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 2025  febbraio 12 Mercoledì calendario

Biografia di Robbie Williams (Robert Peter W.)

Robbie Williams (Robert Peter W.), nato a Stoke-on-Trent, in Inghilterra, il 13 febbraio 1974 (51 anni). Cantante (ma ha detto che sul suo passaporto, alla voce professione, c’è scritto «entertainer»).
Titoli di testa «L’idea di essere famosi è molto più liberatoria, affascinante e inebriante dell’esserlo per davvero».
Infanzia Figlio di due gestori di pub, Janet Farrell (anche fioraia) e Peter Williams (anche attore, cantante e comico locale, noto con lo pseudonimo di Pete Conway) • «Robbie ha la verve dell’uomo di strada, acquisita nelle zone più difficili di Stoke-on-Trent, nel nord-ovest dell’Inghilterra, dove ha passato l’infanzia a placare ed evitare una vasta gamma di psicopatici. Fin da piccolo gli piaceva esibirsi, cantava di fronte al jukebox nel pub di suo padre. Williams ammette che da piccolo – dislessico, disprassico, con problemi legati alla sindrome da deficit di attenzione e iperattività e destinato a lasciare la scuola senza il diploma delle superiori – dedicava tutto il suo tempo a “mettersi in mostra”. La persona che lo aveva influenzato di più era il padre: lo guardava sempre esibirsi nei tour dei villaggi turistici. Pete adorava le star del passato, da Frank Sinatra a Matt Monro e Laurence Olivier. “Parlava di loro come se fossero divinità. E in un certo senso mi è entrato nel dna: oddio, che magia essere quelle persone”» (Murison) • Figura fondamentale della sua infanzia fu il nonno materno, «“Jack ‘The Giant Killer’ Farrell. […] È stato il primo eroe della mia vita, uno che tirava di boxe, che ha combattuto la Seconda guerra mondiale, che si è spezzato le ossa in una miniera di carbone. Un grand’uomo. E un bell’uomo: elegante, sempre in giacca. […] Da lui ho imparato che è il carattere della persona a dare personalità all’abito, non viceversa”. Racconta che fu Jack a insegnargli come si diventa uomini. Lui aveva quattro anni ed era incantato da tanta spavalderia. Gli trasmise l’amore per i suoi idoli: “Gene Kelly, Fred Astaire, Bing Crosby, Bob Hope, Tom Jones. Solo più tardi avrei scoperto i miei: Freddie Mercury, Tim Curry, Public Enemy, Eric B. & Rakim”» (Videtti).
Take That Nel 1990, grazie a un’inserzione segnalatagli da sua madre, partecipò a un’audizione e, a soli 16 anni, entra a far parte della boyband Take That, con Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange e Mark Owen. È il più giovane, gli altri hanno circa 20 anni. Per unirsi a loro lascia la scuola • Incideranno tre album in cinque anni. «Era puro isterismo, come ai tempi della beatlemania. Le fan ci seguivano ovunque». «Nei primi 18 mesi di esistenza dei Take That, andavamo spesso nei locali gay. Mi divertivo moltissimo, perché lì non temevamo per le nostre vite». «Per noi era tutto nuovo, la realizzazione di un sogno. Volevamo essere adorati, volevamo diventare famosi e volevamo che fosse per sempre» • Nel giugno 1995, però, inviso agli altri quattro per le sue intemperanze, Williams abbandonò il gruppo, dopo esserne stato sostanzialmente estromesso. «La fuga a Los Angeles fu necessaria. Obbligata, direi. Non solo perché ero perseguitato dai tabloid; negli ultimi tempi con i Take That la vita aveva preso una piega orribile. Trascorrevo i weekend a farmi di ecstasy e di cocaina, a ubriacarmi e a portarmi a letto l’ennesima ragazza che poi mi avrebbe messo nei guai. A Los Angeles non avevo paparazzi alle calcagna, un sollievo enorme. Finalmente potevo essere una popstar con tutti i privilegi della mia condizione e nessuna controindicazione».
