il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2025
Tutti contro il Ponte sullo stretto. Tar, Pm, Antitrust e Ue: l’offensiva delle associazioni
L’ultima fatica degli avvocati impegnati sul fronte avverso al Ponte sullo Stretto è stata il ricorso in appello presentato contro la sentenza del Tribunale delle Imprese che ha condannato più di 100 ricorrenti al pagamento della cifra monstre di 340 mila euro (comprese spese amministrative varie) a favore della Stretto di Messina Spa. Ma il movimento “no al Ponte” non ha lasciato nulla di intentato: “Due ricorsi al Tar, tre denunce penali e un esposto all’Autorità garante della concorrenza del mercato”, elenca Aurora Notarianni, avvocata messinese impegnata in prima linea sul fronte legale, per conto del Wwf e Legambiente.
Un lungo elenco che racconta il clima battagliero che impera sulle due sponde sullo Stretto. Uno dei due ricorsi presentati al Tar del Lazio è infatti quello del Comune di villa San Giovanni e della Città metropolitana di Reggio Calabria, un altro è invece stato presentato dalle associazioni ambientaliste Wwf, Legambiente e Lipu. Tutti i ricorsi al Tar sono contro il parere positivo sull’impatto ambientale dell’opera rilasciato dalla commissione Via Vas del Mase: “È di fatto un parere negativo mascherato da positivo”, spiega ancora Notarianni. Il parere, infatti, approvato all’unanimità dai membri della commissione presenta ben 62 prescrizioni “che ne condizionano la validità”, dice ancora l’avvocata messinese. D’altronde il parere risulta negativo “con riferimento alla valutazione di incidenza appropriata (livello II) per i siti Zps, Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina Stretto (ovvero tutta la zona siciliana, ndr) e Zsc, fondali da punta Pezzo a capo dell’Armi (dal lato calabrese, ndr), per i quali non è possibile escludere che il progetto determinerà incidenze significative”.
È quanto si legge dalla relazione della commissione Via Vas, e per questo il ricorso davanti al Tar del Lazio: “Come si può ritenere positivo un parere che è negativo per la Vinca?”, chiede Notarianni. Intanto la Stretto di Messina Spa si è difesa chiedendo che venisse dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Villa San Giovanni e Reggio Calabria, ma il Tar del Lazio ha bocciato la richiesta della società guidata da Pietro Ciucci e si è in attesa che venga fissata l’udienza di discussione.
A queste battaglie giudiziarie si aggiungono le tre denunce penali per le ipotesi di truffa e di disastro ambientale contro il decreto Ponte che ha ripristinato il progetto del 2011. Sono state presentate a Messina da una serie di professionisti, tra cui alcuni ex magistrati in pensione, a Reggio Calabria dal comitato TiTengoStretto e a Roma – dove è stata aperta un’indagine – da Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni ed Elly Schlein. Mentre è stato da poco presentato il ricorso in appello contro la dura sentenza del Tribunale delle Imprese, che ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese nei confronti della Stretto di Messina Spa. Un’azione inibitoria collettiva presentata da più di 100 ricorrenti che continuano adesso a dare battaglia: “Non è chiaro come sia stata calcolata questa cifra, per questo è stato proposto appello. Ma la condanna pesa come un macigno, non solo su chi ha intrapreso questa battaglia legale, ma su tutte e tutti noi che ci opponiamo a un’opera inutile, dannosa e priva di un progetto credibile”, hanno scritto i ricorrenti nel sito in cui lanciano la raccolta fondi per sostenere le spese legali. I cento ricorrenti hanno, infatti, presentato l’appello alla sentenza del Tribunale delle Imprese, sottolineando come “l’abnormità della condanna ha come effetto quello di disincentivare i cittadini e soprattutto le classi sociali più deboli nel far ricorso alla giustizia per le conseguenze economiche che ne possano derivare”. Una condanna che è anche, per i ricorrenti, “un unicum nell’ordinamento”, spiega Notarianni.
Solo due settimane fa, invece, una delegazione del coordinamento No Ponte è intervenuto al Parlamento europeo a Bruxelles, per chiedere di fermare il progetto non concedendo la deroga che l’Italia dovrà chiedere per i vincoli ambientali vigenti sul lato messinese. Intanto il clima sullo Stretto si fa sempre più rovente. Lo scorso primo marzo all’ultima manifestazione No Ponte ci sono state cariche di alleggerimento contro i manifestanti che avevano lanciato un fumogeno, un evento che ha scatenato la reazione del gruppo della Lega messinese che ha presentato una mozione in consiglio comunale per chiedere l’interdizione dei manifestanti più violenti. “Rigettiamo il tentativo di strumentalizzare o, peggio, criminalizzare un movimento di popolo nonviolento”, ha, invece, ribattuto il comitato “Invece del Ponte”.