1 febbraio 2025
Tags : Alessandro Sallusti
Biografia di Alessandro Sallusti
Alessandro Sallusti, nato a Como il 2 febbraio 1957 (68 anni). Giornalista. Direttore del Giornale (dal 7 settembre 2023, lo era già stato dal 2010 al 2021). Già direttore di Libero (2007-08, poi di nuovo dal 2021 al 2023) • Detto «Mortimer» o «zio Tibia» per la magrezza scavata del viso • «Ha l’espressione del cattivo Lee Van Cleef nei western di Sergio Leone» (Marianna Rizzini) • Personaggio chiave del giornalismo di destra in Italia. «Sallusti sta a Pavolini così come Feltri sta a Badoglio» (Gad Lerner) • «Un fedele cagnolino di B» (Marco Travaglio) • «Un uomo che si è ucciso a furia di vendere la propria dignità, peggio delle puttane da strada» (Massimo Fini) • Dice di trovarsi a disagio in televisione, per mancanza di doti istrioniche («Sono timido, un po’ orso. Ho sempre sognato una famiglia da Mulino Bianco») • La verità è che lui è soprattutto un ottimo organizzatore, uomo-macchina, uso a lavorare tanto e a testa bassa, qualità essenziali per la fattura di un giornale. «Sallusti è uno sgobbone, ma scostante. Intrattiene rapporti stabili solo con le persone che gli vanno a genio e si adombra facilmente. In una parola, ha un carattere di merda, come tutti gli uomini di carattere» (Vittorio Feltri) • Qualcuno arriva a dire che i Sallusti in realtà sono due. «Uno è “Nosferatu”, il roccioso ex direttore di Libero, giornale di variopinta avanguardia reazionaria, e compagno decennale di Daniela Santanché, e poi c’è il Sallusti giornalista tutto d’un pezzo, serio, scrupolosissimo. C’è il Sallusti ormai nella stanza dei bottoni, che sussurra a Meloni, e poi il Sallusti bravo ragazzo cattolico del lago di Como» [Michele Masneri, Foglio 18/9/2023].
Titoli di testa «Gli telefonai nel 1999. Non sapevo chi fosse. Me ne aveva parlato bene Ettore Botti, capocronista del Corriere della Sera. Anche Giulio Giustiniani, altro corrierista che si era portato Sallusti come vice a Venezia dopo essere stato nominato direttore del Gazzettino, mi aveva decantato le sue qualità. A quel punto feci 2 più 2 e lo cercai» [Vittorio Feltri a Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi Marsilio 2014].
Vita Famiglia modesta. Piccola-borghesia. Madre insegnante, il padre lavora per una società di trasporti. «Io ho fatto il fattorino, il benzinaio e pure il mozzo» • Il nonno Biagio, repubblichino, giustiziato per aver mandato a morte un partigiano.«Ma in casa mia non si è mai pronunciata la parola fascismo: ho scoperto la storia di mio nonno su un libro, quando facevo la terza media» [Sara Faillaci, Vanity Fair 25/5/2011] • Istituto tecnico. «Sono perito-chimico. Ma già allora sognavo e brigavo per fare il giornalista. Erano gli anni 70, nascevano le prime radio e tv private, e invece di andare a scuola, andavo a fare il galoppino. Addirittura portavo il caffè nelle redazioni, in particolare alla sede distaccata che La Notte aveva a Como. Morale della favola: marinavo la scuola e non aprivo libro. Così non fui ammesso alla maturità… A furia di bazzicare nei posti giusti, cominciarono ad affidarmi i primi articoli e mi ritrovai nella situazione che, quando dovevo scrivere la parola “scienza”, non sapevo se ci andasse la “i” o meno. Avevo seri problemi anche con i congiuntivi. Mi ricordo che stavo alla scrivania, davanti la macchina da scrivere, il vocabolario aperto sulle ginocchia per non farmi vedere dai colleghi…» [Matteo Fais, Pangea 3/7/2018] • Primi passi a Radio Como e a Ctl (Centro televisivo lariano). Professionista già a 21 anni. «La ragazza che poi diventò la mia prima moglie, nel darmi un regalo, mi disse che un giorno l’avrei messo sulla scrivania da direttore del Corriere. Ho sognato per un po’ questa cosa, soprattutto per far contenta lei, che aveva creduto in me» [Faillaci, cit.] • Carriera rapidissima. Cronista all’Ordine, quotidiano della curia comasca. Inviato speciale al Sabato, settimanale di Comunione e liberazione. Capocronista e caporedattore centrale ad Avvenire. Nel 1987 è al Giornale