24 gennaio 2025
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Biografia di Alessandro Baricco
Alessandro Baricco, nato a Torino il 25 gennaio 1958 (67 anni). Scrittore. Sceneggiatore. Regista. Critico musicale. Presentatore televisivo • «Narratore metafisico, scrittore d’avventura, realista magico, Baricco è anche molto altro: drammaturgo, musicista, grande affabulatore nei teatri o in tv, e grande innovatore» [Ida Bozzi, Cds 15/3/2024] • «Capace di parlare per ore di tutto, dall’amatriciana alla politica, dal pugilato alla letteratura, senza che nessuna delle centinaia delle persone accorse ad ascoltarlo accenni a minimamente a guardare l’orologio» [Annalisa Cuzzocrea, Sta 23/12/2023] • Fondatore della Scuola Holden di Torino, intitolata a Holden Caulfield, dove insegna scrittura creativa. Ha contribuito (con Carlo Lucarelli, Edoardo Nesi, Laura Paolucci e Sandro Veronesi) a far nascere la casa editrice Fandango • Premio Viareggio 1993 • Premio Campiello alla carriera nel 2020 • Premio Speciale Lattes Grinzane nel 2024 • «Quella di Baricco è una storia singolare. Esaltato in un primo momento da influenti critici e operatori culturali, era l’enfant prodige delle nostre lettere. Poi, a poco a poco, è diventato l’esempio negativo. Alcuni dei padrini di un tempo gli hanno voltato le spalle. Il successo di pubblico continua, e Baricco può addirittura lasciare le major e mettersi in proprio (che sia una delle ragioni di questo ostracismo ormai incontrollato?). Ma negli ambienti colti o presunti tali è diventato ormai lo scrittore impresentabile, la puttana che tutti possono permettersi di sbeffeggiare ricavandone status a poco prezzo» [Antonio Moresco, Rep 8/3/2006] • «Negli ultimi trent’anni di cultura italiana è stato il più formidabile produttore di frasi che suonano bene pur non volendo dir nulla» [Guia Soncini, Linkiesta 11/12/2023] • «È il Vincenzo Mollica della letteratura» [Davide Brullo a Maurizio Caverzan, Verità 22/1/2021] • «Appartiene a quel genere di scrittore di cui Flaiano diceva “Non l’ho letto e non mi piace” e questo spiega perché non ho mai aperto un suo romanzo» [Stenio Solinas, Giornale 17/10/2018] • «Baricco è come Eataly o i diritti umani. Ti obbligano a amarli. Esercitano la tirannia di ciò che è bello, buono e vero. Ed è la tirannia peggiore, il piantone della coscienza» [Edoardo Camurri, Foglio 19/1/2013] • Lui, come tutte le persone con un’alta concezione di sé, davanti alle critiche s’impermalisce. E dice: «Se qualcuno pensa che sono uno scrittore commerciale costruito a tavolino, lo mando a cagare».
Titoli di testa «Sono uno lento anche se non sembra. Ho iniziato a scrivere a 30 anni, mi sono sposato a 40, il primo figlio a 41. A 14, ero un bambino di dieci anni».
