Anteprima, 8 gennaio 2025
Tags : Jean-Marie Le Pen
Biografia di Jean-Marie Le Pen
Jean-Marie Le Pen (1928-2025). Politico di estrema destra francese. «Le diable de la République» (il diavolo della Repubblica). Padre di Marine che ha appreso la morte del padre durante uno scalo a Nairobi, in Kenya. Era andata a Mayotte., arcipelago francese nell’Oceano indiano distrutto da un ciclone. Jean-Marie Le Pen è morto in una struttura in cui era ricoverato da settimane. «Nato il 20 giugno 1928 a La Trinité- sur-Mer, in Bretagna. Ha appena 14 anni quando perde il padre, pescatore, ucciso da una mina tedesca finita nella rete del peschereccio La Pérséverance al largo delle coste bretoni. Jean-Marie viene così adottato dallo stato francese con il titolo di “pupillo della nazione”, attribuito agli orfani di guerra […]. La morte prematura del padre contribuì a forgiare il suo acceso patriottismo e il suo carattere coriaceo che in futuro gli varrà il soprannome di “Mehnir”, i grandi sassi che per i celtici hanno un valore sacro. Quando, sedicenne, si presentò al cospetto del colonnello Henri de La Vaissière per arruolarsi nelle Forces françaises de l’intérieur, la Resistenza unita sotto il comando del generale de Gaulle, si sentì rispondere così: “Ci hanno ordinato di assicuraci che i nostri volontari abbiano più di 18 anni. Sei un ‘pupillo della nazione’: occupati di tua madre”. Dopo gli studi in legge alla Faculté de droit de Paris, si avvicina all’Action française, movimento nazionalista e filomonarchico, di cui vende il giornale, Aspects de la France, “à la criée” (fa lo strillone). Poco dopo, nel 1954, parte come volontario in Indocina, dove la Francia è in piena decolonizzazione. A Dien Bien Phu conosce Alain Delon, anch’egli volontario, nel corpo speciale dei paracadutisti: diventeranno grandi amici. Di ritorno in Francia, entra in politica nel movimento di Pierre Poujade, populista ante litteram, e a 27 anni è il più giovane deputato dell’Assemblea nazionale. Un anno dopo lascia Poujade e fonda il Front national des combattants, antesignano del Front national. Da quel momento inizia l’ascesa del “Diable de la République”. Dopo essere stato volontario in Algeria, dove ha praticato la tortura ad alcuni prigionieri “perché era necessario farlo” (così si giustificò alla rivista Combat nel 1962) e aver lanciato nel 1971 una casa discografica, pubblicando quattro album dal titolo III Reich. Voci e canti dell’Esercito tedesco, decide nel 1972 di unire i militanti di Ordre Nouveau e altri gruppuscoli di estrema destra sotto lo stesso tetto: nasce il Front national. Il simbolo del partito è una fiamma tricolore copiata dall’Msi di Giorgio Almirante (con il blu al posto del verde) […]. I francesi d’abord, fuori gli immigrati, Dio, patria e famiglia: sono i capisaldi del pensiero di Jean-Marie Le Pen […]. Nel 2002, il suo più grande successo: la qualificazione al ballottaggio contro Jacques Chirac alle presidenziali, con la sconfitta dell’odiato Partito socialista di Lionel Jospin, il famoso “coup de tonnerre”. Il suo antisemitismo disinibito – le accuse all’ex presidente Jacques Chirac di essere “a libro paga degli ebrei” e la frase sulle camere a gas “dettaglio della Seconda guerra mondiale” – hanno contribuito al divorzio politico con la figlia Marine, che nel 2015 lo ha cacciato dal partito accelerando la fine del fu Front national» [Zanon, Foglio]. «Negli ultimi anni, Le Pen padre era impegnato nella stesura delle sue memorie, che possono essere lette come un romanzo noir del Novecento, un rabdomante dell’anima nera francese, dalle guerre in Indocina e Algeria dove ha giustificato le torture dell’esercito coloniale. La storia della famiglia Le Pen è costellata di rotture e tradimenti. Qualche tempo fa, la leader del Rassemblement National (“ha fatto una stronzata a cambiare nome del partito” diceva il padre) si confidava così: “Ormai è un uomo anziano, quindi è mio dovere di figlia cercare di avere un rapporto normalizzato con lui”. Al congresso di Tours, quando era avvenuto il passaggio di consegne, Marine l’aveva definito come “l’uomo della mia vita”. Per poi aggiungere: “Ho sofferto molto portando il suo nome”. Quel cognome che ormai è il segno di una dinastia politica ed è diventato anche un neologismo: “lepenizzare” il dibattito, con l’estrema destra che oggi impone l’agenda e i temi su cui misurarsi […]. Emmanuel Macron si limita a un breve commento che affida “al giudizio della Storia” il ruolo del patriarca dell’estrema destra. Per il premier centrista, François Bayrou, è stato “una personalità della vita politica francese», al di là «delle polemiche che erano la sua arma preferita”. La gauche si è subito indignata per gli omaggi» [Ginori, Rep] [Leggi anche Merlo in Terza].