di Montanelli • «Sallusti racconta divertito di una gaffe con il grande Indro. Una mattina, al termine della riunione di redazione, Montanelli dice: “Sono stanco, vado a casa”, e si dirige verso l’attaccapanni per prendere l’impermeabile. Lui glielo porge pensando di fargli una cortesia ma Montanelli lo gela: “Ho detto stanco, non vecchio”» [Michele Brambilla, Sta 28/9/2012]. «“Alessandro” mi diceva “quello che non riesci a dire in 60 righe è inutile che lo scrivi, perché non riuscirai a dirlo neanche in seimila”. Un altro suo consiglio, che sempre seguo: “Se scrivi di una persona, devi dire che è una testa di cazzo. Se scrivi di un paese, devi dire che è un paese di merda” […] Montanelli era Montanelli… Ero cresciuto con il suo giornale in tasca. Era l’unico quotidiano che leggessi, lui per me era una specie di mito. Però, lascia che te lo dica, i propri miti è meglio non conoscerli. Perché scopri che sono degli uomini come tutti noi, con le loro debolezze, le loro furbizie, i loro egoismi, le loro cattiverie… Sono uomini, straordinari, ma pur sempre uomini. E lui, che per me era un monumento, una specie di Dio, dopo averci lavorato un anno… non è che cambiai il giudizio di merito… diciamo che era anche un po’ stronzo, un dio stronzo» [Fais, cit.] • Al Messaggero è capo della cronaca italiana, «posto importante, inusuale per un non-romano. Raccontano che il direttore dell’epoca comincia a non sopportarlo. Lui non si lamenta ma dopo poche settimane presenta le dimissioni, e torna a Milano, per ricominciare, da redattore semplice, al Corriere della Sera» [Masneri, cit.] • Gran lavoratore, ci mette un attimo a diventare il pupillo di Paolo Mieli. Da cronista vince il Premiolino con un’inchiesta su un quartiere degradato. Poi diventa caporedattore all’ufficio centrale. «L’evento che gli ha cambiato la vita, concordano tutti, è stato Mani Pulite. Quando uscì sul Corriere la notizia del mandato di comparizione a Berlusconi durante il famoso summit a Napoli nel 1994 lui era caporedattore a via Solferino. “È stato un signore”, dice Mieli, “perché la famosa sera dell’avviso a comparire lui sapeva tutto quello che era successo, ovviamente, ma poi quando è andato a lavorare da Berlusconi non ha mai rivelato nulla”. Mieli, lui, ha sempre peraltro detto di non esser mai stato ascoltato dai magistrati che indagavano su quella vicenda misteriosa. Sallusti invece ha raccontato una storia abbastanza buffa. “Il Corriere ricevette fisicamente l’avviso di garanzia e lo pubblicò”, ha detto a Libero Tv, “e fummo avvisati che avremmo ricevuto una perquisizione per la fuga di notizie. Io diedi l’avviso di garanzia a mia moglie, che stava andando dal parrucchiere, perché non lo trovassero. Mia moglie venne raggiunta da un collega preoccupatissimo e, presa dal panico, andò nel bagno del parrucchiere, buttò l’avviso di garanzia nel wc, gli diede fuoco e tirò l’acqua”» [Masneri, cit.] • «Feltri è un mentore che non scomparirà più dalla vita e dalla carriera di Sallusti. Sempre però tra strappi e ricuciture. [….] Libero, poi per oltre dieci anni al Giornale. Poi ancora Libero […] Sempre insieme a Feltri. La staffetta con Feltri nella diade Libero-Giornale, dove si alternano come direttore/condirettore, ha poche similitudini in Italia se si esclude quella di Paolo Mieli e Ferruccio de Bortoli al Corriere» [Masneri, cit.] • Sempre Feltri: «Al Giornale abbiamo fatto insieme un buon lavoro, credo […] Già nei tempi d’oro dell’editoria bisognava calcolare un 25-30 per cento di rese. Figuriamoci adesso, con la crisi economica che ha aggravato drammaticamente i problemi della stampa […] Purtroppo si lotta per la sopravvivenza. Le disgrazie che si sono abbattute sulla testa di Silvio Berlusconi, poi, non agevolano chi deve guidare il giornale di famiglia. Il giudizio sull’uomo resta ottimo, anche se noto che fatica a dare il meglio di sé come un tempo, dovendo ormai occuparsi più di politica che del Giornale» [a Lorenzetto, cit.] • «A un certo punto, attorno al 2009, Sallusti è uscito dall’ombra