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 2025  marzo 06 Giovedì calendario

Antonio Cabrini: «Alla Juventus coi picchetti a Mirafiori, l’amore con Sonia Braga. Le donne? Con una partita importante non mi sarebbe importato neanche di miss Mondo»


È stato un punto fermo della Juventus di Platini e Paolo Rossi (conquistando sei scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa e una Coppa Intercontinentale), ha vinto il Mondiale di Spagna ’82 (sbagliando un rigore, sullo 0-0, nella finale contro la Germania Ovest), ma oggi Antonio Cabrini è un imprenditore ed anche mental coach: «Ho 67 anni e da sei-sette ho rapporti con le aziende. Faccio una serie di incontri, diciamo una trentina in un anno, con chi ha bisogno di un’ispirazione da chi ha vissuto lo sport ad alto livello. Più o meno, è quello che fa Julio Velasco. Di cosa parlo? Dipende dall’azienda, ma è chiaro che in genere prendo la mia vita da sportivo e la utilizzo per spiegare come comportarsi. Un’azienda non è così diversa da uno spogliatoio. Mi è capitato di parlare a 10 persone e in palazzetti con 800 spettatori. Più difficile quella volta con 10 persone: c’erano i figli che non andavano d’accordo con il padre imprenditore e bisognava trovare una strada», ha raccontato Cabrini alla «Gazzetta dello Sport».
Cabrini che fine ha fatto: «Padel e incontri con le aziende»
Non solo corsi in azienda però per l’ex campione. «Sono diventato istruttore di primo livello di padel, diciamo un maestro di base, e ho aperto un centro a Cremona con Cesare Prandelli. Cesare è il mio migliore amico nel calcio, ricordo ancora l’inizio di tutto. Andai a un provino per gli Allievi della Cremonese, vestito da basket con i pantaloni in raso, e lui, che giocava in quella squadra, si mise a ridere: «Ma dove vuoi andare?. Diventammo amici, ma era un altro mondo, un’altra vita».
Per Cabrini una vita più bella. La sua famiglia aveva un’azienda agricola, a 10 chilometri da Cremona: «Ci lavoravano 20 famiglie, ognuna con ragazzi più o meno della mia età. C’era chi curava le stalle, chi lavorava i campi. Alla sera si stava assieme nell’aia a fare tutti i giochi del mondo. Compreso il pallone. La squadra della cascina sfidava quella del paese vicino. Io giocavo sempre in attacco: ala sinistra. Ero milanista perché dalle mie parti ci si divideva così: 40% milanisti, 40% interisti, 20% juventini. Il mio riferimento era Pierino Prati, un mancino come me, ma non pensavo “voglio diventare Prati”, non avevo piani di grandezza. Giocavo e basta».
Cabrini e l’arrivo alla Juventus
Invece, a 19 anni Cabrini è già alla Juventus: «Una grande fortuna. Quella Juve aveva un grande gruppo e un grande allenatore come il Trap. Non ho mai avuto problemi di ambientamento. Certo, erano anni particolari. Nei mesi delle proteste, per andare ad allenarmi passavo con l’auto in mezzo ai picchetti dei manifestanti fuori da Mirafiori. Eravamo due mondi vicinissimi e lontanissimi allo stesso tempo».
Sulle sue storie sentimentali, Cabrini ha concluso: «Ci sono state storie con donne conosciute, ma sarebbe mancanza di rispetto, non si raccontano. Quello che si è scritto però è vero: la mia fidanzata più famosa è stata Sonia Braga. A ripensarci però, non rincorrevo le donne e, se ci fosse stata una partita importante, non mi sarebbe importato nulla nemmeno di Miss Mondo».