Solo «Da chi si imbatteva nella sua boyband d’origine senza esserne fan, Robbie era considerato un simpatico accessorio, una via di mezzo tra gli inutili orpelli Jason Orange e Howard Donald e i leader designati Gary Barlow e Mark Owen. La sua uscita di scena nel momento in cui il gruppo era all’apice del successo in tutto il mondo sembrava quella di un bambino viziato, che preferiva giocare da solo perché quando lo faceva in compagnia si vedeva che non era il più bravo. Invece quella si è rivelata come la prima delle numerose scelte vincenti a livello di marketing operate da Robbie. […] Robbie esce dai Take That e pubblica subito un singolo, un’interlocutoria cover di Freedom di George Michael, buona più che altro come manifesto del sollievo di aver iniziato questa sua avventura solista. […] Nel 1997, […] Life thru a Lens è un esordio infarcito di tutti gli stilemi del britpop: […] una serie di canzoni tutte interessanti, sia per un’ispirazione melodica comunque indiscutibile e costante in tutto il disco che per scelte in fase di produzione sempre azzeccate. […] Poco tempo dopo, il video di Let Me Entertain You rappresenta la prima delle scelte vincenti relative al contorno e non alla musica stessa. Williams, infatti, si mostra truccato come i Kiss e vestito con un improbabile completo di pelle nera, e il tutto è talmente ben confezionato da corroborare al meglio l’“operazione simpatia” lanciata con il disco d’esordio, che rimane a tutt’oggi, tanti anni dopo la pubblicazione, ancora molto piacevole da ascoltare. Il successo di pubblico è subito altissimo in Gran Bretagna, ma anche nel resto d’Europa il Nostro si difende bene. […] Robbie […] lascia passare un solo anno prima della pubblicazione di I’ve Been Expecting You. Nel frattempo il britpop ha imboccato la propria fase calante, così il disco vede una limatura di quei pochi accenni di spigolosità e di essenzialità presenti nel debutto, e il suono si presenta perfettamente rotondo e più corposo e curato. […] Nel momento in cui gli altri ex Take That cadono in un improvviso e lungo dimenticatoio, lui vende ancora molti dischi in patria e si difende in Europa. […] Nel 1999, la sua etichetta discografica prova a farlo conoscere in America organizzandogli un tour e pubblicando una raccolta di brani dei primi due dischi, intitolata The Ego Has Landed. L’operazione, però, riesce solo in parte. […] Nel 2000 arriva Sing When You’re Winning, che segue la strada tracciata dal lavoro precedente, sia in termini stilistici che di qualità. […] Il motivo principale […] per cui questo lavoro permette al suo interprete un’importante ascesa in termini di popolarità è nei tre singoli […] Il pubblico impazzisce, e le date del tour si svolgono soltanto in grandi arene. […] In pochi anni Robbie Williams, grazie alla propria semplicità di base, a un modo di porsi simpaticamente sbruffone, all’abilità di aver scelto accanto a sé un compositore abile come Chambers e a una strategia promozionale che non ha sbagliato un colpo, si trova sulla vetta del mondo. […] Purtroppo il successo dà alla testa al Nostro, che decide di iniziare a proporsi al pubblico non più come uno scanzonato intrattenitore, ma prendendosi terribilmente sul serio. […] Si comincia con l’operazione Swing When You’re Winning, ovvero un disco, uscito nel 2001, composto quasi esclusivamente da cover di brani della tradizione americana. Vengono rivisitati pezzi di autori come Cole Porter, Duke Ellington, Nat King Cole, George Gershwin. Inutile dire che Robbie in questa veste di novello Frank Sinatra non è assolutamente credibile, e il disco è soltanto un inutile ripetersi di cliché stantii. Nel 2002 arriva Escapology, quarto lavoro composto da soli inediti. […] Ovviamente il disco è un successo clamoroso, grazie al traino di Feel e dell’altro “singolone” Come Undone. […] Nel 2005, ecco Intensive Care: […] la seriosità del repertorio di Williams è ancora più accentuata, e da inutile si trasforma in fastidiosa. […] Sorprende tutti con la pubblicazione, a fine 2006, di Rudebox, un disco synth pop/dance, […] importante perché, al di là di svariate ingenuità, anche grossolane, nella composizione delle canzoni inedite e nel riadattamento delle cover scelte, restituisce a chi lo aveva apprezzato negli anni Novanta il Robbie Williams scanzonato e sbruffoncello» (Bartolotta).