di una lunga carriera di “uomo-macchina” e cronista d’alto rango (“e uomo di pace”, aggiunge un ex collega, descrivendolo addirittura come un “mite” con cui “è difficile litigare”) per farsi caterpillar da dibattito in tv, impassibile e implacabile difensore del berlusconismo in fase critica […] ha ricominciato a scrivere, dopo anni di sala dei bottoni, e a metterci la faccia – e che faccia: nel suo caso, il volto fa tutt’uno con la battaglia. È stato così che a Ballarò, una sera del 2010, Sallusti ha fatto esplodere Massimo D’Alema (“Sallusti lei è un mascalzone, vada a farsi fottere”) per un paragone un po’ così tra la casa “a sua insaputa” di Scajola e la casa a equo canone di D’Alema – era tutto secondo la legge, diceva D’Alema, io a differenza di altri ebbi la sensibilità di andarmene, che paragone è mai questo, altro che casa di Scajola, ma Sallusti ormai si era lanciato in una serie di “capisco che lei sia nervoso, presidente” e D’Alema in una serie di “capisco che la paghino per dire queste cose”, e intanto Sallusti non muoveva un muscolo […] È la legge della guerra, ha detto Sallusti. E si capisce che in qualche modo l’educazione all’ordine […] ha contaminato lo sguardo gelido del Sallusti da talk-show, il Sallusti aguzzo che stringe (un po’ troppo) il nodo della cravatta Regimental e sorride soltanto con l’angolo della mascella – movimento impercettibile – e intanto guarda nel vuoto tra mille Concite De Gregorio e duemila Micheli Santoro […] Questo, a discapito del Sallusti autentico, quello anche (moderatamente) gioviale e amante delle battute […], quello che nel corso degli anni “è piaciuto a svariate signore”, dice un esperto di gossip» [Marianna Rizzini, Foglio 29/9/2012] • «Sallusti è un seduttore […]. Anche qui a due facce. “Uomo di grande sensibilità”, dicono. Lui alle donne piace col suo testone e il vocione basso e i silenzi celentaneschi. “Capitava sempre, si va a cena con una ragazza, tu la intrattieni tutto il tempo e lui non dice una parola, e poi lei torna a casa con lui” racconta un collega. “La prima moglie è una donna di grande valore, Elisabetta Broli, ha scritto diversi libri importanti sulla Chiesa”, racconta Mieli […] l’altra donna della sua vita è Danielona Santanché, anche qui un percorso abbastanza imprevedibile. Il timido perito tessile del lago di Como con la pitonessa. Sembra quell’episodio del film Di che segno sei di Sergio Corbucci in cui Renato Pozzetto, timido muratore di Laveno, si imbatte in Giovanna Ralli show girl televisiva […] Stanno insieme dieci anni turbolenti, ogni anno con Danielona è del resto come la vita dei cani, ne vale almeno tre. “Dopo dieci anni con la Santanchè il mio sogno stare in tuta a guardare Domenica In”, pare abbia proferito. Con la Pitonessa nella vita di Sallusti, ragazzo di lago, occasionalmente mozzo, arriva tutt’altra spiaggia, Forte dei Marmi. Lì tra i russi e i bresciani si è consumata la storia – questa volta da film tipo Abbronzatissimi – di una doppia coppia che ha fatto epoca. Sallusti infatti come si è detto era fidanzato con Daniela Santanché, e l’amica di Santanché Patrizia Groppelli era sposata con Dimitri Kunz d’Asburgo più diciotto cognomi. Poi a un certo punto il patatrac, le coppie che eran molto amiche si son disfate e riassortite e oggi Danielona sta col mascellone pseudoblasonato e Sallusti con Patrizia Groppelli. I due si son sposati con rito civile prima a Milano, officiante Beppe Sala, vicino di casa, con cui Sallusti intrattiene un rapporto di amicizia, e poi con rito balneare in Liguria, officiante Nicola Porro e testimone per lui Giuseppe Cruciani. Eccole qui le due facce, in città l’urbano sindaco pro Lgbt e ciclabili inviso al retequattrismo, e poi sulla spiaggia Porro e Cruciani […] Oggi nelle pause del lavoro Alessandro Sallusti […] viene interpellato dalla neomoglie Groppelli per dei siparietti nelle sue stories su Instagram. “Alessandroooo, che faiiiii?” E lui, celentanesco, un po’ burbero: “Eh cosa faccio… lavovo”. A Forte i due sono fissi al bagno Alcione, di