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 2025  febbraio 05 Mercoledì calendario

Biografia di Alice Weidel (Alice Elisabeth Weidel)

Alice Weidel (Alice Elisabeth Weidel), nata a Gütersloh (Repubblica Federale Tedesca) il 6 febbraio 1979 (46 anni). Politico. Co-presidente (insieme a Tino Chrupalla) di Alternative für Deutschland (Afd) (dal 18 giugno 2022), di cui è anche co-capogruppo (dal 30 settembre 2021 insieme a Tino Chrupalla; prima insieme ad Alexander Gauland) al Parlamento federale tedesco (dal 24 ottobre 2017). Parlamentare federale per il Baden-Württemberg (dal 24 ottobre 2017). Già capo dell’opposizione insieme ad Alexander Gauland (2017-2021). «Cominciamo a dire chi siamo. Afd vuol dire Alternativa per la Germania. Siamo un partito relativamente nuovo, fondato […] nel bel mezzo della crisi dell’euro. Per capire perché siamo nati bisogna che vi dica due parole sulle difficili condizioni in cui si trova la Germania. Il nostro è un grande Paese, con un popolo di valore: purtroppo, negli ultimi venti-venticinque anni, non siamo stati governati nel migliore dei modi. […] La Germania è l’unica – ripeto: l’unica – nazione industrializzata ad aver spento le centrali nucleari. Angela Merkel ha rovinato il nostro Paese. Ha aperto i confini all’immigrazione illegale. E ha smantellato le nostre politiche energetiche. […] Angela Merkel voleva solo energia solare ed eolica. Ma non bisogna essere poi molto furbi per rendersi conto che una nazione industrializzata non può andare avanti a lungo solo con solare ed eolico: quando non c’è il sole e il vento non soffia, che fai? Rimani senza energia?» (a Elon Musk) • Molto scarse le informazioni biografiche. «C’è un segreto nella famiglia di Alice Weidel che lei non ha mai raccontato, e forse non sapremo mai se conoscesse. Il nonno era un alto dirigente nazista, un giudice militare, di quelli che hanno mandato a morte 50 mila oppositori del regime, nonché un SS da prima che Hitler salisse al potere. […] È una lunga inchiesta della Welt am Sonntag, che ha esaminato documenti inediti negli archivi polacchi e in quelli della Ddr, a descrivere la figura di Hans Weidel, il nonno paterno di Alice, morto nel 1985, quando lei aveva 6 anni. La leader Afd ha detto che con lui i rapporti erano interrotti. Eppure in passato si era lamentata del trattamento ingiusto subìto dalla sua famiglia, costretta a lasciare i territori della Slesia come milioni di tedeschi dopo la rotta nazista. Hans Weidel, avvocato, fu un alto esponente Nsdap a Leobschütz – città d’origine della famiglia, di cui Alice una volta disse di non voler sapere il nome polacco (Głubczyce) –, e dal 1941 lavorò per l’esercito fino all’alto grado di giudice capo dello stato maggiore (Oberstabsrichter). La nomina fu firmata nell’aprile 1942 da Adolf Hitler. Nel dopoguerra, riparato a Ovest, chiamato per tre volte a processo, riuscì a nascondere le proprie attività. Nelle testimonianze giurate sostenne di “non essere stato a conoscenza dei crimini SS”, di non avere idea di cosa avessero subìto gli ebrei. Sfuggì ai processi, rimase avvocato» (Mara Gergolet). Laureatasi brillantemente in Economia e direzione aziendale all’Università di Bayreuth, Alice Weidel «ha lavorato con Goldman Sachs, con Allianz e con Bank of China, prima di divenire consulente free lance. Ha vissuto sei anni in Cina e parla un cinese fluente» (Maurizio Stefanini). «Si è avvicinata al partito sin dalla sua fondazione, nel 2013, quando l’Afd era quella dei “professori”, perché era contraria al salvataggio dell’euro e delusa dal fatto che Berlino, alla fine, avesse aperto ai Paesi del Sud, compresa l’Italia. È quindi fiscalmente ultraconservatrice e liberista, espressione di quell’ala del partito che poi è quasi sparita» (Gergolet). Entrata a far parte del Consiglio nazionale del partito nel 2015, il 23 aprile 2017 fu scelta come Spitzenkandidatin, affinché, insieme ad Alexander Gauland, guidasse il partito alle imminenti elezioni