Corriere della Sera, 5 marzo 2025
L’Iran pensa al servizio di leva obbligatorio per le donne
In attesa di capire quali saranno le prossime mosse del presidente statunitense Donald Trump, la leadership di Teheran potrebbe prendere due piccioni con una fava: imponendo il servizio militare obbligatorio di due anni per le ragazze, potrebbe da una parte aumentare il numero di soldati in vista di una nuova guerra e, dall’altra, convogliare la rabbia delle giovani nell’addestramento militare.
Ma le possibili reazioni, e l’idea di armare una popolazione femminile già particolarmente agguerrita, hanno evidentemente spaventato i conservatori.
Non è la prima volta che, in Iran, si discute di costringere le donne a servire nelle forse armate. Era successo nel 2011, e le autorità militari avevano prontamente negato questa possibilità. Di nuovo, nel 2018, un deputato aveva azzardato l’ipotesi, ma aveva poi dichiarato che si trattava soltanto di una battuta.
In Iran, il servizio militare obbligatorio di due anni per gli uomini a partire dai 21 anni era stato introdotto nel giugno 1925 da Reza Shah (1925-1941), il fondatore della dinastia Pahlavi. Un provvedimento particolarmente osteggiato dalle tribù e dagli abitanti delle campagne, privati della manodopera più giovane e forte. A quel tempo, a essere esentati dall’obbligo di prestare servizio militare furono i seminaristi. Nel 1963 Mohammad Reza Shah, che era succeduto al padre nel 1941, impose invece la coscrizione obbligatoria anche agli studenti di teologia, causando proteste in tutto l’Iran.
Questa breve digressione storica serve a far comprendere quanto sia delicato l’argomento in Iran, dove oggi si deve servire nelle forze armate per 24 mesi a partire dai 18 anni, con la possibilità di rimandare per poter terminare gli studi. Fino a qualche anno fa l’esenzione dal servizio militare poteva essere «acquistata» dalle famiglie benestanti con l’equivalente di circa 4 000 euro. Ora, ad avanzare l’ipotesi del servizio militare obbligatorio per le iraniane è stata una petizione lanciata il 10 agosto 2024 sul sito Karzar con l’hashtag #girls_soldiers e rivolta al presidente del Parlamento Ghalibaf. Su questa piattaforma vi sono anche petizioni curiose, come quella di permettere alle donne di prendere la patente per le motociclette.
I media della Repubblica islamica dell’Iran hanno iniziato a scrivere della possibilità che le iraniane debbano prestare servizio militare soltanto il 24 febbraio e nel giro di due giorni le firme sono passate da 132 000 a 160 000. La notizia è stata ripresa dai media internazionali, tra cui il sito Amwaj Media specializzato su questioni politiche ed economiche del Medio Oriente.
Recentemente l’autore della petizione ha bloccato la raccolta firme, probabilmente per obbedire alla censura di regime. Secondo il sito Rooziato, a sottoscrivere la petizione online sono stati soprattutto gli uomini con il pretesto che – mandando le ragazze in caserma – verrebbe rispettata la parità di genere di cui tanto si parla.
Nella petizione si legge che in Iran le ragazze hanno la possibilità di studiare, conseguendo lauree, master e dottorati. Ma non trovano poi altrettanto spazio nel mondo del lavoro, e quindi che senso ha farle studiare? Se possono studiare – si legge sul sito della petizione – le donne potrebbero anche servire nelle forze armate. E, se questo non fosse possibile, potrebbero trascorrere i due anni di leva obbligatoria usando le loro competenze, maturate nel percorso di istruzione superiore, per il progresso dell’Iran.
Di tutto questo si sta discutendo in Iran, dove le ragazze sono il 62% della popolazione universitaria ma rappresentano solo il 14,4% della forza lavoro e, infatti, i due terzi dei disoccupati sono donne laureate. Il 23 febbraio l’agenzia di notizia Students News Network, di matrice conservatrice, ha definito «bizzarra» la petizione. E non ha esitato a criticare i media che l’avevano reso nota, dandole ampia pubblicità. Secondo questa agenzia di stampa, la petizione sarebbe stata «una reazione satirica alla richiesta di maggiori diritti da parte delle donne». Il 23 febbraio il quotidiano riformista Etemad ha criticato gli uomini che hanno sottoscritto la petizione, e osservato: «In una società in cui le donne godono di pochi diritti, in ogni ambito, pare che la loro istruzione universitaria stia dando fastidio ad alcuni maschi». Sempre quello stesso giorno, il 23 febbraio il quotidiano Haft-e Sobh ha fatto notare come la petizione abbia raccolto un numero maggiore di firme rispetto ad altre campagne volte a mettere fine al servizio militare obbligatorio per gli uomini.
In altri termini, chiedere alla leadership di Teheran di obbligare le donne ad arruolarsi per due anni, come gli uomini, sarebbe solo una provocazione contro il servizio militare. Ma è anche possibile che la petizione on-line – attualmente ancora visibile ma che non sta più raccogliendo firme – sia stato un modo, per le autorità, di testare l’opinione pubblica nel caso in cui sia necessario difendersi da un attacco militare scatenato dal presidente Trump per quel cambio di regime di cui si discute da tempo, a Washington come a Tel Aviv.