il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2025
Niente acqua, ticket ridotti: dieta Angelucci al Giornale
L’ultimo taglio è della settimana scorsa, alle colonnine di distribuzione dell’acqua. Niente più bombole per l’acqua gasata, troppo costose: solo acqua liscia. Qualcuno sussurra che il costo si aggirerebbe su una quarantina di euro l’anno, ma non importa. Via, zac, bisogna risparmiare. Su tutto. Questa è la cura Angelucci cui è sottoposta la redazione del Giornale. Che, sempre per il motivo di cui sopra, un paio d’anni fa ha dovuto lasciare la storica e centralissima sede di via Negri per traslocare in via dell’Aprica, periferia nord di Milano, dove è stato trasferito anche Libero. Ma se quest’ultimo conosce bene la “dieta” Angelucci, per il primo è una novità e i giornalisti sono in subbuglio. Qui si ha ancora un contratto integrativo, con uno stipendio leggermente superiore alla media, e pure il telefono e l’auto aziendale.
Ecco l’auto: andranno tutte a scadenza e non saranno rinnovate. E molti dipendenti saranno costretti a comprarsi la macchina. Dimezzati pure i buoni pasto, da 15 a 7 euro. E a lamentarsi sono soprattutto quelli che vanno in riunione al mattino, che poi stanno in redazione tutto il giorno, costretti a pranzare fuori con 7 euro. A Milano, neanche un panino. Avevano in dotazione pure dei bellissimi iPad, i cronisti del Giornale: quelli se li potranno tenere, ma senza Sim. Sono anche stati aboliti tutti gli straordinari e contingentate le domeniche. Ed è stato introdotto il badge, che fa poco Oriana Fallaci e molto travet. Uno dei capitoli più dolenti riguarda proprio gli inviati: niente più trasferte di lavoro, tranne rare eccezioni, a meno che i cronisti non siano spesati da chi vi invita. Da “inviati” a “invitati”, insomma. E comunque non ci sarà più l’indennità di trasferta: quella maggiorazione al compenso giornaliero se si è fuori per servizio. “Qua tra un po’ diventerà difficile pure farsi rimborsare un taxi…”, sussurra amaramente un cronista.
Dieta dimagrante messa a punto dall’amministratore delegato Nicola Speroni e dal direttore generale Stefania Bedogni. I due sono riusciti a ottenere 12 pre-pensionamenti, ma su base volontaria: chissà quanti accetteranno? Nel frattempo a dicembre se n’è andato l’ex capo dell’Economia, Marcello Zacché, mentre Osvaldo De Paolini, già in pensione, è diventato il dominus del settore economico, tanto da lavorare a un nuovo inserto: si chiamerà Moneta e uscirà ai primi di aprile, gestito da una società esterna: così i nuovi arrivati non resteranno sul gobbone degli Angelucci. Quella dell’inserto economico è una vecchia fissa della stampa destrorsa, convinti che porti parecchia pubblicità. Ci provò anni fa Libero, con Libero Mercato, e ora arriverà Moneta, che uscirà coi tre quotidiani del gruppo (Giornale, Libero, Tempo).
Ma i tagli hanno riguardato anche il vertice. A Vittorio Feltri è stato decurtato lo stipendio di 10 mila euro, ma non sarebbe stato toccato quello di Alessandro Sallusti, che di queste beghe aziendali non vuol proprio sentir parlare. Si vede poco e parla anche meno. Chi però non si vede proprio mai è Nicola Porro, che sarebbe vicedirettore ma in via dell’Aprica, dicono, non ha mai messo piede. E a fronte di questi tagli draconiani sono in tanti a storcere il naso davanti ad alcuni ultimi contratti di collaborazione: Hoara Borselli, l’ex governatore ligure Giovanni Toti, Andrea Ruggieri, Karen Rubin (moglie del direttore del Tg5 Clemente Mimun). “In redazione c’è un clima da smobilitazione totale, ognuno pensa solo ai fatti suoi…”, spiffera una cronista. E la linea editoriale? “Anche se ha solo il 30%, l’influenza di Marina Berlusconi è forte. Capirai, Sallusti e altri hanno pesanti contratti con Mediaset…”.
Al piano di sotto, a Libero, l’aria è migliore solo perché lì alla dieta Angelucci sono più abituati. Le ultime da quelle parti, secondo Dagospia, narrano di una lite in riunione tra Mario Sechi e Daniele Capezzone per un titolo. “Non devi insegnare a me come si fa un giornale!”, sarebbe sbottato il direttore con l’ex radicale. Altri, però, smentiscono. “Ma no, vanno d’amore e d’accordo…”. Sta di fatto, però, che Capezzone in redazione da tempo non si vede più, prima per un’influenza e ora chissà.