il Giornale, 7 marzo 2025
"Esercito di stipendiati". Casaleggio sgancia la bordata contro il M5S di Conte
Il nuovo corso targato Giuseppe Conte avrebbe dovuto ricompattare il Movimento 5 Stelle per rilanciarne le sorti politiche, ma ormai entrambi gli obiettivi sono falliti: i duri e puri sognano un ritorno alle origini e prendono le distanze dalla deriva di un partito che, nato per essere alternativo ai tradizionali schieramenti, è ormai schiacciato a sinistra. Il risultato? Il M5S perde consensi e sul territorio è in via di estinzione. Il totale snaturamento è stato aspramente criticato da Davide Casaleggio, che ha sganciato una serie di bordate senza mandarle a dire.
Il figlio di Gianroberto – intervistato da Il Tempo – si è detto d’accordo con Beppe Grillo e ha fatto notare che nell’attuale Movimento mancano all’appello la coerenza e l’esempio, che invece sono sempre le carte vincenti in politica. E infatti la disfatta nelle varie elezioni è una conseguenza inevitabile. Basti pensare agli albori dei 5S, che volevano cambiare le regole del gioco e appellarsi alla base per far scegliere programmi, candidati ed eventuali alleanze direttamente agli iscritti. Cosa è rimasto di quel “volontariato civico”?
"L’accentramento decisionale di oggi e l’accesso a tutti i privilegi della politica ha stravolto il modello”, è il siluro lanciato da Casaleggio. Che infatti, nel puntare il dito contro Conte, ha ricordato i risultati fallimentari maturati in occasione delle ultime elezioni, dalle europee a quelle per i Comuni e per le Regioni: “Non ha più superato la doppia cifra in nessuna elezione degli ultimi due anni oltre ad aver perso oltre l’80% degli eletti presenti solo tre anni fa”.
Su questo punto Casaleggio ha parafrasato Bernie Sanders, il più importante esponente americano della corrente progressista del Partito democratico che si qualifica come un socialista democratico. “La rivoluzione non si fa con un esercito di stipendiati”, ha affermato il figlio di Gianroberto. Tradotto: un cambiamento epocale non può essere portato a conclusione facendo leva solo su persone che dipendono economicamente da un sistema esistente, perché di fatto avrebbero meno incentivi o libertà per opporsi. La soluzione? Coinvolgere persone disinteressate e disposte a rischiare il proprio benessere, ma il Movimento non riesce più a catalizzare l’attenzione al di fuori della sua bolla (sempre più ristretta).
Ormai la frattura tra nostalgici e progressisti 5S sembra essere insanabile. Conte prova ad aggrapparsi alle posizioni pacifiste e non rinuncia all’ambientalismo ideologico, come se fosse il principale esponente della sinistra radicale.
Gli esiti nefasti, però, certificano il capitombolo. Anche l’àncora della disperazione del campo largo non basta per tornare in primo piano. Ormai il Movimento ha perso il requisito fondamentale della politica: la fiducia degli elettori.