Il Messaggero, 3 marzo 2025
La guerra tra Russia ed Europa inizierà nel Mar Nero nel 2027: la previsione degli analisti russi e l’allarme per Romania e Moldavia
L’allarme arriva dagli analisti militari russi: la guerra tra Russia ed Europa inizierà nel Mar Nero nel 2027, tra due anni. Sulla base di quelli che sono gli obiettivi di Putin e dove concentra i suoi attacchi di occupazione territoriale e la sua strategia di eliminare gli Usa da una possibile guerra in Occidente. Trump ritirerà 20.000 soldati dall’Europa. Per questo è iniziata la corsa ad armarsi: gli stati europei stanno accelerando la loro economia militare entro il 2027. «A partire da quest’anno, ritengono gli analisti militari russi, l’Europa sarà pronta per la guerra con la Russia – riporta Newsweek Romania – Nessuno stratega militare si aspetta che la Russia accetti le condizioni dettate dall’Europa per fare la pace con l’Ucraina, poiché l’unico obiettivo di Putin è quello di eliminare Trump e gli Stati Uniti dal gioco»
Dunque secondo l’analisi militare la guerra tra Russia ed Europa inizierà nel Mar Nero nel 2027. «Con o senza un accordo con Putin, Trump e il suo team hanno orchestrato i “negoziati” in modo tale da mettere l’Ucraina in una posizione di debolezza, per irritare il presidente ucraino e fargli commettere un errore di fronte al presidente americano e ottenere così una ragione per gli Stati Uniti di abbandonare il conflitto – continua l’analisi – Al momento, gli Stati Uniti hanno trasferito tutta la responsabilità del sostegno all’Ucraina agli europei, continuano a vendere loro armi e chiedono un altro presidente in Ucraina con cui poter negoziare. Uno dei punti espressamente richiesti da Putin. Tutto questo sotto la minaccia di interrompere le forniture di armi e di ritirare le truppe americane dall’Europa e dai paesi membri della Nato».
Le previsioni dei diplomatici
Gli analisti militari russi hanno previsto che in caso di interruzione totale delle forniture di armi dagli Stati Uniti (e persino dall’Europa), le Forze armate ucraine saranno in grado di organizzare una difesa per almeno altri sei mesi utilizzando vecchie scorte.
Ma queste forniture statunitensi non si sono ancora fermate, nonostante tutte le minacce dell’amministrazione Trump, ed è sempre più ovvio per il Cremlino che l’Europa non lascerà l’Ucraina in balia della Russia. Ma i diplomatici europei si aspettano che gli Stati Uniti riducano il loro contingente militare in Europa di 20.000 soldati, scrive il Washington Post, citato da Militaryni. Tre diplomatici europei hanno dichiarato che prevedono il ritiro di 20.000 soldati americani (inviati dall’amministrazione Biden dopo l’inizio dell’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina nel 2022). «Non mi sorprenderebbe se, a un certo punto, queste truppe tornassero alle loro basi in America. Le forze vennero schierate nel momento di massima emergenza. Se se ne vanno, sarà una sorta di ritorno alla normalità, per così dire», ha affermato un diplomatico della Nato.
Il presidio Usa
Gli analisti ritengono che se i paesi europei inviassero truppe in Ucraina per sostenere il cessate il fuoco, ciò potrebbe anche complicare gli sforzi degli Stati Uniti nel colmare potenziali lacune in altre regioni, con la Cina come priorità dell’amministrazione Trump. Secondo l’US European Command, nel 2022 il numero di militari statunitensi in Europa variava tra 75.000 e 105.000 ( 63.000 erano presenti in modo permanente, gli altri cambiavano durante le rotazioni). Oltre alle forze di stanza nelle basi americane o degli alleati della Nato in Europa, il contingente americano svolge un ruolo chiave nel comando e nel controllo delle forze Nato nella regione. Gli Stati Uniti forniscono all’Europa intelligence satellitare e armi a lungo raggio. A metà febbraio, in Polonia, il Segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth ha affermato che l’amministrazione Trump riconosce l’importanza della presenza di truppe statunitensi in Europa per scoraggiare la Russia. Solo alla Polonia venne assicurato che avrebbe mantenuto il presidio delle truppe americane, ma non in modo permanente. Per questo, le ulteriori decisioni dei prossimi anni saranno «parte di una discussione più ampia» a Washington e tra gli alleati.