Crisi «Nello stesso periodo, i suoi ex compagni di band decidono di fare una reunion dei Take That, alla quale, però, Robbie non partecipa. Nonostante il rifiuto dell’unico membro che aveva ottenuto il successo da solo, i nuovi Take That spopolano in tutto il mondo con dischi e tour, e nel frattempo per Williams inizia un periodo difficile a livello personale. I tabloid lo ritraggono perennemente schiavo di alcol e droghe varie, cliente fisso di cliniche di disintossicazione, fisicamente alla deriva e mentalmente debole e allucinato (c’è chi dice di averlo visto immobile su una zattera in mezzo a una piscina ad aspettare gli ufo)» (Bartolotta) • «Erano gli anni Novanta, mi divertivo così tanto. Poi sempre di meno, e infine ecco l’inferno: alcol a sfinimento e cocaina, fare il matto per giorni. Poi a un certo punto mi svegliavo, in un posto qualsiasi, prendevo subito il treno dalla stazione Euston di Londra e tornavo a Stoke-on-Trent, dove mia madre mi veniva a prendere al binario. A casa dormivo per due giorni e poi riprendevo la stessa vita» (Guerrera) • «Dopo un po’ di tempo, è lui a chiedere ai nuovi Take That di unirsi al gruppo, ma ovviamente i quattro temporeggiano. […] Il nuovo album […] vede la luce nel novembre 2009. Il titolo scelto, emblematico delle difficoltà vissute da Williams negli ultimi anni, è Reality Killed the Video Star. […] Robbie […] sorprende ancora una volta, perché riesce a uscire con dignità da un confronto che, dal 2001 in avanti, l’aveva sempre visto perdente a livello artistico: quello con la canzone intimista e malinconica. […] Nel 2010 si concretizza la sempre più attesa reunion con i Take That. Il quintetto realizza un nuovo album, intitolato Progress, e ovviamente i dati di vendita sono alle stelle, così come il successo del tour. […] Williams rinuncia a esibirsi con gli altri Take That alla cerimonia conclusiva delle Olimpiadi di Londra per stare vicino alla moglie che sta per dare alla luce un bambino, sancendo di fatto il nuovo allontanamento dalla band di origine. Due mesi dopo, arriva la pubblicazione di un nuovo singolo e dell’album Take the Crown» (Bartolotta).
Ritorno «A uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare che Robbie abbia sfruttato gli altri quattro per rilanciarsi e li abbia poi mollati alla prima occasione utile, ma, osservando meglio, il singolo che anticipa il disco, Candy, è accreditato come scritto a quattro mani con Gary Barlow. […] Il disco è tanto utile a riguadagnare consensi quanto terribile dal punto di vista qualitativo. […] Ovviamente il successo del disco è fragoroso, e Robbie torna a esibirsi negli stadi, filmando il tour per realizzarne un dvd celebrativo. […] Nel 2013 Robbie torna a travestirsi da crooner con Swing Both Ways. […] Il proclama giunto in seguito alla firma di un contratto con la Sony nel maggio 2016 (“Sono ispirato e più pronto che mai”), aveva tutta l’aria delle solite dichiarazioni di facciata. Invece, l’ascolto di The Heavy Entertainment Show, uscito nel novembre dello stesso anno, ci riconsegna un intrattenitore credibile» (Bartolotta) • Nel 2018 ha partecipato come giudice, insieme alla moglie, alla quindicesima edizione britannica di The X Factor. Durante la puntata finale del programma ha cantato insieme ai Take That • Nel 2019 ha pubblicato Under the Radar Vol. 3 e un album di canzoni di Natale, The Christmas Present. «Avrebbe mai pensato di fare un disco di canzoni di Natale? “Certo che no, detestavo solo l’idea. La verità è che andando avanti la strada si stringe, senza accorgertene diventi parte del sistema […] Ho proposto anche un titolo: Achtung Bublè, perché io amo pazzamente Michael Bublè, ma adesso basta con le sue canzoni di Natale”» (Assante). Nello stesso anno ha fatto una serie di concerti a Las Vegas • Nel 2022 ha pubblicato l’album XXV per festeggiare i 25 anni da solista, che contiene versioni orchestrali delle sue canzoni più famose. «Si è mai sentito perso in questi 25 anni? “Mi sono sentito perso per la maggior parte del tempo e i miei pensieri sono stati perlopiù “tutto questo è troppo opprimente. Perché mi sento così? Come faccio a smettere? Dove mi trovo? Madre aiutami”. Direi che mi sono sentito così per 20 di questi 25 anni». E come se ne viene fuori? “Non c’è un modo, quindi ho imparato a conviverci. Il problema principale è stato ritrovarsi ad avere una malattia mentale all’interno di un’industria come quella musicale che a sua volta ti provoca problemi mentali (ride). Se avessi fatto il falegname, avrei comunque avuto problemi mentali, ma forse quel settore non è così intenso come passare la vita sotto i riflettori”» (Visentin) • Ha detto che nel 2006 pensò di ritirarsi dalle scene, ma durò poco: «Stavo sempre seduto sul divano, mangiavo patatine e cioccolato, sono ingrassato, mi sono fatto crescere la barba. Sembravo un serial killer».