proprietà di Alessia Berlusconi, figlia di Paolo e ormai ex presidente del Giornale. Pettinato ed elegante (il bagno), niente a che vedere col Twiga della ex Pitonessa […] Sallusti imperversa in qualunque programma tv, destra e sinistra, Rai e Mediaset, trash e non trash, sempre con la sua aria un po’ monacale, spesso in dolcevita nero un po’ da Carmelo Bene, a smorzare più che rinfocolare gli show più virulenti. Certo, ci sono gli scontri con Concita De Gregorio (che gli rimprovera di chiamarla Concita; “ah mi scusi dottoressa”); con Luca Telese (“coi comunisti non si può parlare”), con Myrta Merlino (ancora versione Capalbio a La 7: “ti vedo un po’ nervosetto”). Però tutto molto lontano dalla galassia situazionista dei Mario Giordano, ecco […] Diverso il “mood” della nuova consorte, opinionista fissa a Pomeriggio Cinque. Voci da Cologno Monzese sottolineano […] come lei sia l’unica appartenente al vecchio gruppo di lavoro di Barbara D’Urso che non sia stata epurata nel nuovo corso piersilviesco. Forse per omaggio e rispetto proprio a Sallusti. Groppelli è più riposante, almeno non lo costringe alle sfacchinate tra sci, barche, shopping forsennati e prime alla scala in mise lisergiche come con la Pitonessa. Pitonessa che almeno per come la raccontano avrebbe dovuto aver un’etichetta “nuoce gravemente alla salute”, perché il ménage a Sallusti ha causato non uno ma due infarti, uno dopo sei mesi di intenso fidanzamento, con apposizione di 3 bypass, e uno a fine storia, dovuto anche, raccontano, ai turbamenti del suddetto ménage molto usurante. Tradimenti, forse anche reciproci, ma raccontano che Sallusti ci sia rimasto molto male non tanto e non solo per Danielona quanto per il mascellone, che considerava un amico. Dispiaceri che l’han portato fino al letto d’ospedale, per lo stress, e su quel letto di ospedale la più assidua è stata proprio Patrizia Groppelli, ex Asburgo, ex amica, e si sa che le storie nate sul letto d’ospedale son le più liete […] Adesso le due coppie si evitano, non si sono mai più incontrate, neanche nella Forte dei Marmi fatale alla patria dove scorrazzano non solo loro ma anche “Giorgia” e Andrea Giambruno (sfrecciando in Porsche in cerca di maglioncini secondo la ricostruzione di Bisignani e Madron in I potenti ai tempi di Giorgia, Chiarelettere). E sarebbe stata proprio Santanché a favorire l’ascesa di Sallusti al cuore del melonismo, fino a farlo diventare biografo ufficiale della Real casa della Garbatella. Al Forte li si può vedere, Pat e Ale, al bagno Berlusconi, in tragiche tavolate tra opinionisti, reduci dal Grande Fratello e Isole dei Famosi, con influencer, truccatori, estetiste. “Lei gli fa frequentare tutto un sottobosco micidiale dello spettacolo, ma lui ormai è abituato o meglio arreso dopo gli anni con la Santanché”, raccontano. Lui è come se fosse ormai impermeabile al mondo un po’ maranza che lo circonda, e così si spiegherebbe la tenuta anche psicologica partecipando a tutta callara ai talk anche brutali senza mai perdere la calma, agendo anzi da normalizzante. Nosferatu confidenziale. “Io lui e la Santanché li chiamavo Olindo e Rosa”, ricorda Feltri. Lui, Sallusti, col suo dolcevita nero e l’aria afflitta, mentre scorrono i mostri, al trash sembra appunto rassegnato, come se fosse un male necessario del tempo nostro» [Masneri, cit.].
Amori Si definisce un romantico • Due ex mogli • Un figlio, Massimiliano, ingegnere, che lo ha reso nonno due volte • Il nipote, Giovanni, già consigliere per la comunicazione di Giorgia Meloni, già portavoce del ministro Valditara. «Scrive su Libero e ha dato alle stampe un prestigioso volume presso Giubilei editore sull’imprevedibile tema della cancel culture: Politicamente corretto: la dittatura democratica» [Masneri, cit.] • Assicura che la Santanché, in privato, è una donna «molto dolce. Passa le serate a lavorare a maglia per il figlio» [Faillaci, cit.].
Denari Dicono abbia le mani bucate. «Io spendo la metà di quel che guadagno, ma Sallusti spende il doppio» (Vittorio Feltri).