federali. «La destra populista tedesca ha un volto nuovo. […] La candidata dell’Alternative für Deutschland alla cancelleria si chiama Alice Weidel, detesta l’Unione europea, si batte per la “Dexit”, l’uscita della Germania dall’euro, e inveisce ogni due per tre contro l’islam e i profughi. […] Si è fatta largo nel partito grazie a un curriculum lungo così e alle competenze economiche. […] La sua nomina come sfidante anti-Merkel è avvenuta dopo qualche passaggio turbolento. Protetta dell’ex capa Frauke Petry, ne ha appoggiato l’avvio di un contestato procedimento di espulsione del famigerato Björn Höcke, il leader del partito in Turingia, che aveva definito un monumento all’Olocausto “una vergogna”. Ma l’ala destra del partito si è ribellata contro la cacciata del leader antisemita, e ha mandato un segnale molto chiaro al congresso del Baden-Württemberg, bocciando la candidatura di Weidel alla guida regionale del partito. Da allora è diventata piuttosto sfuggente, quando si parla delle tendenze nazistoidi del suo partito. Soprattutto da quando Petry è stata mobbizzata dall’ala ultranazionalista fino a rinunciare alla candidatura alla cancelleria. Successivamente, nella conferenza stampa del congresso di Colonia che ha incoronato proprio lei, a Weidel è stato chiesto se avrebbe fatto campagna elettorale con Höcke. “Ovvio”, ha risposto. What else?» (Tonia Mastrobuoni). Alle elezioni federali del 24 settembre 2017 la Afd ottenne il 12,6% dei voti, attestandosi in terza posizione dopo Cdu/Csu e Spd e facendo per la prima volta ingresso al Bundestag, con 94 (su 709) seggi parlamentari. La Weidel divenne quindi parlamentare per il Baden-Württemberg e, insieme a Gauland, capogruppo del partito al Bundestag e capo dell’opposizione. Nel 2019, per divulgare ulteriormente la propria visione politica, pubblicò Widerworte: Gedanken über Deutschland («Contaddizioni: riflessioni sulla Germania»), «un libro che racchiude il racconto della trasformazione della Germania e dell’Europa, l’urgenza populista e la sua scelta di entrare in politica. Un piccolo manifesto del pensiero di ultradestra. […] Ha scritto un libro per proporre a tutti la sua idea di Germania, dove storia e futuro si confondono. Il suo libro-manifesto-denuncia è un atto d’accusa alla società che ha permesso che la Germania diventasse un posto insicuro, economicamente meno forte di prima, chiama la classe media alle armi per salvare il futuro, per sopravvivere, per non farsi più minacciare dai politici che hanno reso il mondo così come lei lo descrive: pericoloso, nervoso, instabile» (Micol Flammini). Uscita sostanzialmente indenne da uno scandalo relativo ad alcuni finanziamenti irregolari alla sua campagna elettorale del 2017, che pure costò al partito una multa da mezzo milione di euro, negli anni successivi la Weidel acquisì sempre maggiore popolarità, ulteriormente aumentata nelle ultime settimane grazie al forte sostegno mediatico e finanziario offertole da Elon Musk, uomo di punta della seconda amministrazione Trump, che il 9 gennaio 2025 ebbe con lei un lungo, seguitissimo e clamoroso colloquio sulla sua piattaforma X. «Lo scopo dello show è chiarissimo, Musk lo ripete due volte: “Solo l’Afd può salvare la Germania”, e “Voglio dare qui un consiglio forte: votate Afd, è solo senso comune, non hanno tesi radicali”. In effetti fino a quel momento Weidel si è tenuta. […] Quando arriva l’endorsement sfegatato di Musk su Afd, è come se a Weidel scappasse la frizione. Tuona contro Bill Gates “che voleva solo salvare i suoi vaccini”, se la prende con la “truffa delle mascherine” e attacca il leader della Cdu Merz. […] Poi arriva l’inattesa lezione di storia: “Hitler era un comunista che considerava se stesso un socialista. Finanziava tutto con soldi pubblici e ha nazionalizzato l’industria”. Un errore, insomma, considerarlo un uomo di destra. Un’etichetta che Weidel reclama invece per sé: “Noi siamo libertari e conservatori”» (Mastrobuoni). «Resta