il Giornale, 7 marzo 2025
Il "salva progresso"
È stato chiamato «salva Milano», ma è una definizione riduttiva. Si potrebbe tranquillamente parlare di «salva progresso», di «salva economia», financo «salva bellezza», in senso più esteso «salva Italia». Di cosa parliamo? Di un modello di urbanistica il modello che negli ultimi decenni ha fatto grande e bella Milano – che permette di recuperare in verticale cubature di edifici fatiscenti, a volte capannoni abbandonati, che si estendevano in orizzontale sul suolo pubblico. Chiedo scusa se la sto facendo troppo semplice, ma la sostanza è questa, la sostanza sono i nuovi quartieri di Milano che hanno proiettato la città in una dimensione civile e all’avanguardia. Per la procura si tratta di un reato a prescindere da altri reati, ci gira attorno da più di un anno seminando panico tra i decisori e gli investitori. Il sindaco Beppe Sala si è battuto come un leone per difendere questo modello contro la volontà del suo partito, il Pd, ed è stato sostenuto con più o meno convinzione da tutto il centrodestra, che in Parlamento ha presentato una legge per disinnescare l’attacco delle procure. Guarda caso oggi i magistrati milanesi scodellano un’inchiesta sul fatto che alcuni dei fautori del modello Milano sono sospettati di non essersi comportati in maniera corretta. A leggere i primi atti, pare che più che una pistola fumante si tratti di una scacciacani, ma non è questo il problema. Il problema è che il sindaco purtroppo sta dando l’impressione di arrendersi: «Il salva Milano finisce qui», ha commentato a caldo preso dallo sconforto. Che sarebbe un po’ come se si annullassero le Olimpiadi Milano-Cortina per un appalto truccato, se si chiudesse la Chiesa perché ci sono i preti pedofili, il tennis perché Sinner è accusato di doping.
Noi, che nella «Milano salvata» viviamo e lavoriamo, siamo grati a chi questo modello l’ha voluto e messo in atto con competenza, gusto e genio italico. Rinunciare a tanto benessere perché un funzionario in pensione uno degli arrestati aveva in atto un contratto da 178mila euro con l’associazione dei costruttori e perché la procura non vuole, mi sembra una follia bella e buona.
Una resa che, scommetto, da Milano contagerà tutte le città bisognose di uscire dal degrado. Perché se si arrende Milano, figurati il resto d’Italia.
Signor sindaco, ci ripensi, le qualità per farlo non le mancano. Buttar via il bambino con l’acqua sporca non è cosa da milanesi.