Vita Media borghesia torinese. Famiglia benestante, ma austera. «Non eravamo vicini alla povertà, ma a cena si mangiava un uovo sodo, il semolino. C’era un’idea di cibo sobria e non so da cosa venisse: se dalla guerra o dalla torinesità» [Cuzzocrea, cit.] • Da bambino, nessuno che gli raccontasse le favole. «Eravamo sabaudi. Ma sono stato circondato da grandi raccontatori: mio padre, mia nonna, i preti» [Teresa Ciabatti, iO Donna 5/10/2014] • Cresciuto con i boy scout • Maturità classica al Vittorio Alfieri di Torino • Diploma di pianoforte al Conservatorio («Ho iniziato all’età di cinque anni») • Poi filosofia. Tesi con Gianni Vattimo, sulla Teoria estetica di Theodor Adorno. «Un testo di intuizioni geniali, scritto in modo molto elegante. Adoravo Benjamin e, dato che Adorno ha saputo dare ordine ai pensieri mirabolanti ma tutti sparpagliati di Benjamin, per me era anche un modo per dare un seguito alla mia adorazione». Ha studiato il tedesco, quindi? «Be’, quando sono entrato a filosofia me l’hanno detto subito: bisogna studiare tedesco. E io l’ho fatto, anche se poi quando sono uscito era abbastanza evidente che, a quel punto, era meglio studiare l’inglese…» [Ilaria Gaspari, 7 3/2/2024] • Debutta come critico musicale. Scrive di musica per La Stampa. Di letteratura per Repubblica. All’inizio, si cimenta con la saggistica • «L’esordio letterario, Castelli di rabbia (1991) – rapsodica collezione di sogni e aneddoti del mite Dann Rail – cui seguono l’altrettanto composito Oceano mare (1993) e Seta (1996), caratterizzati dalla levità dello stile e dall’uso di preziosismi verbali e paratassi, lo affermano sul piano commerciale, ma dividono la critica» [Treccani]. Finisce sulla classifica di Tuttolibri della Stampa, è così contento che ritaglia la pagina e se la appende in camera. «Era Castelli di rabbia, ero tipo in quinta posizione, e non era affatto male per essere un libro che il mio editore aveva detto “Va bene, lo pubblichiamo anche se è un romanzo sperimentale che non leggerà nessuno”» [Francesca Sforza, Sta 4/1/2025] • Scrive Enzo Siciliano «Nel primo libro di Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, leggo: “Il destino fa fuoco con la legna che c’è”. Benissimo detto, e l’immagine è perspicua: ma poi Baricco trentatré anni, vuole nascondere la legna a sua disposizione dietro un velo di enigmaticità che gli sembra più sapido di ogni certezza. Cosa racconta Baricco? Non una sola storia, in una limpidezza di fiamma, quel destino che pure corteggia. Apprezzo in Baricco la quiete follia analogica, la fine qualità stilistica, una finezza che sfiora la bravura naturale; apprezzo meno quel suo piacere tutto autistico di cambiare di continuo le carte in tavola, sforare in luoghi imprecisati, usare nomi improbabili da operetta [Pekish, Rail, Mormy... ]; apprezzo cioè meno lo sfoggio di civetteria e di eleganza che egli fa poiché mi paiono tutta fatica sprecata» [Cds 21/4/1991] • Diventa noto al grande pubblico qualche anno dopo grazie a un programma televisivo: L’amore è un dardo [Raitre, 1993], titolo che già denuncia un forte intento divulgativo («l’amore è un dardo» è l’ingenua traduzione popolare del dotto «l’amor ond’ardo» del secondo atto del Trovatore). Bello, riccioluto e in maniche di camicia (camicia bianca e maniche arrotolate), Baricco racconta al pubblico la musica lirica con un ottimo ritorno in termini di gradimento e ascolti. Angelo Guglielmi, allora direttore di Raitre, lo sperimentò quindi su un programma di seconda serata dedicato ai libri, chimera di tutti i palinsesti televisivi, intitolato Pickwick (1994): «Parlare di libri in televisione è puro masochismo. Io affidai la materia ad Alessandro Baricco. Lui sì che era un vero sex symbol. Battaglioni di ragazze a cui non importava niente dei libri seguivano il programma solo perché c’era lui. Era un grande affabulatore: modello insuperato» • «Baricco che compariva in televisione a spiegarti una frase di Proust era una cosa che non si era mai vista prima e non si sarebbe mai più vista dopo. Ho avuto molte fortune nella vita, e una delle più grandi è stata frequentare, negli anni in cui ero ancora in grado d’imparare cose, Bruno Voglino, che se non sapete chi è andatevi a studiare la storia della televisione invece di perder tempo con me. Una volta gli chiesi la ragione del successo di Pickwick […] avevo la fortuna d’avere ventun anni. Mi disse: è che compare con quella fisicità da centravanti di sfondamento, e poi si mette a parlare di letteratura; è il contrasto fra l’aspetto e l’eloquio che lo fa diventare