da vedere se questo ribaltamento delle prospettive, con la confusione di piani e significati, sia una strategia: se cioè miri a ridurre la fortissima valenza che la parola nazismo ha in Germania e la sua totale condanna. Aprendo così, in modo light, la strada al revisionismo» (Gergolet). Due giorni dopo, a Riesa (Sassonia), l’Afd la elesse all’unanimità candidata alla cancelleria in vista delle elezioni federali del prossimo 23 febbraio. «La leader dell’ultradestra tedesca che spaventa l’Europa è innanzitutto la donna che non si è fatta mai impressionare dal partito populista nato come anti-euro nell’era Merkel e finito sempre più a destra, con posizioni dichiaratamente estremiste. Lei, economista, non lo ha mai mollato, mostrandosi evidentemente diversa da molti predecessori: i vari Jörg Meuthen, Frauke Petry, Bernd Lucke, tutti dirigenti del partito che hanno di volta in volta abbandonato, denunciando derive ritenute “inaccettabili”. Dal 2017 al timone, prima in duo con Alexander Gauland, poi con Tino Chrupalla, […] negli ultimi anni ha chiaramente sofferto della forza politica del controverso Björn Höcke, l’ex docente di Storia che anima la frangia più radicale di Afd e che dovette chiudere la cosiddetta Flügel, corrente che minacciava di dividere il partito. Il segreto del successo di Alice sembra proprio l’aver tollerato questa spina nel fianco, fino a riconoscergli pubblicamente il successo ottenuto in Turingia lo scorso autunno» (Rosanna Pugliese). «È stato notato che al congresso a Riesa c’erano otto bandiere tedesche a sinistra degli oratori e otto a destra, formando la cifra 88 (codice criptato per HH, Heil Hitler: una casualità?). Weidel è stata acclamata scandendo “Alice für Deutschland”, le parole con cui si è chiuso il congresso. Questo suo slogan elettorale suona quasi uguale al celebre “Alles für Deutschland” (“Tutto per la Germania”), parola d’ordine delle SA, la milizia paramilitare hitleriana, che il codice penale tedesco vieta di pronunciare» (Gergolet). «Come per altri leader dell’Afd, la ferita della cacciata dall’Est – e la militanza nel partito nazionalsocialista (Nsdap) – fa parte della storia familiare. Sul nazismo è prudente, ma le ultime uscite sembrano indicare un cambio di strategia: “Hitler era comunista”, ha detto a Musk, e […] ha definito i manifestanti [suoi contestatori d’estrema sinistra – ndr] “nazisti dipinti di rosso”. Uno stravolgimento programmatico (ricorda quello di Putin, che dà agli ucraini dei nazisti), che sembra troppo insistito per essere casuale. […] Adottando la “remigrazione” [cioè l’espulsione coatta di immigrati nei Paesi d’origine, nella sua forma estrema estesa anche a coloro che abbiano già conseguito la cittadinanza tedesca e persino ai loro discendenti qualora non sufficientemente integrati – ndr], ha abbracciato l’ideologia identitaria: ha quindi virato a destra e non al centro, in un partito che per Marine Le Pen era già troppo radicale» (Gergolet). Da ultimo, ad alimentare ulteriormente le ambizioni politiche della Weidel, la prima, significativa crepa nella storica conventio ad excludendum parlamentare contro i partiti di estrema destra. «Sono bastati due interventi à la Musk, da remoto, di sostegno spudorato all’enigmatica leader Alice Weidel, […] e i sondaggi si sono mossi: in su per l’Afd, in giù per il centrodestra. Friedrich Merz, cancelliere in pectore, 69 anni, un conservatore in purezza poco incline ai compromessi, non ha retto. E, alla vigilia della sua grande occasione, ha scelto di sfidare tutti – alleati e avversari, elettori, tabù – e di portare al Bundestag prima una mozione e poi una legge anti-migranti, con punti a rischio di incostituzionalità, di fatto schiudendo la porta sinora sbarrata a destra del suo partito. […] A sorpresa, Angela Merkel ha fatto la sua mossa, dopo anni di basso profilo. […] Ha scritto una lettera ai nuovi vertici del partito per dire che, no, non si fa: è sbagliato consentire per la prima