Anteprima, 3 febbraio 2025
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Biografia di Silvio Barbieri
Silvio Barbieri (1925-2025). Fondatore della Casa Alber di Olginate, in provincia di Lecco, una delle prime case famiglia per bambini e per ragazzi in difficoltà, orfani, in attesa di adozione. «Nato a Parma il 23 novembre del 1925 a cinque anni si trasferì con la famiglia a Milano al seguito del papà Attilio, tenore di buon livello. Nei primi anni ’50, catechista e cooperatore di oratorio, si impegnò nella Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Dal 1954 al ’56 assunse la vice direzione della Casa del Giovane lavoratore della Fondazione “Belloni” delle Acli provinciali di Milano e successivamente la direzione della Casa dei Ragazzi di Olgiate Molgora dove incontrò Albertina che sposò nel ’57. Molti dei ragazzi ospitati erano figli illegittimi che avevano subiti diversi trasferimenti di istituto. Fu agli inizi degli anni Sessanta che Silvio con la moglie diede vita a Casa Alber, un innovativo luogo in cui ospitare bambini e ragazzi in stato di abbandono oppure con problematiche famigliari. Una “Casa” aperta alle relazioni, alla partecipazione dei ragazzi alle attività scolastiche, sociali e sportive del territorio, in costante rapporto anche con i servizi sociali e il Tribunale per i minorenni. Tutto iniziò con dodici bambini piccoli tra i 2 e 12 anni a cui successivamente ne seguirono molti altri. Alcuni sono rimasti in “casa” poche settimane o mesi, altri anni. Molti dei ragazzi sono stati accompagnati con attenzione nei loro percorsi di studi, in quelli professionali sino a raggiungere un inserimento famigliare o una autonomia lavorativa. «Per quei ragazzi che, come me ha ricordato ancora Carlo al funerale - hanno vissuto a Casa Alber, insieme a te, va via anche una piccola parte di noi e, questo, peraltro, era già successo quando ci ha lasciati Albertina. Ci avete sempre sostenuti, incoraggiati, ascoltati, aiutati e, soprattutto, cosa non da poco e che non si può dare mai per scontata, ci avete sempre fatti sentire come facenti parte di una grande famiglia”. Nel Testamento spirituale che è stato diffuso alle esequie, Barbieri ha scritto, ricordando un episodio specifico: “Fui preso da un’intensa gioia quando, concluso il lavoro, salii a Milano su una carrozza ferroviaria diretta a Calolziocorte. Qui trovai Enrico, ex Casa Alber, in compagnia di un amico, al quale fui presentato così: “questo è mio padre”, una manifestazione filiale che proseguì in vari modi con espressioni di grande affetto e vicinanza”. I più indifesi furono sempre al centro delle attenzioni di Barbieri, che diventò giudice onorario del Tribunale per i minori di Milano e che pubblicò, dal 1973 sino agli inizi degli anni ’90, più di duecento appelli soprattutto sul settimanale Il Resegone e su Avvenire in favore dell’adozione di bambini che nessuno voleva: soprattutto disabili, colpiti da malattie incurabili e con gravi problemi comportamentali. Molte furono le risposte positive, che permisero a numerosi bambini di trovare la serenità di cui avevano diritto» [Garavaglia, Avvenire]. Morto a Olginate il 16 gennaio. La moglie Albertina se n’era andata un paio di anni fa.