la “botta” che dà il derivato della cocaina.
Al Quarticciolo, periferia est di Roma, è la droga del quartiere. Nell’ex fortino di partigiani e antifascisti – famoso per aver dato filo da torcere ai nazisti –, con palazzetti tinte pastello e corti fiorite, ora il governo vuole applicare il modello Caivano, ritenendo la zona ad alto tasso di degrado. Incuria, abbandono scolastico, presidi medici quasi inesistenti, criminalità. E poi il crack. Costa poco, si reperisce facilmente. Sostanza da aggregazione sociale, se ne compra un granello a testa, si consuma insieme. L’80% di chi ne fa uso non è nemmeno residente nel quartiere, arriva da fuori. Come fa un gruppetto raggomitolato nell’angolo di un giardino che affaccia su una scuola. Prima sono in due, poi diventano sei. Uno sta su quell’erba tutto il giorno, ha pure una macchinetta del caffè con le capsule. “Ti va un caffè?”, chiede mentre si accende la sua pipetta e scherza: “Anche oggi crick e crack”. Ha un cappellino di lana blu elettrico, l’operatore di strada gli sta ricordando che deve passare in clinica, a Villa Maraini, per i controlli medici. Intanto fa cenno di volere un pacco di Plasmon e un paio di siringhe.
Accanto a lui, capelli rossi, grandi occhiali da sole, una ragazza che deve essere nuova del giro. “Ancora di bell’aspetto, tra qualche settimana comincerà a non lavarsi più, a non voler cambiare abiti, non avrà più la voglia di prendersi cura di sé”, raccontano dall’unità di strada. Da quando il Quarticciolo è diventato il grande attenzionato della città, il traffico di tossicodipendenti e spacciatori è diminuito. Agli incroci principali, posti di blocco. Le vedette resistono, infrattate nelle traverse che non danno nell’occhio. Ragazzetti africani, abbarbicati sui muretti, poco più che maggiorenni; magari appena usciti dai centri di accoglienza, per non avere problemi in caso di arresto. “Se ne fermano dieci, sono pronti altri dieci da mandare”, in un ricircolo continuo.
Tute da ginnastica, grandi catene d’oro al collo. Spesso con cani al guinzaglio, che non sono mai gli stessi”. L’ipotesi è che siano un pegno in cambio delle dosi smerciate. Con gambe ciondoloni fischiano nel loro codice da una parte all’altra della via, basta un movimento sospetto perché comincino a scappare.
Su una parete di serrande, rifiuti ed erba mai curata su via Prenestina quattro ragazze – tutte tra i 20 e i 35 anni –, si prostituiscono per guadagnarsi il crack. “Vuoi dei preservativi?”, “No”. Non li usano, sono i clienti a chiederlo. Anche loro tossici, come l’uomo che si affaccia al finestrino dell’auto: chiede del latte. Ma lui il profilattico lo vuole. Fioccano le gravidanze indesiderate, alcune delle ragazze sono positive all’Hiv, la prevenzione con la maggior parte di loro è complicata. Janine è seduta con il fidanzato al bordo della strada, a fatica tiene gli occhi aperti perché il sole la sta puntando. Si muove come in preda a spasmi, sorride e muove compulsivamente le mani che cercano di accendersi la pipa. Intanto urla contro Mario, l’uomo di mezza età seduto alla sinistra del suo ragazzo. Sta con la testa china, assente. Non reagisce nemmeno alla scatola che la ragazza gli lancia addosso. La alza solo per un istante e fare un sorriso, poi si incurva di nuovo su se stesso e riprende a guardar per terra.
Nell’arco di una giornata, nel corso di cinque ronde, l’unità di strada registra circa cento consumatori di crack ai quali ha prestato servizio. Lo stesso numero delle siringhe distribuite. Da qualche tempo, ai soggetti più critici viene fatto il test da Fentanyl: “La sostanza pare non aver ancora varcato i confini del quartiere, ma il dubbio c’è sempre, quindi il test lo facciamo”. Almeno finora tutti i campioni sono risultati negativi.