il Fatto Quotidiano, 3 marzo 2025
Di Maio confermato inviato speciale nel Golfo
Il “bibitaro” non c’è più. O chissà se c’è mai stato. Da quando Luigi Di Maio ha mollato i 5 Stelle e si è fatto draghiano, molti dei suoi vecchi avversari lo coccolano. E gioiscono dei suoi successi, come quello di questi giorni: dopo i necessari passaggi burocratici, Di Maio è stato confermato per altri due anni come Inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico, beccandosi anche una delega in più su Israele e Palestina.
In questa normalizzazione collettiva succede persino che qualche giorno fa, a ridosso dell’annuncio del bis, passasse sotto silenzio il comunicato di congratulazioni di Fulvio Martusciello, capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, voce di Antonio Tajani a Bruxelles. Roba che a leggerla 4 o 5 anni fa, in bocca a un esponente di FI, ci sarebbe stato da saltare sulla sedia. Oggi molto meno, anche per una lettura laterale: se alle Regionali in Campania dovesse essere candidato il 5Stelle Roberto Fico, “nemico” di Di Maio, l’endorsement potrebbe tornare utile a Martusciello, a sua volta aspirante governatore per il centrodestra.
Presidente Martusciello, leggiamo: “La decisione degli Stati membri, su proposta dell’Alto rappresentante, di aggiungere alle deleghe già assegnate a Luigi Di Maio anche quella su Israele e Palestina…”.
Ci trova d’accordo e ci fa sperare che, in un momento così delicato, possa prevalere la linea portata avanti dal nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Siamo certi…
…che Di Maio svolgerà questo incarico con equilibrio e saggezza.
Vi siete convertiti?
Di Maio è pur sempre italiano.
Ma i giudizi su di lui erano tutt’altro che lusinghieri, pure in Forza Italia. Non serve ricordare gli insulti.
È stato nominato dall’Alto commissario ed è pur sempre un italiano. A Bruxelles bisogna togliersi le magliette della squadra del cuore, tifiamo tutti per l’Italia.
Ma lei parla di equilibrio e saggezza, cita il ministro Tajani. Di Maio ha studiato?
Beh, su Israele e Palestina abbiamo le stesse idee.
Ma lei ha avuto modo di confrontarsi con Di Maio?
A dire la verità no, non c’è stata occasione. Ma conosco bene la materia: al Parlamento europeo sono stato presidente della Delegazione per le relazioni con Israele dal 2014 al 2019. Anche per questo ci tenevo ad applaudire la nomina.