incantatore di serpenti» [Soncini, cit.] • Spiega: «Narravo cose abbastanza complicate cercando di renderle il più comprensibili possibile a tutti». «C’è tanta gente che sta in bilico, ai limiti della lettura: basta una spinta per farli precipitare nei libri» • Nel 1998 Giuseppe Tornatore trae dal suo dramma Novecento. Un monologo [1994] il film La leggenda del pianista sull’oceano. «Quando c’è stata la prima dello spettacolo ad Asti, nell’estate del 1994, davanti a me era seduto uno dei critici più famosi al tempo. Non posso dimenticare quando alla fine si alzò e scivolando via dalla fila, girandosi verso di me, disse una sola parola: “cabaret”. Eppure era stato un successo di pubblico. Ripensandoci però non me la sento di demonizzarlo più di tanto, non aveva del tutto torto. Ai tempi il monologo quasi non esisteva nel nostro teatro, la realtà allora era diversa. Uno spettacolo del genere era incomprensibile per uno che non avesse una testa aperta o fosse giovane. Un critico completamente immerso nella cultura teatrale di trent’anni fa, quello spettacolo lì non poteva capirlo» [De Santis, cit.] • «E a proposito di stroncature, Baricco racconta di quella volta in cui se la prese con Pietro Citati e Giulio Ferroni: “La stroncatura di per sé non mi piace, anche se io ho scritto cose durissime su tante cose, musica, libri, istituzioni, sono stato molto sarcastico, violento, è un esercizio di intelligenza. Ma quando capisci che è frutto di una stanchezza, di una pigrizia, di un modo di indulgere su degli schemi, allora no. A Citati e Ferroni dava fastidio che facessi una cosa che era troppo pop per loro, ma troppo colta per essere pop: andavano in blocco come le caldaie e reagivano con arroganza”» [Sforza, cit.] • Era il 2006 e Baricco, con un articolo su Rep, reclamava il diritto a una «vera stroncatura» attaccando i critici che «ti stroncano tra parentesi». «Ricapitoliamo quanto accaduto negli ultimi giorni: l’autore di Oceano mare ha lamentato che Giulio Ferroni e Pietro Citati, notissimi critici letterari, abbiano fatto giustizia sommaria il primo della sua rilettura dell’Iliade, l’altro del romanzo Questa storia. Citati aveva scoperto le virtù oppiacee dei pattinatori olimpici, grazie ai quali era riuscito a dimenticare per un po’ le brutte facce dei politici, la noia e “persino l’Iliade di Baricco”. Quanto a Ferroni, si era servito di Questa storia come di un foil, il dischetto di vile metallo che si mette sotto una gemma per farne risaltare la brillantezza; infatti, dopo aver tessuto le lodi dei racconti di Vassalli, aggiungeva: “Che distanza abissale dalla stucchevole e ammiccante epica automobilistica dell’ultimo Baricco!”. Irritato, lo scrittore preso di mira ha occupato addirittura la prima pagina di Repubblica reclamando una stroncatura. “Cari critici, vendo milioni di copie e sono tradotto in tutto il mondo: se non amate i miei libri ho il diritto di essere stroncato”. Diritto negato perché, si lamenta Baricco, “per persone intelligenti e colte come Citati e Ferroni i miei libri stanno alla letteratura come il fast-food alla cucina francese”» [Fabrizio Ottaviani, Giornale 3/3/2006] • Citati non risponde. Ferroni lo informa di averlo stroncato in vari luoghi e da ultimo sul mensile Giudizio Universale. Il Foglio dissemina l’intero numero del 2 marzo di frasi stampate in neretto che alludono sarcasticamente alla pretesa di Baricco di essere preso in considerazione • «Per capire Baricco bisogna capire lo stile di Baricco, il baricchese, una specie di finto friendly, assertivo e spiritoso, pacche sulla spalla e strizzatine d’occhio al lettore-compagno-studente-allievo. Eccone qualche esempio: “È un punto cruciale. Necessita di una certa attenzione: per favore mettete il cellulare in modalità aereo e date il ciuccio al bambino, tanto ’sta storia che modifica il palato è tutta da dimostrare”. Oppure: “Quella frase tanto brillante solo trent’anni fa mi sarebbe valsa un applauso, ma oggi, obiettivamente, dice in modo molto elegante una bella cazzata. Seccante, devo ammetterlo. Credo che andrò ad aprirmi una birra”. Altro punto di forza, si fa per dire, del baricchese, è una sorta di eccitazione oracolare, non mi viene un’altra definizione: “Quella vibrazione è il movimento in cui il reale si mette a risuonare, è la sfocatura in cui il reale assume il respiro di un senso, è il ritardo in cui il reale produce un mistero. Ed è qui il luogo, l’unico, di qualsiasi vera esperienza. Non c’è esperienza vera senza quella vibrazione. Olé”. Come vedete, Flaiano aveva capito tutto» [Solinas, cit.].