Amori Ha avuto storie con Nicole Kidman, Emma Bunton (delle Spice Girls), Nicole Appleton (All Saints), Kylie Minogue, Cameron Diaz, Geri Halliwell, Naomi Campbell • «Sono molto fortunato a essere stato nei Take That e in quattro Spice Girls su cinque» • Dal 2010 è sposato con l’attrice statunitense di origini turche Ayda Field, 45 anni • «Non potremmo avere il tipo di relazione che abbiamo – in cui posso indicarle una donna alla tv e lei capisce che ci sono stato a letto – se rovinassi tutto facendo sesso in giro. Ma per quello non ti danno una medaglia o un premio, invece dovrei proprio averla, perché sono sottoposto a una dose di adorazione che è quasi insostenibile. Guardo uno stadio pieno di donne incredibilmente pazze di me, e parecchie sono davvero belle. Dovrei avere un cazzo di premio per non scopare in giro. Un disco di platino quadruplo» • Hanno quattro figli: Theodora (2012), Charlton (2014), Colette (2018), Beau (2020). I due più piccoli sono nati da una madre surrogata • «Quando ha scoperto di avere i livelli di testosterone molto bassi, Williams si è fatto congelare lo sperma per la crioconservazione a Los Angeles. “Volevamo e vogliamo altri figli, ma, se lo prendo, il testosterone fa fuori gli spermatozoi, se non lo prendo sto da schifo. Quindi ne abbiamo conservati un po’”, dice» (Murison) • Nel 1995, in collegamento con il Tg1 insieme ai Take That, disse di voler sposare la conduttrice Maria Luisa Busi. Lei tacque (dall’archivio di Anteprima).
Personalità «“Voglio sempre compiacere tutti, e quindi in un certo senso mi esaspera che vogliano fotografarmi, e così tento di proteggermi, ma detesto dire di no, perché non voglio che la gente pensi che sono una persona orribile. E non mi piace accettare sempre, perché sono a disagio con gli sconosciuti, mi imbarazzo, e ogni volta che devo incontrare qualcuno è un trauma per me” […] “Sono competitivo con tutto e tutti, e, se una persona vuole detestarmi, be’, la batterò con il mio odio per me stesso”, mi dice. […] “Più sembro arrogante e vanitoso sul palco, più sono terrorizzato”. […] Ha la mania di leggere tutto quello che la gente posta su di lui in rete: “Una cosa che ti divora l’anima” […] “Se rimango troppo in un pub, bevo. Se passo vicino a un barbiere, mi taglio i capelli. Mi fido abbastanza di me stesso per non bere? O se mi trovo davanti un mucchio di coca? A un certo punto me la sniffo. Quindi, no, non mi fido di me stesso. Ma la storia mi ha insegnato che sono abbastanza bravo a evitarlo. Lo stesso con le donne. Quando non sono in tour è tutto più facile”. […] Ha iniziato a bere a sedici anni, si è reso conto di avere un problema a diciotto e ha cercato di rimanere sobrio, in genere con successo, fino ai diciannove anni. Più o meno la stessa cosa con le droghe. Nonostante qualche soggiorno molto pubblicizzato nei centri di riabilitazione, è riuscito quasi sempre a lottare coraggiosamente con la tentazione. Oltre alle sigarette, l’altra dipendenza non risolta è quella dallo zucchero. “Ho un problema di sonnambulismo e mangio nel sonno, ogni notte”. […] “Adoro il cibo e ho sempre voglia di mangiare, quindi, ogni volta che mi sembra di avere un aspetto decente o la camicia mi sta bene nei pantaloni è terribile, perché penso al cibo tutto il giorno. Sono magro e depresso, oppure grasso e pieno di sensi di colpa. Non c’è via di mezzo”. […] “Sono una specie di cavia: un farmaco funziona per l’ansia, l’altro peggiora la depressione, e poi mi riportano a un certo equilibrio. La mia vita è così”» (Murison) • Va a letto alle 5/6 del mattino, dorme fino a mezzogiorno, mangia alle cinque del pomeriggio • «In un attacco acuto di saggezza, arriva ad ammettere che la delusione è madre della creatività. “È il mio mantra. La delusione mi ha portato dove mi trovo ora. È la vitamina che stimola il talento”» (Videtti) • Nel documentario di Netflix del 2023 «si fa intervistare quasi sempre dentro al letto, in canottiera nera, perché si definisce pigro, ama dormire, quindi è la sua comfort zone nella comfort zone» (Ferrucci) • «A Radio Deejay ha incontrato tutti. Chi l’ha stupita? “Robbie Williams e lo penso ogni volta che viene in trasmissione; è un’altra categoria, potrebbe rappresentare il più grande entertainer del mondo, un Fiorello in scala assoluta”. Parole grosse. “Mi colpisce la sua sensibilità, la prontezza di riflessi, il senso dello spettacolo e la memoria. Si ricorda tutto. Tutto. Quando l’ho rivisto la seconda volta, mi ha chiesto di mia figlia e per me la memoria è un superpotere”» (Nicola Savino a Ferrucci).
