il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2025
L’inviato speciale di Trump in Italia: “Antonio Tajani è ‘Tagliatella’, così lo si chiama nei corridoi di Washington”
Antonio Tajani è “Tagliatella”. E giù risate: “Così lo si chiama nei corridoi di Washington“. È intrisa di critiche e sfottò al ministro degli Esteri italiano la telefonata di Paolo Zampolli al Post, riportata dalla stessa testata. Zampolli è il controverso inviato speciale di Donald Trump in Italia, che ha appena terminato la sua missione dai contorni poco definitivo ripartendo da Milano in direzione Washington mercoledì mattina. Proprio prima di ripartire avrebbe chiamato il giornalista del Post Valerio Valentini, esprimendo giudizi su tutti i leader di centrodestra. Giorgia Meloni è “una politica furbissima, un genio totale, e c’è grande stima per lei a Washington”. Ma anche Matteo Salvini è un “nice guy” e, gli riconosce Zampolli, “è quello col sangue 100% trumpiano”.
Le bordate invece sono per Tajani, soprannominato appunto “Tagliatella”. D’altronde Zampolli nel suo breve viaggio in Italia ha incontrato lo stesso Salvini, ma non ha fatto visita alla Farnesina: piuttosto inusuale per un inviato speciale che dovrebbe essere riconosciuto formalmente dal ministero degli Esteri. Zampolli non riesce proprio a nascondere l’astio per Tajani: “È uno poco informato“, replica, “La Casa Bianca doveva trovare del tempo per lui?”. Poi il riferimento al viaggio della premier Meloni da Trump a Mar-a-Lago lo scorso 4 gennaio, di cui Tajani appunto non fu informato: “Mi pare che anche Meloni lo informa poco, quando viaggia”, e ancora “Marco Rubio, segretario di Stato, numero uno, neppure lui mi pare abbia ritenuto di dover informare Tajani, il suo omologo, che Meloni stava andando da Trump“. Poi lo sfottò finale: “Tajani è così, nessuno lo informa evidentemente”.
Zampolli parla anche del rapporto Italia-Usa e in particolare fra Trump e Meloni: “Grandissima leader, she’s amazing. Le relazioni sono ottime, anche se possono migliorare”. Qui il riferimento e alla posizione della premier italiana, che prima dell’avvento di Trump alla Casa Bianca era una convinta sostenitrice di Volodymyr Zelensky: “Meloni deve capire che è cruciale distinguere il futuro dell’Ucraina dal futuro personale di Zelensky”, argomenta Zampolli. Che attacca il presidente ucraino, definendolo “Lassie“, come fa la propaganda putiniana. Per l’imprenditore italiano, “Trump ha sempre ragione” e “le relazioni con Meloni sono ottime“. Ma per la premier “era anche ora che mollasse Zelensky, no?”.