Corriere della Sera, 6 marzo 2025
Artista voleva far morire di fame e sete tre maiali per denunciare le violenze sui maiali. Beffato da un amico
Aveva pensato che lasciare morire di fame tre maialini in una gabbia nell’ambito di una installazione sarebbe stata una grande opera di arte contemporanea e al tempo stesso una formidabile forma di denuncia. Decisamente molto realistica visto che la morte dei tre porcellini sarebbe avvenuta di fatto sotto gli occhi dei visitatori della mostra «And now you care», inaugurata la scorsa settimana a Copenaghen, dopo un lento deperimento quotidiano. Ma le cose non sono andate così. I tre maialini sono stati infatti rubati e la mostra è stata chiusa. Ad agevolare il colpo è stato un amico dell’artista, di cui evidentemente non ha condiviso l’estremismo.
Marco Evaristti, artista originario del Cile, aveva spiegato che la sua provocazione era finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sul processo di produzione industriale della carne. La sua installazione, tra l’altro, era stata allestita nel cuore del Meatpacking District della capitale danese. Ma a molti la decisione di sacrificare tre suinetti per dare forza al messaggio è sembrata davvero eccessiva. Così un gruppo di attivisti che si battono per i diritti degli animali ha compiuto il furto, oppure il salvataggio degli animali, a seconda di punti di vista. E lo ha fatto con la complicità dell’amico di Evaristti, Caspar Steffensen. L’artista, che si è detto contrariato per lo stop forzato alla sua «performance» e per il contributo dato dal suo compare, ha comunque annunciato che troverà un altro modo per portare avanti il messaggio.
Nel frattempo però è stato subissato di critiche e di insulti. «Ho ricevuto un sacco di messaggi di odio da tutto il mondo – ha detto alla Associated Press -. Penso che la gente non capisca che la mia arte riguarda i diritti degli animali». Ovvero la denuncia delle condizioni di crudeltà con cui vengono allevati e poi macellati gli animali destinati alla grande distribuzione. Concetto però complicato da far passare attraverso questa iniziativa, considerando che i tre maiali – soprannominati Lucia, Simon e Benjamin – venivano detenuti in una gabbia posticcia creata con dei carrelli della spesa e privati ad oltranza di cibo e acqua.
Dopo il furto, Evaristti ha chiamato la polizia e sporto denuncia. «Sono stato costretto a chiudere l’intera mostra – ha raccontato – e per questo sono rimasto molto deluso quando Caspar mi ha detto martedì che era coinvolto nell’operazione. Ma poi ci ho pensato per qualche ora e ho capito che almeno in questo modo i maialini avrebbero avuto una vita felice».
I gruppi animalisti avevano già nei giorni scorsi espresso tutta la loro perplessità per la modalità con cui l’artista intendeva lanciare il suo messaggio: bene la sensibilizzazione, che anche il mondo delle associazioni spesso porta avanti con l’utilizzo di immagini che non lasciano molto spazio all’immaginazione. Ma un conto è raccontare e documentare come soffrono e muoiono gli animali, ben diversi è essere parte del processo che porta alla loro morte. Di qui la decisione di intervenire.
Caspar Steffensen ha rivendicato il suo ruolo nell’operazione. Sempre all’Associated Press ha spiegato che non poteva permettere che i tre animali affrontassero una morte dolorosa dopo che sua figlia di 10 anni lo aveva invece implorato di assicurarsi che i maiali non morissero. «Così, quando sono stato avvicinato da un attivista che chiedeva aiuto per liberare gli animali, ho pensato di farli entrare segretamente nella galleria». Da cui sono usciti assieme ai tre suinetti.