Amori Un matrimonio alle spalle con la giornalista e sceneggiatrice Barbara Frandino, che gli ha dato due figli. «Li guardo un po’ da lontano, poco da vicino. Li difendo da me, quando posso anche dalla madre. Vale quel che ha detto Vonnegut: chi fa figli dona ostaggi alla fortuna» [Cuzzocrea, cit.] • Ora è legato a una pianista, Gloria Campaner, classe 1986. «Ogni tanto mi fa il regalo di suonare insieme, ma alla sesta volta che sbaglio lo stesso passaggio, la sua pazienza finisce». Che suonate? «Spesso una fantasia di Schubert a quattro mani che è molto bella ed è vagamente alla mia portata» [De Santis, cit.] • Corteggiamento romantico, per lettera • Si sono uniti in matrimonio nel dicembre 2023, dopo quattro anni di amore, dopo che a lui era stata diagnosticata una leucemia mielomonocitica cronica • Cerimonia intima in municipio, a Moncalieri. Lei vestita di bianco, con pantaloni eleganti e scarpe da ginnastica. Lui portava un cappotto grigio Armani e un cappello nero, per coprire la testa senza capelli. Dopo: festa con parenti stretti e amici, tra musica e bolle di sapone, simbolo di leggerezza.
Dolori La leucemia cronica mielomonocitica significa trapianto, una lunga terapia, rischio e speranza. «Ci sono rimasto male, ma nemmeno poi tanto, dai. Quando hai una malattia del genere la cosa migliore che puoi fare è sottoporti a un trapianto di cellule staminali del sangue, cosa che farò fra un paio di giorni. Bé non è così semplice, ci stiamo lavorando da mesi, è un lavoro di pazienza». A donare le cellule staminali fu la sorella Enrica, presidente di Casa Oz, una Onlus che aiuta bambini malati e le loro famiglie: «Una donna che ai miei occhi era già piuttosto speciale prima di questa avventura, figuriamoci adesso». «Per il ricovero in ospedale si è portato dietro Il Circolo Pickwick di Dickens. Ha dimostrato di essere il più grande italiano vivente» [Riccardo Canaletti, Foglio 22/4/2024].
