il Giornale, 5 marzo 2025
Patriot, Abrams, Himars: le armi congelate dagli Usa
Alla fine Donald Trump ha deciso di chiudere i rubinetti. Lo stop degli aiuti destinati all’Ucraina è il punto di caduta di tensioni crescenti lungo l’asse Washington-Kiev, tensioni deflagrate nello Studio Ovale col duello tra il tycoon e Volodymyr Zelensky. Ora la Casa Bianca accelera e per portare a più miti consigli il presidente ucraino blocca gli aiuti. Trump vuole andare veloce, firmare il patto su terre rare e minerali strategici per poi negoziare con Mosca la fine delle ostilità. Secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS) dallo scoppio della guerra gli Usa hanno fornito all’Ucraina aiuti militari pari a 86 miliardi di dollari, ma ora l’amministrazione ha bloccato tutti quelli pendenti. Si tratta di forniture già approvate dell’amministrazione Biden e che si trovano in vari stadi della spedizione. Lo stop vale per tutto il materiale che non è ancora entrato in Ucraina e comprende quello in transito, nei porti e nelle aree di stoccaggio in Polonia.
Per ora non è chiara l’entità economica dello stop, ma considerando che il tempo medio di consegna dei pacchetti è di otto mesi è chiaro che riguarda tutto quello che Biden ha promesso nell’ultimo anno. Quello che è certo è che il blocco va a colpire tutte le capacità di Kiev. Verrebbero fermate le forniture di missili per i sistemi intercettori come il dispositivo di difesa aereo Patriot. Ma verrebbero bloccate anche le consegne di munizioni per il sistema Himars. Addio anche ad altri pezzi di artiglieria da mortaio e forse a forniture per la manutenzione di caccia F-16, dei tank Abrams e dei corazzati Bradley. La decisione di Trump va a colpire sia lo «scudo» che la «spada» di Kiev. Da un lato indebolisce lo schermo missilistico, già carente, che protegge alcune aree del Paese dai raid delle forze russe; dall’altro limita l’operatività lungo il fronte. Gli Himars, ad esempio, hanno permesso alle forze di Kiev di allungare le linee di rifornimento dell’esercito russo e rendere l’offensiva russa un’avanzata al rallentatore.
Per ora Zelensky apre al dialogo con Trump e il primo ministro Denys Shmyhal dice che Kiev ha ancora i mezzi per rifornire le truppe. Malcolm Chalmers, del think tank britannico Royal United Services Institute ha detto al Washington Post che il crollo non sarà imminente, ma ne risentirà a lungo termine. «Gli Usa forniscono il 20% del totale dell’hardware militare, ma è il 20% più letale e importante». Secondo previsioni più pessimistiche Kiev potrebbe mantenere gli attuali ritmi di consumo degli armamenti solo fino all’estate.
C’è infine un’ombra inquietante, la possibilità che gli Usa chiudano altri canali importanti, come il supporto
dell’intelligence o Starlink. Il sistema di SpaceX nel Paese ha 42 mila terminali e il loro spegnimento disarticolerebbe le comunicazioni lungo il fronte inficiando la precisione di colpi di artiglieria e raid dei droni.