Corriere della Sera, 6 marzo 2025
La saggezza di Amato sul fine vita e la crudeltà del legislatore
Nel mezzo di una bella intervista a Repubblica sull’agonia dei sistemi democratici nell’era di Trump, Giuliano Amato trova parole di straordinaria saggezza e umanità sul tema del fine vita. Dopo esserci ripresi dallo choc dell’avventuroso accostamento di due emergenze così diverse, dobbiamo invitare tutti i parlamentari, nessuno escluso, a leggere l’analisi di grande lucidità dell’ex presidente della Corte Costituzionale.
Amato trova deprimente la rincorsa, peraltro affannosa e contraddittoria, delle leggi regionali, con tanti comitati bioetici territoriali. Non può esistere in un Paese civile il federalismo del fine vita e nemmeno l’abbandono colpevole al loro destino di tante persone sofferenti. Un Parlamento che non decide è un Parlamento crudele. Secondo Amato bisogna evitare «la contrapposizione tra due principi inconciliabili come l’autodeterminazione e l’indisponibilità della vita e mettere al centro la pietà umana». Dire sì al suicidio assistito esclusivamente nei casi previsti dalla sentenza della Corte – quando c’è solo sofferenza, fisica e psicologica, e nessuna speranza – non significa avventurarci lungo un «pendio scivoloso» che ne allarghi il ricorso.
È comunque sempre una sconfitta e non esiste, chiarisce Amato, un diritto al suicidio assistito, ma «solo» una questione di umanità e di rispetto del dolore delle persone. Anche la Chiesa, su questo punto, ha fatto straordinarie aperture. Il Parlamento, nonostante il richiamo della Consulta, e qualche isolata iniziativa, come quella del senatore Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia sulla quale il Pd non appare contrario, prosegue nella sua inspiegabile sordità.