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 2025  marzo 04 Martedì calendario

Congresso blindato, la mossa di Salvini che spiazza i nordisti

Sono giorni di fermento nella Lega. Le uscite critiche sulla politica estera di Matteo Salvini da parte di Riccardo Molinari e Massimo Garavaglia – salvo poi mezze rettifiche – sono state come benzina sull’incendio dei malumori della base. Non solo a causa dei dubbi sul trumpismo spinto del segretario e sull’affiatamento con i partiti di estrema destra come l’Afd «che hanno un Dna totalmente diverso da noi». A preoccupare il Nord – e non poco – è il congresso federale per eleggere il nuovo segretario.
Sgomberato il campo dalla possibile corsa di Luca Zaia per la segreteria – «lo escludo: devo pensare al Veneto» ha ribadito ieri il Doge da Roncade – pare che i tempi, ormai, siano maturi. E Salvini vuole sfruttare quel po’ di vantaggio che ha prima delle regionali per blindare la sua candidatura. Le date plausibili potrebbero essere quelle del 5-6 o del 12-13 di aprile (sabato il dibattito sulle mozioni, domenica la sintesi e i voti), anche se tra le segreterie regionali si registra un certo scetticismo: «Dovrebbero indirlo già domattina per fare in tempo per i primi di aprile – si sfoga una fonte interna – A meno che non vogliano convocare i delegati con una sola settimana di anticipo per limitare al massimo la possibilità di preparare tesi congressuali. Ma sarebbe un bruttissimo segnale».
I nodi da sciogliere infatti sono diversi, a partire dal regolamento che sarebbe in fase di modifica da parte di Roberto Calderoli, ministro per le Autonomie ed eminenza grigia alla guida della Commissione Statuto di via Bellerio. «Ancora non è chiaro chi parteciperà al congresso – riferisce un dirigente del Nord – ma pare che non ci saranno i delegati regionali già eletti dalla militanza, ma delegati dei delegati. Irrispettoso nei confronti dei militanti». L’altro punto su cui Calderoli e l’inner circle salviniano starebbero lavorando è una modifica ai termini per presentare le tesi congressuali da mettere ai voti: in pratica, relazioni a firma di delegati e iscritti che, se approvate, impegnano politicamente il segretario. «La relazione che Salvini più teme è quella che lo inchioderebbe a un maggior impegno sulla causa federalista», è il ragionamento di un dirigente. «Stiamo perdendo molto al Nord – dice Christian Invernizzi, ex deputato, già candidato alla segreteria lombarda contro Max Romeo e Luca Toccalini. – A noi che siamo nel partito dall’inizio questo dispiace molto. Non siamo più quello che eravamo e le scelte che si stanno facendo sono la naturale conseguenza di quanto accaduto negli ultimi anni».
In Veneto, in ogni caso, c’è chi è già al lavoro su un testo che riaffermi l’impegno della Lega come «sindacato di territorio», e come partito «post-ideologico, certo non vicino all’estrema destra». Quasi uno scambio: Salvini resta al suo posto, ma garantirà più autonomia alla Liga.
Tra le scelte ci sarebbe anche quella di spostare la sede del congresso da Milano a Roma, con l’orrore dei dirigenti del Nord, o più probabilmente a Firenze, città della fidanzata di Salvini Francesca Verdini. «Tra l’una e l’altra cambia poco: la Lega è nata al Nord e i militanti hanno bisogno di simboli, non di centralismo», è il parere dei puristi che non se la sentono neanche di considerare l’ipotesi di un trasloco a Sud del Po. Tra i lombardi, però, l’opzione fiorentina sembra «il giusto compromesso, anche per dare un segnale di visibilità in una Regione dove si andrà a votare». Altro tema sensibile è la location. «Tutto dipende dal numero dei delegati: se saranno pochi basta un hotel in centro, e da quello si capiranno tante cose» suggerisce un ben informato.