Corriere della Sera, 3 marzo 2025
Temu, l’e-commerce dai prezzi stracciati fattura 50 miliardi di euro. A chi vanno i soldi?
Ci sono aziende cinesi di cui ti sei appena accorto della loro esistenza e già fatturano 50 miliardi. Prendiamo Temu, lanciata a Boston nel 2022 e in Italia nell’aprile 2023. Vale la pena conoscere i numeri e sapere chi c’è dietro a questo neonato gigante dell’e-commerce che vende online di tutto a prezzi stracciati, dai cosmetici all’elettronica, dall’abbigliamento ai mobili. In pratica decine di migliaia di venditori espongono sulla piattaforma i loro prodotti e li recapitano direttamente all’acquirente. Ma quando i prezzi sono così bassi, nascondono i costi che qualcun altro pagherà.
Cina-Isole Vergini Britanniche
Temu oggi ha oltre 90 milioni di utenti solo in Europa ed è finita sotto indagine Ue per presunta violazione delle norme a tutela dei consumatori. Il gigante asiatico tiene insieme il dumping commerciale cinese con il dumping finanziario occidentale in un formidabile ma critico mix: i prodotti low cost sono per lo più di aziende cinesi, i maggiori azionisti sono cinesi ma i guadagni finiscono alle Isole Vergini Britanniche e il gruppo ha la sua casa madre a Cayman. E qui si realizza, come vedremo, una straordinaria coincidenza con il social network TikTok e con Shein, il grande mercato online del fast fashion.
La partita della Ue
In Europa Temu sta giocando una partita decisiva, quasi di sopravvivenza. È accusata di non fare abbastanza per bloccare la vendita di prodotti illegali e pericolosi. Dopo molti avvertimenti, la piattaforma fondata da Zheng Huang è finita al centro di un’ azione esecutiva dell’antitrust Ue che vuole garantire «la conformità agli standard europei e la sicurezza per i cittadini di tutto ciò che viene venduto su Temu». La società cinese ha confermato «piena volontà a collaborare». Ma, se colpevole, rischia una maxi-multa fino al 6% del suo giro d’ affari annuo globale.
Nel 2024 – dice la Commissione Ue – sono stati importati nell’Unione europea 4,6 miliardi di articoli di basso valore, cioè non oltre i 150 euro, quasi il doppio del 2023 (2,4 miliardi) e più del triplo del 2022 (1,4 miliardi). Ogni giorno in totale 12 milioni di oggetti low cost vengono importati in Europa e nove volte su dieci arrivano dalla Cina. Nel 2023 sono stati trovati 17,5 milioni di articoli contraffatti alle frontiere: la metà dei prodotti falsi sequestrati erano stati acquistati online. Le pratiche sleali o illegali danneggiano sia i consumatori che utilizzano oggetti realizzati con materiali dannosi per la salute, sia i produttori europei che sostengono costi elevati per rispettare gli standard richiesti, sia infine l’ecosistema per l’impatto che prodotti fuori norma hanno sul ciclo di smaltimento. La Commissione punta anche a rimuovere l’esenzione per i pacchi sotto i 150 euro applicando una tassa («commissione di gestione») che vada a coprire i costi dei controlli di conformità. Oggi circa il 70% degli europei acquista regolarmente prodotti online. E i beni acquistati via web rappresentano già oltre il 97% di tutte le dichiarazioni doganali. Le dogane, dunque, sono il ventre molle di un sistema che fa acqua e deve arginare la piena che viene dall’Oriente.
Chi ha prodotto la muta da sub?
Andiamo sulla piattaforma e cerchiamo prodotti da sub; ci viene proposta, tra l’altro, una muta integrale a 32,99 euro. Interessante: clicchiamo sul marchio per vedere l’azienda produttrice e viene fuori (copiamo e incolliamo) «Dongguanshiruilongyundongyongpin Co., Ltd.» di Dongguan, che sforzandosi di «tradurlo» sembra ricondurre a un grande magazzino, quindi a un grossista. Dunque al primo test tracciabilità dubbia, garanzie di provenienza nulle.
Gli smartphone del ragazzo rumeno
Cerchiamo uno smartphone: a 112,93 euro, tra i più venduti, ce n’è uno della Doogee; clicchiamo sul marchio e ci rimandano al fornitore ufficiale, una società francese di e-commerce, la Rhyym, nessun’altra notizia. Approfondiamo: è nata a fine aprile 2024, ha 300 euro di capitale ed è gestita a Lille da un ragazzo, Cristian-Marian Matache, 23 anni di nazionalità rumena che garantisce con autocertificazione «il rispetto di tutte le leggi applicabili». Siamo in una botte di ferro.