Il caso satelliti
Friedrich Merz, candidato cancelliere tedesco e leader dell’Unione Cristiano-Democratica, ritiene che l’Europa debba essere pronta a difendersi dalla Russia senza gli Stati Uniti. «Dobbiamo essere preparati al fatto che Donald Trump non sosterrà più incondizionatamente gli impegni di difesa reciproca della Nato», ha detto ai giornalisti. La maggior parte dei satelliti della Nato appartengono agli Stati Uniti, ma anche gli europei ne hanno. Tutto dipenderà dal tipo di informazioni che trasmetteranno agli ucraini. Ci saranno meno informazioni, ma non meno importanti. Il colpo più duro si verificherebbe se l’Ucraina venisse disconnessa da Starlink. Elon Musk ha già giocato con questo argomento in passato, arrivando persino a minacciare di disconnettere l’Ucraina dal suo sistema satellitare.
Lo scenario
Gli attacchi della Russia si concentrano sui porti del Mar Nero: le forze armate russe attaccano continuamente le infrastrutture portuali nella regione di Odessa, mentre le potenze occidentali cercano di raggiungere un piano di pace comune per l’Ucraina. Le offensive più grandi e gravi in questo periodo si sono verificate in direzione di Kherson, nella zona insulare della pianura alluvionale del fiume Dnepr e nel Mar Nero, Odessa e nelle aree adiacenti. Non a caso il presidente francese Emmanuel Macron ha messo in guardia la Romania e la Repubblica di Moldavia, che sono obiettivi dell’espansione di Putin. La Russia accusa sui canali di propaganda l’Ucraina di attaccare la zona costiera con portaerei Fpv, sotto la copertura di un massiccio raid aereo con droni. Allo stesso tempo, per escludere la Turchia, il secondo esercito più grande della Nato, dall’equazione dei negoziati, Mosca accusa l’esercito ucraino di aver attaccato la stazione di compressione Russkaya a Gai-Kodzor (Territorio di Krasnodar), che garantisce l’approvvigionamento di gas attraverso il gasdotto Turkish Stream, apportando benefici alla Turchia.
Il ritorno sul Mar Nero
L’esercito russo si prepara per un forte ritorno sul Mar Nero che con i porti ucraini e molto altro, è uno degli obiettivi della Russia in questa guerra. Senza raggiungere questi obiettivi – ancora l’analisi del Newsweek – si ritroverà solo con un “piede” in più sul suolo ucraino, senza riuscire a controllare l’enorme flusso economico attraverso il Mar Nero. Secondo le informazioni appena pubblicate dalla stampa russa, la Marina russa ha iniziato a utilizzare il sistema di droni Orion, noto anche come Inohodet, per missioni di ricognizione e attacco a protezione delle sue navi da guerra. Il sistema Inohodet è specificamente progettato per pattugliare le acque attorno alle sue navi e difendersi dalle minacce rappresentate dai droni navali ucraini, che hanno privato la flotta russa del Mar Nero delle sue risorse principali. Allo stesso tempo, l’esercito russo monitora l’attività degli aerei spia e dei droni occidentali, in attesa che gli Stati Uniti li ritirino. E tuttavia l’esercito russo segnala un’intensa attività da parte delle missioni di sorveglianza occidentali nel Mar Nero.
Infine la Romania ha ricevuto dagli Stati Uniti 12 droni spia MQ-35 nel Mar Nero per osservare ogni mossa della Russia e segnalare in tempo la presenza dell’aereo antisommergibile R-8A nella parte sud-orientale del Mar Nero, una presenza che non veniva osservata da molto tempo. Secondo l’esercito russo, l’R-8A non ha attraversato la costa rumena negli ultimi tre anni. “Ora ha raggiunto il sud-est, ha volteggiato a nord di Trebisonda, in Turchia, ed è tornato, volando nelle vicinanze, nella parte meridionale del Mar Nero, spesso senza accendere il transponder”, scrivono i blogger militari russi. L’R-8A non è dotato solo di apparecchiature per la ricerca e il rilevamento di navi e droni, ma è anche dotato di attrezzature speciali che installa a bassa quota. Questa apparecchiatura consente di raccogliere informazioni dall’ambiente circostante.