Grane Querelato dal giudice torinese Giuseppe Cocilovo e condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa in un processo celebrato a sua insaputa, per un articolo che era stato scritto su Libero da Renato Farina e firmato con uno pseudonimo, Sallusti è stato arrestato nel 2012 e ha rischiato di finire in carcere. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano gli ha commutato la pena in una sanzione pecuniaria. La grazia presidenziale ha fatto decadere la sospensione di tre mesi dall’albo che gli era stata irrogata dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia (tempo dopo però Napolitano lo querelò, dopo che lui lo aveva definito «golpista»).
Politica «Alle mie prime elezioni votai Msi, in omaggio al nonno. Dopo, liberale. Una volta, Dc, per sventare il sorpasso dei comunisti. La Lega, l’anno in cui nacque. Da allora, sempre Forza Italia» [Faillaci, cit.].
Religione È grazie a Cl se fa il giornalista. «Entrai all’Ordine grazie a un prete mio amico. E, quando chiuse, fui ricollocato al Sabato. Resto cattolico, ma non praticante» [Faillaci, cit.].
Vizi Fuma. Non segue una dieta. Lavora fino alle dieci di sera. Soprattutto, si arrabbia.
Curiosità Quando stava con la Santanché aveva un beagle di nome Mia • Militare nel Battaglione San Marco • Ciclista amatoriale • Il pallino per l’aviazione. Quando era al Messaggero andava via presto per prendere il brevetto di volo. Molti idrovolanti. La pazza idea di quando era al Corriere: mollare tutto e mettersi a fare il pilota professionista • «Cinema? Poco. Salotti? Pochissimi, perché Sallusti non è mai stato organico a una certa Milano e a una certa Roma e perché c’è sempre qualcosa, nell’abbigliamento e nel comportamento, sebbene non nelle scarpe di ottima fattura artigianale, che tradisce l’origine in ambienti non altolocati. L’impenetrabilità di Sallusti, per contro, si dirada davvero soltanto con gli amici di un tempo, tra cui un macellaio ascoltatissimo come vox populi (Sallusti non è cinefilo ma è di scuola Cesare Zavattini – se volete raccontare una storia prendete l’autobus – e spesso esordisce in riunione con un “il mio macellaio dice che…”). Mai davvero rilassato, il Sallusti manageriale sta nel suo ufficio e poco se ne allontana per andare a parlare con questo e con quello, anche se alla Provincia di Como era capace di telefonare a tutti i redattori, uno per uno, in un trionfo di auto-motivazione, roba che neanche Sabrina Ferilli nel call center di Paolo Virzì (“Sallusti non è mai stato uno come Mario Giordano, che salta fuori da dietro le scrivanie per vedere come va”, dice un collega, “ma in qualche modo fa sentire la presenza”)» [Rizzini, cit.] • In tanti anni lui e Feltri non si sono mai toccati. «Siamo entrambi poco fisici e anaffettivi: io per via di mia madre, donna molto fredda» • Salvini pensa di candidarlo sindaco di Milano • Contrario alla storia dell’informazione super-partes. «Un uomo o tifa Inter o tifa Milan, o è etero o è gay, o crede in Dio o non crede in Dio, quindi non è super partes. Un’altra cosa è dire che l’informazione deve essere onesta e leale… Quello sì, ma non super partes!» • Dice che il conflitto d’interessi era peggiore al Corriere (la Fiat, le banche, etc.) che non al Giornale • Ancora oggi, come predicava Montanelli, quando inizia un pezzo non sa come lo terminerà. «Mi metto lì e lo scrivo tutto di getto, cercando di essere breve» • Il Sistema, suo libro-intervista a Luca Palamara, in cui rivelava i segreti della magistratura, arrivò a vendere 300 mila copie. «Anche qui, libri seri e poi Libero, i talk, le pitonesse, gli influencer. Forse alla fine Sallusti è il frutto maturo del mielismo, quella disciplina che si impose a un certo punto nel giornalismo italiano, mischiare l’alto col basso, disciplina che a un certo punto incontrò sulla sua strada il feltrismo, col situazionismo manganellaro dei titoli e il format di successo del tabloid mediterraneo. Mica facile galleggiare su tutto questo, tenere insieme tutto con la barra dritta; lui però ce l’ha fatta» [Masneri, cit.].
Titoli di coda «Volevo salutarti con un bel ricordo che conservo di Montanelli. Andando via, lui passava sempre dalla stanza dei giovani caporedattori e si fermava per una chiacchierata, mentre noi puntualmente parlavamo di figa. Una volta ci disse: “Beati voi, ragazzi, perché, vedete, a me non è che non mi tira più, è che non so più quando mi tira”» [Fais, cit.].