La Stampa, 4 marzo 2025
La Lega: “Deriva bellicista dell’Ue”. E Salvini: i dazi di Trump non sono un problema
«Per me l’interesse nazionale prevale su quello europeo, premesso che dovrebbero coincidere. Il problema non sono i dazi di Trump ma quelli europei che ci auto-infliggiamo». Matteo Salvini torna a parlare a Milano dopo alcune settimane di assenza dalla sua città e mentre nel governo la sua linea in politica estera è messa sotto la lente.
Parla dell’Auditorium di Assolombarda in occasione della nona edizione del convegno “Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry”. «È un momento in cui occorre calma, occorre ragionare, non servono le tifoserie a prescindere – tu stai con tizio o con caio?, ha ragione Trump o Zelensky?». Frasi che, in qualche modo, ricalcano l’invito della premier Meloni a «evitare le tifoserie» ma che sul ruolo europeo dell’Italia divergono significativamente.
«Partiamo dai numeri, dalla prospettiva di ciò che probabilmente può accadere», spiega il ministro dei Trasporti -. «Certezze non ne abbiamo, e lo dimostrano le visioni di 2 anni fa su come la guerra sarebbe andata a finire e su come le sanzioni avrebbero pesato sulla Russia». Poi aggiunge: «Se mi chiedono se per me prevale l’interesse europeo o quello nazionale, fatto salvo che in un mondo ideale dovrebbero coincidere, rispondo che per me prevale quello italiano».
Ancora la critica a Bruxelles: «Oggi pomeriggio vado nel mio ufficio e sto trattando con la Commissione europea sui balneari e sulle spiagge: ditemi voi se in un momento come questo, l’urgenza di un ministro debbano essere le spiagge». E aggiunge: «A Bruxelles probabilmente qualcuno non ha capito il cambio di paradigma in corso nel mondo». Quello dell’Europa è «un ragionamento sovietico, – tu devi comprare l’auto elettrica o ti multo – quindi “il problema non è Trump o la Cina” perché “i dazi ce li stiamo auto-imponendo da anni con regolamenti e vincoli che arrivano da Bruxelles».
Cosa fare con Trump?, si chiede il vicepremier leghista: «L’Italia può dialogare con la prima potenza al mondo. L’Italia non è l’obiettivo di Trump in fatto di dazi. Noi esportiamo prodotti di fascia molto alta: Ferrari e Parmigiano. Non penso che se Trump vuole ridurre il disavanzo commerciale sia questa la strategia. Trump usa i dazi come strumento commerciale, per chiedere lo schieramento di militari per bloccare traffico di droga e immigrazione».
Poi sulla guerra in Ucraina: «Fatto salvo che so bene chi è l’aggredito e chi l’aggressore, al momento non ci sono vincitori sul campo. Trump vuole chiudere i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente per motivi anche commerciali. Non penso che l’invio di truppe italiane sia all’ordine del giorno, come ha detto la premier. Il governo, nonostante quello che si scrive, è assolutamente compatto su questo». Quanto al “riarmo europeo” proposto da Ursula von der Leyen, si chiede «fare debito per acquistare armi è la scelta giusta per lasciare la pace ai nostri figli? Continuo a sostenere che serva cautela e mi chiedo, se al posto di Roma, che ha una sintonia con Washington, ci fosse Parigi o Berlino, Macron o Scholz curerebbe gli interessi europei o quelli nazionali?».
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Ci tiene a precisare anche che in materia di treni, «sulla rete nazionale circolano 10mila treni e siamo al massimo storico con 1.200 cantieri sulla rete», sottolineando che «su 10mila che circolano oggi fa più rumore il treno che arriva in ritardo rispetto agli altri 9.999, che sono puntuali». Poi aggiunge: «Sono le 10.30 del mattino e non mi è ancora arrivata una mozione di sfiducia – ironizza – ma me ne arriveranno 3 o 4 nel pomeriggio».
Intanto, in una nota la delegazione della Lega al Parlamento europeo, dichiara che «È preoccupante la deriva bellicista intrapresa dall’Unione Europea, che mentre l’America di Donald Trump lavora per la pace e parla di fine del conflitto in Ucraina, corre al riarmo e parla di soldati al fronte. Investire nella difesa è importante, ma è prerogativa dei singoli Paesi, non della Commissione Europea» afferma in una nota. Per gli eurodeputati leghisti, è «allarmante anche che Ursula Von der Leyen propone di investire in armamenti sottraendo risorse ai fondi di coesione, che sarebbero in realtà destinati a promuovere lo sviluppo economico e sociale degli Stati membri». «L’Ue non riesce a reperire fondi per le altre priorità, ma trova 800 miliardi per il riarmo? Una escalation militare inquietante, che non è per nulla proporzionale agli sforzi effettuati da Bruxelles, negli ultimi tre anni, per fare sì che la diplomazia si sostituisca ai fucili e alle bombe: se qualcuno in Europa vuole la terza guerra mondiale, non lo fa a nostro nome», concludono.