Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  gennaio 15 Mercoledì calendario

Biografia di Furio Colombo

Furio Colombo (1931-2025), giornalista. «Nato in Val d’Aosta, a Châtillon, nel 1931, Colombo aveva cominciato a lavorare in Rai negli anni ’50, dopo essersi laureato in Giurisprudenza a Torino. Autore di programmi e documentari, insieme tra gli altri a Umberto Eco e Piero Angela, fu tra i fondatori del Gruppo ’63, un movimento culturale di neoavanguardia, nato a Palermo nel 1963. Giornalista professionista dal 1967, Colombo fu anche professore al Dams di Bologna, che contribuì a fondare. Sua l’ultima intervista a Pier Paolo Pasolini [una selezione in Terza Pagina], pubblicata su La Stampa il giorno prima dell’omicidio dello scrittore. Corrispondente dagli Stati Uniti de La Repubblica, ha scritto anche per il New York Times e la New York Review of Books. Oltreoceano è stato anche presidente di Fiat Usa e dirigente della Olivetti. Tornato in Italia, fu eletto alla Camera con i Ds tra il 1996 e il 2001, anno in cui fu scelto come direttore de L’Unità, riaperta dopo il fallimento dell’anno precedente. Guidò lo storico giornale fondato da Antonio Gramsci fino al 2005, quando passò la direzione al suo condirettore, Antonio Padellaro. Nel 2006 tornò in Parlamento, prima al Senato e poi di nuovo a Montecitorio, nei ranghi del Pd. Nel 2011, i dati di OpenParlamento lo indicavano come i deputato col numero più alto di voti “ribelli”: per 633 votò in senso contrario alle indicazioni del suo partito. Nel frattempo, nel 2009, aveva partecipato alla fondazione del Fatto Quotidiano, insieme a Padellaro, a Marco Travaglio, a Peter Gomez e a Marco Lillo. Rimase editorialista di punta del giornale per 13 anni, fino al maggio del 2022, quando decise di interrompere la collaborazione in disaccordo con le scelte editoriali sulla guerra in Ucraina» [Fatto]. «I modi cortesi, l’eleganza curata da manager di primo piano, la voce impostata, la capacità di parlare con assoluta proprietà di linguaggio, senza mai perdere il filo del discorso, ne esaltavano la signorilità di scrittore, giornalista, uomo di cultura. Ma poteva mostrarsi anche – senza mai apparentemente scomporsi troppo – duramente polemico, persino fazioso, quando riteneva che valori fondamentali fossero in gioco. Con questo atteggiamento aveva diretto il quotidiano ex comunista l’Unità, tra il 2001 e il 2005, conducendo una battaglia a viso aperto, con titoli spesso gridati, contro quel Silvio Berlusconi la cui leadership governativa reputava una iattura per l’Italia. Ammiratore degli Stati Uniti, dove aveva trascorso lunghi anni, sostenitore convinto dello Stato d’Israele, Colombo riteneva però che le minacce per la democrazia venissero quasi esclusivamente da destra. Criticava anche l’uso dell’aggettivo “totalitario”, perché non gli pareva equo avvicinare il dispotismo di stampo sovietico ai regimi fascista e nazista, responsabili della Shoah. A lui si deve l’iniziativa della legge che ha istituito il Giorno della Memoria per ricordare ogni 27 gennaio il genocidio antiebraico nell’anniversario della liberazione di Auschwitz» [Carioti, Cds].