Anteprima, 18 gennaio 2025
Tags : Martin Pollack
Biografia di Martin Pollack
Martin Pollack (1944-2025). Giornalista. Scrittore. «Ha osservato dal basso, da una dolorosa prospettiva personale, la grande Storia, quella tragica che ha divorato il Novecento. Nato il 23 maggio 1944 a Bad Hall, era figlio illegittimo di Gerhard Bast, un comandante delle SS responsabile della deportazione nei campi di sterminio di molti civili, trovato morto nel 1947 in un bunker, ucciso dall’uomo che lo stava aiutando a fuggire mentre tentava di attraversare il confine dall’Italia verso Innsbruck. Pollack aveva quattordici anni quando, alla fine degli anni Cinquanta, la madre gli rivelò chi era suo padre. Ne rifiutò il cognome, assunse quello del patrigno, il grafico e pittore Hans Pollack, ma soltanto tempo dopo, a sessant’anni, sentì di raccontare, con mano ferma e sguardo lucido, quelle dolorose radici nel bellissimo Il morto nel bunker, pubblicato nel 2008 da Bollati Boringhieri, poi da Keller che ha in catalogo anche gli altri suoi titoli. Il libro è al tempo stesso un’inchiesta sulla storia del padre, sulle origini del nazismo austriaco, ma anche un’immersione nelle oscurità del Male assoluto e nelle ferite non rimarginate della Storia. Una drammatica vicenda familiare è al centro anche di Assassino del padre (Bollati Boringhieri), quella del fotografo ebreo Philipp Halsman, ritrattista di personaggi come Albert Einstein, Marilyn Monroe, Frank Sinatra, che nel 1928 venne ingiustamente accusato di parricidio quando, durante un’escursione nel Tirolo, il padre precipitò in un dirupo. Vittima di una congiura antisemita, Halsman venne condannato a quattro anni di carcere e ne scontò soltanto due grazie all’intervento di amici intellettuali come Thomas Mann, Albert Einstein, Erich Fromm, Sigmund Freud, che ne fecero un nuovo caso Dreyfus. Martin Pollack è stato traduttore dal polacco (sue le versioni in tedesco delle opere di Ryszard Kapuscinski), corrispondente dello Spiegel da Vienna e Varsavia, grande viaggiatore, autore di saggi, romanzi storici, reportage. Narrazioni ibride e dalla scrittura raffinata come Topografia della memoria che mescola testi, fotografie, luoghi, lingue, ricordi, ricreando una nuova mappa dell’Europa centrale. Per contribuire a costruire una memoria realmente condivisa Pollack ha raccontato in Paesaggi contaminati quelle terre apparentemente idilliache, in realtà avvelenate dalle migliaia di vittime senza nome – ebrei, rom, anticomunisti, partigiani – sepolte segretamente e consegnate all’oblio: luoghi come Rechnitz nel Burgenland austriaco, Kocevski rog in Slovenia, Kurapaty vicino a Minsk. Con Claudio Magris, che aveva conosciuto in un caffè di Vienna e di cui era amico, Pollack aveva viaggiato spesso nei vari angoli di quella che lo scrittore triestino ha definito la “Mitteleuropa indefinibile e dai molti nomi”, abitata da “tedeschi e austro-tedeschi, ebrei di tutte le nazionalità e lingue, sloveni, croati, serbi, cechi, slovacchi e cecoslovacchi”. In L’imperatore d’America aveva inseguito e raccontato le storie dei migranti di origine ebraica che tra il 1880 e il 1910 si erano lasciati alle spalle la loro terra, la Galizia asburgica, per approdare negli Stati Uniti cercando una vita migliore e trovando spesso violenza, repressione, antisemitismo, sfruttamento. Dolori antichi che l’attualità continua a riproporre ad altri popoli, in altri luoghi» [Taglietti, Cds]. Aveva 80 anni.