Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  marzo 05 Mercoledì calendario

Dazi, la guerra dell’alcol del Canada: via dagli scaffali whisky, bourbon e liquori americani

 I canadesi hanno risposto alla guerra commerciale dei dazi lanciata da Donald Trump con la “guerra dell’alcol”, cioè la messa al bando di whisky, bourbon e liquori americani. Molte delle tredici province canadesi si sono coordinate per dare una risposta corale e togliere dal commercio migliaia di bottiglie di importazione, colpendo gli Stati Usa a maggioranza trumpiana. “Questo – ha spiegato il premier dell’Ontario Doug Ford – è un enorme colpo per i produttori americani”. Anche Quebec, Manitoba e British Columbia si sono unite, tra le altre, alle iniziative con l’obiettivo di colpire gli Stati guidati dai repubblicani, tra i maggiori esportatori di alcol in Canada.
Un’immagine virale sulla piattaforma Reddit mostra un cartello con scritto “compra canadese invece di”, e il simbolo nazionale della foglia d’acero con le sue undici punte, appeso su uno scaffale vuoto dove prima c’erano i prodotti americani. Il premier di British Columbia aveva annunciato la messa al bando già sabato, subito dopo l’annuncio di Trump di imporre dazi al Paese alleato e confinante a nord. Stesso provvedimento è stato preso dalla provincia di Nova Scotia, che ha chiesto ai rivenditori di togliere da scaffali e vetrine i prodotti statunitensi. Sui social migliaia di canadesi hanno approvato l’iniziativa e lo stesso premier dimissionario Justin Trudeau, che ha lanciato la linea dura, ha guadagnato consensi.
La guerra dell’alcol metterà in crisi i giganti Usa del settore come Jack Daniels, che viene prodotto nel Tennessee, Bacardi Rum Florida), Tito’s Vodka (Texas), Jim Beam (Kentucky) e Bulleit Bourbon (Kentucky), ma sono decine le etichette colpite dalla protesta. Soltanto nell’Ontario vengono venduti in un anno beni americani per un valore complessivo di 965 milioni di dollari, e che riguardano più di 3600 prodotti esportati da trentacinque Stati americani. L’Ontario, il più popoloso del Canada, dove vive un cittadino su tre dell’intera nazione, è anche la provincia con la maggiore produzione industriale, maggiore della somma di tutte le altre province.
Nel frattempo il governo federale canadese ha annunciato l’imposizione di dazi al 25 per cento su importazioni dagli Usa per più di trenta miliardi, ma conta di applicare le nuove tariffe a tutti i prodotti, che valgono oltre 150 miliardi di dollari. La rappresaglia verrà completata entro fine marzo e si aggiunge ad altre misure.
L’Ontario ha annullato anche il contratto da cento milioni di dollari con Starlink di Elon Musk, imporrà una tariffa del 25 per cento alle forniture di energia elettrica in molti Stati americani della costa est e del midwest, e minacciato di tagliare l’energia se le tariffe di Trump continueranno a restare in vigore anche ad aprile. “Dobbiamo essere pronti – ha detto il premier della provincia, Ford – ad affrontare una lunga battaglia. Useremo ogni strumento a nostra disposizione”.