Etilometro a 4 euro
Tra i prodotti in assoluto più venduti c’è l’etilometro portatile (il nuovo codice della strada è «complice» del boom di vendite). È un oggetto piuttosto sofisticato rispetto alla media delle offerte: la taratura deve essere perfetta e allineata a quella delle Forze dell’ordine. Chi garantisce? Temu indica la provenienza: il commerciante cinese (copia incolla del «nome dell’azienda») «Haikoumeilanweianruibaihuodian(getigongshanghu)» da cui si intuisce che arriva dalla città di Haikou, nell’isola di Hainan, distretto Meilan, estremo sud della Cina. Però è il commerciante non il produttore, tant’è che hanno la stessa provenienza altri oggetti venduti su Temu come il «Kit per la creazione di calchi 3D per le mani» o la «Copertura per l’unità di condizionamento». Il produttore dunque è un fantasma, ma 41mila automobilisti hanno affidato la loro patente e anche il portafoglio (in casi estremi pure l’incolumità propria e altrui) a questo strumento di incerta affidabilità che costa 4,65 euro.
La mangiatoia per polli
Si va relativamente più sul sicuro se dovesse servire una mangiatoia automatica per polli, adatta anche a tacchini, oche e anatre, perché ci mette la faccia la Himmelsstern Trading UG di Francoforte che tuttavia ha solo 500 euro di capitale ed è stata costituita meno di un anno fa.
La plancia di comando ai Caraibi
Usciamo dalla piattaforma e addentriamoci nelle società che controllano il gruppo Temu. Vogliamo capire chi comanda e chi incassa. La capofila operativa si chiama PDD Holdings e nei documenti il quartier generale operativo («Address of principal executive offices») viene indicato a Dublino in Irlanda, ma la sede centrale è sempre stata a Shanghai, mentre quella legale e fiscale a Cayman. È quotata in Borsa a Wall Street, sezione Nasdaq dove ha una capitalizzazione (valore di mercato delle azioni) di circa 170 miliardi di dollari, più o meno come quella di Zara (Inditex) ma quattro volte Stellantis, più di tre volte Generali, 40 miliardi più di EssilorLuxottica, 50 miliardi più di Nike. A PDD Holdings fanno capo sia Temu che Pinduoduo, piattaforma gemella per il solo mercato cinese. Diciamo subito che con PDD Holdings siamo sul pianeta dei multipli «tech», dove la progressione del business è formidabile, così come le aspettative degli investitori sul ritorno del loro investimento. A fine novembre sono stati resi noti i dati del terzo trimestre, deludendo le aspettative degli analisti: ricavi più 44% a 13,7 miliardi di dollari e utile più 61% a 3,55 miliardi. Per tutto il 2024 il fatturato previsto è di oltre 50 miliardi, quando nel 2023 erano stati 34,9 con 8 miliardi di utile. Il titolo dal primo gennaio 2025 ha guadagnato circa il 20%, ma considerando gli ultimi dodici mesi ha perso circa il 6%.
Chi incassa
Il fondatore e azionista di controllo si chiama Colin Zheng Huang, 45 anni, nazionalità e residenza cinese, ex ingegnere di Google.
Mr Huang incassa sul suo conto corrente i guadagni provenienti dalla PDD di Cayman e li incanala su tre finanziarie (Walnut Street ltd, Walnut Management ltd, Steam Water ltd) e un trust di famiglia, tutti strategicamente domiciliati alle Isole Vergini Britanniche. Un articolato sistema che mette il denaro drenato dal gruppo al sicuro dalle tasse.
Non si è mai saputo quanto realmente possieda di Temu nè l’ha mai dichiarato. Ma in base a quanto abbiamo ricostruito dagli statuti che regolano il complesso impianto societario, ha il 34,6% del capitale complessivo e il 60% dei diritti di voto. Quindi se i nostri calcoli sono giusti il suo patrimonio è oggi superiore ai 60 miliardi di dollari, ben oltre i 43 miliardi indicati nella classifica di Forbes.
Temu-TikTok-Shein: stesso fiscalista
Huang (45 anni), Zhang Yiming (41) e Xu Yangtian (41), i tre imprenditori cinesi tra i più ricchi al mondo e proprietari rispettivamente di Temu, TikTok e Shein, hanno domiciliato la gestione delle loro finanze nello stesso ufficio di una palazzina a due piani circondata da palme a pochi metri dalla spettacolare spiaggia di Seven Mile Beach a Cayman. È un ufficio della Vistra, un network internazionale di gestione societaria. Un caso? Di sicuro Mr Huang ci tiene a far sapere che i suoi guadagni sono «netti», tant’è che sul bilancio delle PDD Holding-Temu si legge : «Le Isole Cayman attualmente non riscuotono tasse su individui o società in base a profitti, redditi, guadagni o apprezzamenti e non è prevista alcuna tassazione sotto forma di imposta di successione».
Riassumendo: Temu vende prodotti per lo più di sconosciute aziende della provincia cinese che potrebbero anche essere illegali e contraffatti. Noi li acquistiamo attratti dal prezzo basso, alimentando così l’economia cinese e le finanze di mister Huang & C. nei paradisi fiscali, protetti dal governo inglese.
A farne le spese le aziende tracciabili, che investono per produrre rispettando gli standard di qualità, pagano le tasse dove realizzano i profitti, e alle quali vengono sottratti i ricavi.