Altro Numerosi tatuaggi • Un giorno comprò «cinque auto per un milione di sterline. Voleva imitare il suo idolo Elton John, possessore di svariate Ferrari e Aston Martin. Una volta arrivate a casa le rivendette nel giro di pochi giorni perché non sapeva come usarle» (Brandi) • Colleziona arte, nel 2022 ha messo all’asta tre opere di Banksy: «Questi dipinti combinano tre cose che amo: cultura hip-hop, malvagità e commedia» • Nel 2024 è uscito il musical biografico Better Man: «Per un narcisista è un progetto meraviglioso perché riguarda me e la mia vita». Ha ricevuto ottime critiche e ha fatto grandi incassi. Per tutto il film, Williams ha l’aspetto di uno scimpanzé, grazie agli effetti speciali • Nel 2011 partecipò come ospite a Sanremo. Gianni Morandi, che presentava, raccontò: «Era previsto alle sei, arriva alle sette, io ero già stanco [...]: arriva tutto allegro, io dopo un po’ di convenevoli gli faccio vedere l’orologio e gli dico: scusa, sei un professionista, perché ti fai aspettare? Lui comincia ad accampare mille scuse, la polizia, l’ambulanza, il traffico, i fan. E io: allora parti prima, devi partire prima. Mi dice: fuck off, non canto più. Sono dovute andare Belen e la Canalis a convincerlo, accettò a patto che non ci fossi io a presentarli, “non lo voglio vedere più o me ne vado”» (a Moretti). Di recente però Williams ha detto di non ricordarsi nulla di quell’ospitata, perché «ero strafatto» • Quando è a Londra vive nella sua casa di Kensington (47 stanze, vale 17,5 milioni di sterline), che si trova accanto a quella di Jimmy Page, ex chitarrista dei Led Zeppelin. I due non vanno d’accordo: «Williams se l’è presa con un acero norvegese, piantato in un giardino accanto alla reggia di Page, la maestosa “Tower House” a Holland Park; ha presentato un esposto al comune per far abbattere l’albero secondo infettato da un fungo che attaccherebbe le radici dell’arbusto, con il rischio di farlo cadere […] Il sospetto della persona in questione è che Williams voglia far sradicare l’acero con una scusa perché gli oscurerebbe le finestre e la vista da casa» [Guerrera, Rep]. «Nel progetto [di ristrutturazione] che Williams aveva presentato nel 2015 era inclusa una piscina interrata, una palestra, uno studio di registrazione e un passaggio sotterraneo. Per cinque anni il chitarrista si era opposto con forza ai lavori: Page si era detto “preoccupato” che le vibrazioni dei mezzi pesanti impegnati nei lavori danneggiassero gli affreschi d’epoca che si trovano nella sua villa […] Williams, intervistato da Radio DeeJay, si era fatto beffa di Page: “Jimmy è stato seduto per ore nella sua auto fuori da casa nostra. Stava registrando i lavori in corso per vedere che non facessero troppo rumore, è come una fissa la sua”» (Bruschi) • Sembra abbia rifiutato – come altri cantanti inglesi – di cantare a Windsor in occasione dell’incoronazione di re Carlo III • Secondo un sondaggio del 2019, la sua Angels era la quinta canzone più suonata ai funerali inglesi • «Non sono su Twitter [ora noto come X]. Rovinerebbe la mia carriera. L’ultima volta che ci sono stato, ho scritto un tweet che diceva: “Mi piacerebbe dedicarmi al taccheggio. Qualcuno ha qualche buon suggerimento?”» (Cooke).
Titoli di coda «Ho preso l’Lsd per la prima volta quando avevo 15 anni, e non avrei dovuto. Così come non avrei dovuto “prendere” la fama. Sono praticamente la stessa cosa».