volta, “consapevolmente”, una maggioranza che dal centrodestra si allunghi verso le frange radicali legittimandole. […] L’impensabile è stato pensato, detto, discusso, infine respinto: la legge sull’immigrazione […] non è passata. Ma questo finale di gennaio 2025 segna comunque un prima e un dopo» (Barbara Stefanelli) • Lesbica. Unita civilmente con una produttrice cinematografica singalese residente in Svizzera, Sarah Bossard, insieme alla quale ha adottato due bambini. A smentire una presunta contraddittorietà tra la sua vita privata e le sue posizioni politiche («Chiuderemo tutti gli studi sui “generi” sessuali e cacceremo quei professori»), dichiarò nel 2017 nel corso di un comizio: «Non sono nell’Afd nonostante la mia omosessualità, ma perché sono omosessuale. […] A noi omosessuali non frega nulla del matrimonio per tutti, se di sera non possiamo uscire di casa. Ci sono bande di musulmani che danno la caccia agli omosessuali. È uno scandalo! Senza sicurezza non c’è libertà. Bisogna votare il partito della legge e dell’ordine, l’Afd». «In Widerworte: Gedanken über Deutschland, la Weidel confessa che il suo approdo alla politica è stato casuale, consigliato dalla sua partner Sarah Bossard, dello Sri Lanka, che un giorno le ha detto: “Smettila di urlare, datti alla politica”» (Flammini) • Agnostica. «Mi sento ancora in ricerca» • «Ha la passione per la bicicletta e le piace cucinare piatti indiani e tailandesi» (Flaminia Bussotti) • «Weidel è conservatrice a partire dalla “divisa”: giacca blu, camicia bianca, capelli biondi chiusi in un pratico chignon, trucco da lavoro e l’immancabile filo di perle. Look ripetitivo, ma sempre impeccabile» (Pugliese) • «Alice Weidel ha dato all’Afd quello che le mancava: un volto e una figura capace di presentarsi come una leader moderna, popolare su TikTok. […] Chi la sostiene dice che in privato ha senso dell’umorismo, che è “rigorosa”, determinata, focalizzata. Per i detrattori, bisogna affidarsi a una rara inchiesta dell’agenzia Dpa con fonti di prima mano, ma rigorosamente anonime. All’interno del partito, la chiamerebbero “la principessa di ghiaccio” (Eisprinzessin). Chi non la sopporta la definisce “arrogante” e perfino incompetente. Altri hanno detto che è “egocentrica”, che “pensa solo a primeggiare” e che è “un’opportunista della peggior specie”. Tuttavia, questi sono gli avversari interni, e l’Afd è una chiesa dalle tante anime, che in parte si detestano» (Gergolet) • «Siete un partito estremista, in odore di essere un pericolo per l’ordine democratico, secondo i servizi segreti. “Non lo siamo. Siamo libertari e conservatori. E, soprattutto, non abbiamo bisogno dei media tradizionali per dimostrarlo”. […] Perché attaccate tanto i verdi? “Perché i cittadini vedono le conseguenze nefaste dei verdi al governo. Durante la pandemia in alcuni Länder c’è stato il lockdown: una follia. E i verdi fanno una politica energetica irresponsabile. Abbiamo spento le centrali nucleari, puntiamo solo all’eolico e al fotovoltaico. Con queste tecnologie non possiamo essere un grande Paese industriale. È una corsa verso l’abisso. […] Ovvio che vogliamo maggiori investimenti in protezione dell’ambiente. Proprio per questo trovo assurdo abbattere interi boschi per costruire pale eoliche. Le politiche dei verdi sono suicide”. […] Quanto è antisemita il suo partito? […] “Per noi Israele è ragione di Stato. L’antisemitismo non è tollerato. Abbiamo anche criticato l’ex ministro degli Esteri Maas per la sua ostilità verso Israele”. […] Il vostro piano per l’Europa? “Le competenze devono essere restituite ai Paesi. Il 90% delle leggi arriva dall’Europa: una distorsione inammissibile della tripartizione dei poteri. Bisogna che siano i governi e i parlamenti nazionali, eletti dai cittadini, a decidere le leggi. Non vogliamo più questa imposizione dall’alto”» (Mastrobuoni) • «Non ha nessuna chance di diventare cancelliera questa volta, ma Alice Weidel guarda a un orizzonte più lontano» (Gergolet).