la Repubblica, 4 marzo 2025
“So chi ha ucciso Lilly, ora che l’inchiesta riparte non potrà più fingere”
«Oggi non posso essere contento perché dopo oltre tre anni l’assassino di mia sorella non ha ancora un nome. L’unico elemento di soddisfazione è che anche il procuratore Federico Frezza, grazie alla perizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, ha riconosciuto che Liliana non si è suicidata, ma che è stata uccisa». Sergio Resinovich, fratello della donna scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata morta il 5 gennaio 2022, ricostruisce «questa incredibile tragedia» e punta il dito contro Sebastiano Visintin, 74 anni, ex fotografo e marito di Liliana. Ieri la Procura, dopo il deposito della perizia che impone di riscrivere il mistero di Trieste, ha detto che è in corso «una profonda rivalutazione dell’intero procedimento, con eventuali nuovi accertamenti o acquisizioni» su cui la nuova pm Ilaria Iozzi è già al lavoro.
Se Liliana non si è suicidata, chi l’ha ammazzata?
«Non faccio nomi, ma dico che una sola persona aveva interesse a far sparire e poi ritrovare il suo cadavere. Chiunque altro si sarebbe sbarazzato del corpo, rendendolo introvabile per sempre. Solo una persona aveva invece bisogno, dopo un po’ di tempo, di farlo riapparire».
Si riferisce al marito?
«Dico che lui, se Liliana non fosse stata più trovata, non avrebbe potuto disporre dei suoi beni, entro i tempi che lo assillavano».
Come è giunto a questa conclusione?
«Pochi giorni dopo la scomparsa, mentre diceva a tutti che Lilly si era allontanata, mio cognato mi ha convocato e in auto mi ha detto che lui, da solo, economicamente non poteva vivere. Mi ha detto: “Prendo solo 560 euro al mese di pensione, non ce la faccio”. Liliana non c’era più, la cercavamo disperati e lui già pensava solo ai suoi soldi».
Crede che sua sorella sia stata uccisa per ragioni economiche?
«È evidente, noi familiari lo diciamo da tre anni. Il matrimonio era finito e il marito non era in condizioni di vivere da solo, senza casa né soldi. Il piano, dal delitto alla scomparsa per prendere tempo, al ritrovamento per accedere all’asse ereditario, è stato architettato nei dettagli».
Perché Sebastiano Visintin ora chiede alla Procura di sentire tutti i protagonisti del caso?
«Da mio cognato sono usciti solo e sempre depistaggi, bugie e incongruenze. Se Claudio Sterpin, amante di Lilly, il giorno dopo la scomparsa non fosse andato in questura a raccontare che il 14 dicembre doveva vedere mia sorella e che avevano deciso di vivere insieme, le indagini si sarebbero fermate davanti a un suggerito allontanamento volontario».
Non crede che anche Sterpin possa ora finire tra i sospettati?
«Lui non aveva alcun interesse a uccidere la donna che amava. Quando ci siamo incontrati, mi ha raccontato dettagli riservati della vita della nostra famiglia. Lilly li avrebbe rivelati solo a una persona per lei davvero speciale».
Cosa ha convinto voi familiari di essere davanti a un omicidio?
«La ricostruzione dei fatti è apparsa inverosimile dal primo istante. Non mi hanno mai fatto vedere il cadavere di Liliana. Solo settimane dopo il funerale ho potuto vedere le foto complete: il viso di mia sorella era sfigurato dalle botte, come se avesse fatto a pugni con Mike Tyson. Prima di venire soffocata, Lilly è stata selvaggiamente pestata».
Certe lesioni non potrebbero essere frutto di una esposizione del cadavere all’aperto e al freddo?
«Dobbiamo aspettare di leggere la relazione Cattaneo, ma i periti che hanno lavorato con lei lo escludono. Mia sorella non si sarebbe mai uccisa. Quando è scomparsa era in un momento di particolare felicità. Dieci giorni prima di essere uccisa mi aveva detto che voleva portare a Londra mia figlia Veronica».
Tre anni di indagini e ora si ricomincia da zero.
«Le indagini sono deragliate e anche su questo va fatta una “profonda rivalutazione”. Circostanze straordinarie hanno però concesso tempo prezioso all’assassino: eravamo in pieno ciclone Covid, sotto Natale, con poca gente in giro, con la questura decimata e il cambio al vertice della squadra mobile. Il tempo sta rimettendo i fatti sul binario giusto e ho piena fiducia in polizia e Procura».
Cosa manca per conoscere la verità?
«Solo le prove, ma sento che presto avremo anche quelle e un assassino libero in meno».