Politica Nel 1996 si impegnò molto nella campagna elettorale a favore dell’Ulivo, intervenendo più volte ai comizi di Walter Veltroni. «Uno come Baricco naturalmente non è tipo da arruffianarsi un politico. Semmai ambisce a comporre lui il codice estetico, il pantheon eclettico, il catalogo delle figure o delle figurine del progressismo non più comunista e neppure ex: la letteratura guida e la politica segue, come - mutato il molto che c’è da mutare - avevano teorizzato gli einaudiani nei confronti del Pci, magari senza riuscirci» [Aldo Cazzullo] • «Sono stato cattolico, di sinistra. Vorrei lasciare un mondo migliore. È l’idea della restituzione. Sotto c’è un piacere narcisistico» [Cuzzocrea, cit.] • A un certo punto si disse che Matteo Renzi voleva nominarlo ministro della Cultura. «Baricco racconta il momento in cui a Renzi – con cui inscena una “gara d’arroganza” – dice di no e non sapendo come motivarlo fa quel che sa fare meglio, cioè dire una frase di quelle che poi ci scriveremo sui diari con gli Uniposca, e quella frase è “io sono troppo ambizioso per fare il ministro”, e allora Renzi gli dice “fantastico gesto tecnico, e allora chi ci mettiamo?”, perché Renzi come noialtre che trent’anni fa guardavamo L’amore è un dardo è così contento della bella frase che già non gliene frega più niente che lui faccia il ministro, e poi tanto c’è Franceschini già pronto; ed è allora che, si lancia nel revisionismo storico senza contraddittorio Baricco, lui da Renzi capisce questa cosa qui, che “è più efficace una cosa imprecisa o al limite falsa che suona bene, che una cosa vera o precisa che suona in modo incomprensibile”, e tutti sappiamo che quella cosa lì è semmai Renzi ad averla imparata da Baricco» [Soncini, cit.] • Davide Brullo disse che ce lo avrebbe visto bene, al Collegio Romano. «Mi ha sempre dato l’idea di uno che attraverso la letteratura voglia raggiungere un trono e poco gli importi della letteratura in sé stessa. Considerato che la politica è ridotta ad avanspettacolo devo ammettere che Totem era una bella trasmissione. Per altro Baricco è più fotogenico del ministro attuale» [cit.]. E comunque, concluse, «meglio un romanzo di Baricco che un saggio di Franceschini».
Religione Pensa che la scrittura sia una forma di meditazione. «Direi addirittura, in senso laico, di preghiera» [Paolo Griseri, Sta 13/10/2024].
Calcio Tifoso granata, calciatore dilettante. Già numero 10 della Nazionale italiana scrittori [Ma.Mu., Novella 2000 17/6/2010].
Curiosità Di recente lui e Gloria hanno lasciato Torino e preso casa a Roma. «Ho la sensazione che la presenza di mia moglie tiri fuori il meglio di me, senza che io debba fare granché» • Il suo ultimo romanzo, Abel [Feltrinelli, 2023] è dedicato a lei • Primo scrittore italiano a generare un Nft [non-fungible token, cioè una edizione digitale unica] da una sua opera • Durante il Covid scrisse un libro digitale, distribuito gratis, fruibile solo da smartphone, diviso in frammenti che possono essere condivisi sui social. Subito stroncato. Alfonso Berardinelli: «Apprendo che il fantasioso esteta Baricco interpreta e inventa la Pandemia come “creatura mitica” che sfugge alle “profondità” ormai “superate e fallimentari” della cultura novecentesca» [Foglio, 13/11/2021] • Nel 2024 il 100% delle quote della Scuola Holden è passato a Feltrinelli • Odia le favole • Dice di non sopportare Il Maestro e Margherita di Bulgakov. «È noioso da morire» • «La snobberia ogni tanto non è male. È un modo, magari non il migliore, di superare la banalità dei luoghi comuni» • Ultimamente dice di pensare sempre più spesso alla teoria secondo cui si nasce di sinistra e si muore di destra. «È vera! Io sono coi piedi che tento di frenare la discesa verticale verso la destra, ma sono anche stato renziano quindi lì... Cerco di tenermi per non finire proprio con la Meloni» [Cuzzocrea, cit.] • «Faccio la vita che mi piace». Ora, dopo la malattia, dopo il trapianto di midollo, nel mezzo di cure difficili, dice: «Nei limiti di quello che il mio corpo mi consente di fare in questo momento, che spero saranno sempre meno in futuro, faccio la vita che mi piace fare. Sono un uomo molto fortunato, molto privilegiato. Molto felice» [ibid.].
Titoli di coda «Non era mai esistita, prima, una cosa come quella brevissima stagione di tv culturale. Non era mai esistito un incantatore di serpenti con l’aspetto del centravanti di sfondamento – forse Bernard-Henri Lévy, ma cosa volete ne sapessimo, noi ventenni degli anni Novanta, di BHL: noi guardavamo la tv italiana, che prima e dopo Baricco è sempre stata fatta da gente che, qualora alfabetizzata, era rigorosamente inscopabile» [Soncini, cit.].